Strettamente legato alla creazione di carico dall'effetto suolo sull'avantreno, il fenomeno del porpoising dovrà essere risolto dalle squadre senza cedere quote di prestazione, quindi di carico
Con la nuova generazione di monoposto a effetto suolo è noto quanto la grandissima quota del carico aerodinamico sia generata dal fondo, riducendo la rilevanza dell'ala anteriore e posteriore. È uno dei fattori che contribuisce - nelle intenzioni del gruppo tecnico FIA che vi ha lavorato - a creare minori turbolenze dietro la monoposto e minori effetti nocivi per le monoposto che seguono. Di conseguenza, possibilità maggiori di correre a distanze ravvicinate e creare lotte in pista.
Nel corso della prima giornata di test a Barcellona si è registrato un fenomeno strettamente legato alla configurazione aerodinamica delle macchine a effetto suolo. Un effetto esasperato dalla rigidità degli assetti e dall'assenza di sospensioni a controllo elettronico. Assetti molto rigidi e altezze basse necessarie perché il fondo lavori efficacemente.
Se il "bottoming" è noto per essere lo spanciamento del fondo a toccare l'asfalto, frutto di altezze da terra spesso troppo basse, che sotto l'incremento del carico aerodinamico schiacciavano la monoposto fino a toccare l'asfalto, il "porpoising" è una condizione differente.
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Ne ha parlato Mattia Binotto, ammettendo come "gran parte di noi ha perlomeno sottovalutato il problema, in termini di trovarsi in pista e 'rimbalzare' più del previsto. Quando regoli l'assetto di queste macchine con il fondo a effetto suolo, la situazione è diversa e si tratta di un processo di apprendimento". La pista ha presentato condizioni reali diverse da quelle simulabili in fabbrica.
Qual è il cuore del problema generato con il "porpoising"? I tecnici hanno evidenziato come all'incrementare del carico aerodinamico generato dal fondo - e a velocità quindi sempre più elevate -, il funzionamento del fondo stesso crei una riduzione dell'altezza da terra della monoposto fino al punto in cui il fondo stesso stalla, rilasciando carico, quindi pressione, riguadagnando altezza da terra della monoposto e con essa una nuova efficacia dei flussi nel generare deportanza.
Questo ripetersi in risonanza del fenomeno genera l'andamento "saltellante" dell'avantreno. Un effetto aerodinamico che visivamente (di seguito) si può rappresentare in un'altra condizione, aeronautica, verificata in fase di atterraggio.
Poter contare sulle sospensioni a controllo elettronico avrebbe superato il "porpoising" (così definito perché simile al procedere dei delfini in acqua) garantendo un'altezza da terra ottimale al variare del carico aerodinamico.
Ancora Mattia Binotto, sulle difficoltà incontrate da alcune squadre, ha approfondito: "Penso che risolvere il fenomeno sia una cosa piuttosto lineare. Potrebbe essere un esercizio meno facile quello di ottimizzare la prestazione. Non deve trattarsi di un compromesso, devi provare a evitare il rimbalzare della monoposto sfruttando il massimo della prestazione possibile in macchina.
Sono piuttosto convinto che a un certo punto le squadre troveranno una soluzione. Quanto ci vorrà? Quelli che riusciranno a trovarla prima avranno un vantaggio all'inizio della stagione".
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