GP Emilia Romagna, le 5 chicche del fine settimana

GP Emilia Romagna, le 5 chicche del fine settimana© Getty Images

Il segreto Mercedes, la fame di Lewis, i dubbi di Daniel, la disperazione di George ed il Trofeo Italia: ecco tutto quello da ricordare ad Imola

02.11.2020 ( Aggiornata il 02.11.2020 11:01 )

Settebello


Per gli sportivi il Settebello è la nostra nazionale di pallanuoto maschile, per gli amanti delle carte il Settebello è il sette di denari. Per la Mercedes, invece, il Settebello è una striscia di successi come mai si era vista prima sulle piste di Formula 1. Un altro smacco alla Ferrari, che ad Imola, sulla pista dedicata ad Enzo e Dino Ferrari (pensa tu le beffe del destino), ha visto cadere un altro dei suoi gloriosi record, quello dei titoli Costruttori vinti consecutivamente. La Mercedes ha fatto meglio anche in questo, in una demolizione di primati senza precedenti. Non è assolutamente una sorpresa, anche questo era un record annunciato. Ma sempre un record è, per una squadra che ha fatto della continuità il suo mantra. E come per tutti i cicli, c'è un segreto, ovvero quello di sapersi evolvere senza perdere un DNA vincente. Se dicono che vincere è difficile ma che ripetersi lo sia anche di più, un motivo ci sarà. Se vinci ma non innovi mai, la tua superiorità è destinata ad estinguersi in poco tempo. Ma se vinci ed al tempo stesso continui a piccoli passi a lavorare, a migliorare, ad aggiungere e togliere qualche piccolo pezzo ad un meccanismo già oliato, rischi di diventare invincibile. Ha fatto specie Toto Wolff quando ha detto: “Negli ultimi anni ci sono stati tanti sacrifici, tanto sudore e tante lacrime che abbiamo dovuto versare, e tante decisioni difficili da prendere”, strano per uno che sa solo vincere. Ma quello a cui Torger faceva riferimento, era proprio questa evoluzione continua della sua squadra, che volente o nolente ha affrontato cambiamenti non enormi ma in ruoli delicati: a fine 2013 se ne è andato Ross Brawn, a fine 2016 hanno detto ciao Nico Rosberg e Paddy Lowe, colonne portanti del primo ciclo, sostituiti da Valtteri Bottas e James Allison, poi nell'estate 2018 il malore di Niki Lauda che ha cominciato pian piano a portarselo via fino al maggio del 2019, nello stesso anno in cui Aldo Costa aveva già fatto sapere di volersene tornare in Italia, e quindi Andy Cowell, padre delle incredibili power unit delle Frecce d'Argento, che ha trovato la forza di dire basta. Eppure, la Mercedes è sempre rimasta al vertice, sempre per quel DNA vincente che la squadra ha saputo costruire passo dopo passo, sin dal suo ritorno in F1. Perché se la casa della Stella oggi vince, il merito è anche di quei primi tre anni fallimentari in cui era arrivato un solo successo, ma durante i quali era partita una ricostruzione fortemente guidata da Brawn e Michael Schumacher, che in pista avrà anche raccolto poco con la Mercedes ma che ha lasciato una grande eredità, tra uomini portati a Brackley e Brixworth (Aldo Costa è arrivato proprio convinto da loro due) ed una mentalità vincente che a poco a poco è dilagata nel box. Ed infatti, sempre Wolff ha voluto ricordare Costa, che ad inizio 2014 disse “Non dobbiamo vincere un titolo, dobbiamo vincerne molti”. Era l'alba del dominio.

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