Brawn e il peso della strategia: "McLaren responsabile al 60%"

Brawn e il peso della strategia: "McLaren responsabile al 60%"© Pirelli

Ross Brawn tesse le lodi di Norris e riconosce la scelta difficilissima da fare, dalla testa della corsa, sulla strategia. Al team affida però il peso maggiore della decisione da assumere

Fabiano Polimeni

27.09.2021 ( Aggiornata il 27.09.2021 14:46 )

Il 2021 è una stagione da lavori in corso, verso un futuro immediato da forza in grado di tornare regolarmente a lottare per le vittorie. Con il passaggio del GP di Russia, l'errore strategico della McLaren e di Lando Norris nel non rientrare nel finale di gara, per passare alle gomme intermedie, il team ha materia di studio per migliorare e diventare vincente anche nelle scelte tattiche.

Scelte da condividere con il pilota, vero, ma con una responsabilità in più spostata al muretto, dove le informazioni devono essere molte di più di quante non ne abbia il pilota.

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Decisione da imporre, col senno di poi

"McLaren avrebbe dovuto prendere la decisione e insistere, farlo rientrare quando Lando diceva di no? Il pilota è in una bolla, non vede quel che sta accadendo. In questo caso direi che l'equilibrio è 60:40 a favore del team sulla decisione, ma è difficilissimo perché non vuoi mollare la testa della corsa". Così, Ross Brawn.

Un Norris straordinario per la prestazione in qualifica, per come ha corso in gara, per la solidità nei tempi e il controllo di Hamilton in rimonta. Poi, per la gestione magistrale della MCL35M sul bagnato, con gomme slick. È mancato il 5% per completare l'opera, il 5% del sapersi affidare al muretto, a informazioni che gli altri team davano ai propri piloti, su un peggioramento delle condizioni, prima che le stesse andassero a migliorare.

Chiamate difficilissime

"Lando è il mio Pilota del giorno. Ascoltarlo parlare alla radio, la sua compostezza è stata incredibile. Ha compiuto passi da gigante negli ultimi anni. Adesso fa male, sentiamo tutti il suo dolore quando è uscito di pista. È stato un dramma.

Io stesso mi sono trovato in quella situazione, nella quale devi fare una grande chiamata tattica. Ho vinto gare resistendo, ne ho perse altre resistendo", ricorda Brawn.

Una, in particolare. Su un circuito diversissimo, condizioni tecniche altrettanto. Era l'Hockenheimring che correva per 6 km nella foresta, rettilinei da massima velocità, sull'asciutto, poi verso il Motodrom con la pioggia a rendere critica l'aderenza.

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"Un buon esempio è quando Rubens Barrichello vinse il GP di Germania nel 2000, su Ferrari. Noi insistevamo perché rientrasse, lui diceva assolutamente no. Ha resistito e vinto la gara.

Il peso della leadership

Sono scenari così difficili e a Sochi lo sono stati particolarmente, perché solo metà pista era bagnata. Anche con i radar, nessuno era del tutto sicuro su quanto sarebbe stato bagnato. E se guidi la gara non vuoi mollare. Quando ti trovi davanti, il pilota in seconda posizione ha una decisione molto più facile da prendere, perché non ha nulla da perdere. Può restare in pista e copiare quel che fa il pilota davanti, oppure, scommettere e difficilmente gli andrà molto peggio". Parole che ricalcano quanto detto da Toto Wolff, a riconoscere la difficoltà della chiamata strategica tutta sul muretto McLaren.

"Lando ripartirà da quest'episodio e diventerà un pilota più forte. Dev'essere stato in preda di così tante cose, compreso il fatto di essere riuscito a gestire la qualifica meglio di chiunque altro, che capisco il motivo della sua insistenza con la squadra", conclude Brawn.

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