Superlega, quella volta che la F1 minacciò la Fia con il campionato alternativo

Superlega, quella volta che la F1 minacciò la Fia con il campionato alternativo© LaPresse

Quello che sta accadendo nel mondo del calcio il Circus lo ha vissuto nel 2009, quando la frattura tra F1 e Federazione portò i team storici a valutare l'idea di una serie parallela

20.04.2021 ( Aggiornata il 20.04.2021 13:07 )

Superlega nel calcio? Niente di nuovo sotto la luce del sole. Ci è passata anche la Formula 1, in tempi più o meno recenti. Era il 2009, il Circus si stava ancora attrezzando per rispondere alla crisi che colpiva tutto il globo e, mai come quella volta, si rischiò la secessione con un campionato alternativo.

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Mosley ed il tetto di spesa

Anche quella volta, fu una questione di soldi. Ma se ora la Superlega nasce per guadagnare di più, allora in F1 si litigò per spendere di meno. E non è proprio la stessa cosa, perché quell'anno il Circus si vide quasi imporre dall'allora presidente della Fia, Max Mosley, un tetto alle spese (sempre lì torniamo) di circa 45 milioni di euro annui. Una cifra che la Formula 1 non era pronta a rispettare, e che non sarebbe in grado di rispettare neanche oggi. Sarebbe stato un taglio drastico al quale le squadre, abituate a fare altri conti, non sarebbero state in grado di sottostare. “Solo la F1 continua a spendere mentre la recessione colpisce tutti”, tuonava Mosley, mentre tutti gli altri, da Montezemolo e Briatore in giù, rispondevano che una F1 dai costi così bassi sarebbe stata impossibile da realizzare. Soprattutto da un anno all'altro.

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Fia vs Fota

La battaglia si scaldò a Monaco, con i rappresentanti dei team di F1 che si riunirono sul Force Blue, lo yacht di Flavio Briatore (come forza d'immagine, non il massimo per trasmettere l'idea di un contenimento dei costi), ancorato al porto di Montecarlo. L'unione delle squadre si chiamava Fota – acronimo di Formula One Team Association -, ma anche allora c'erano dei dissidenti: non tutte le squadre erano contrarie ad un Circus low cost, ed i primi ad iscriversi al campionato Fia 2010 furono Williams e Force India. Gli altri otto, invece, studiarono un piano per un campionato alternativo, con tre macchine ciascuno. Le “armi” di Mosley furono i nuovi team, aspetto ancor più negativo per le “vecchie” squadre: dare il benvenuto (eufemismo) a nuovi team sarebbe significato dover spartire i proventi dei diritti tv ad un numero maggiore di partecipanti, con guadagni inferiori per chi già era presente. Il culmine si raggiunse nel fine settimana del Gran Premio di Turchia, due settimane più tardi, ma dal muro contro muro iniziale, a poco a poco si giunse a più miti consigli. Da entrambe le parti.

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Dal braccio di ferro al compromesso

La vicenda infatti si concluse con l'iscrizione al campionato 2010 di tutte le vecchie squadre, che erano riuscite a strappare la continuità dei regolamenti, dunque evitando l'introduzione del tetto di spesa. In cambio, furono aperte le porte a tre nuovi team, Virgin, Lotus (poi Caterham) ed Hispania Racing Team (le quali debuttarono con budget molto inferiori, sfornando di fatto vetture ben lontane dalle prestazioni altrui), con la promessa di pensare ad un serio contenimento dei costi a partire dal biennio successivo. Insomma, per farla breve, le due parti, Fia e Fota, in un primo momento mostrarono rispettivamente i muscoli, in un braccio di ferro che andò ad allentarsi per poi giungere ad un compromesso che soddisfacesse entrambe le parti: i team riuscirono a garantirsi gli introiti (un'altra paura era che, con una F1 non più al massimo livello tecnologico per via dei costi inferiori, l'interesse del pubblico potesse venir meno), la Federazione strappò la promessa di rivedere le spese, in un processo che continua, o sembra continuare, anche oggi. Finirà così anche nel calcio?

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