GP Azerbaijan, analisi qualifiche: Leclerc specialista, Mercedes ancora nel tunnel

GP Azerbaijan, analisi qualifiche: Leclerc specialista, Mercedes ancora nel tunnel© Getty Images

Ecco come i numeri spiegano cosa è successo sulla pista di Baku nelle qualifiche del GP d'Azerbaijan

Giorgio Ferro

11.06.2022 20:13

“A me piace fronteggiare il pericolo e rispettarlo. E’ come se fossi seduto davanti a un cobra e sai che potrebbe morderti. Più ti siedi vicino e più aumenta il pericolo che possa morderti in faccia.”

Queste furono le parole di Lewis Hamilton quando nel 2017 si andò a correre per la prima volta sul tracciato di Baku. In effetti quelle barriere così vicine, così subdole, sono una minaccia continua per i piloti. Richiedono una dose costante di concentrazione ad ogni metro. Ed una vettura estremamente precisa nella percorrenza di curva e nei cambi di direzione.

Non tutti i piloti sono entusiasti di correre lì dentro. Hamilton sì, perché sa che vengono esaltate le doti dei top drivers. Anche se siamo sicuri che oggi nella testa di Lewis siano ben altri i pensieri…

Ma andiamo con ordine e proviamo a sintetizzare i cinque temi più rilevanti emersi da questa bellissima qualifica a Baku.

La Mercedes non esce dal tunnel

All’ottavo appuntamento di questo Mondiale è ormai chiaro che a Brackley non ci stanno capendo nulla della configurazione aerodinamica di questa W13. Le modifiche via via introdotte non danno risultati tangibili ed il distacco da quelli davanti, qui a Baku, è diventato abissale. Complice anche quel rettilineo di un chilometro e mezzo che innesca un pompaggio assurdo che, a sua volta, penalizza la velocità come un paracadute aperto. A Barcellona ci eravamo illusi che in Mercedes avessero visto la luce in fondo al tunnel, ma è stato solo un fuoco di paglia. Il secondo e mezzo di oggi è una sentenza. Questa macchina è ufficialmente sbagliata o, meglio, troppo complicata. E riteniamo sia un’impresa persa insistere nel tentare una messa a punto. A meno che il budget cap imponga a Toto Wolff ragionamenti conservativi, che comunque non possono che avere ripercussioni negative sull’immagine di un team che ha stradominato un’epoca e non può continuare a perdere la faccia in giro per il mondo. Meglio rifarla.

Griglia spezzata in due tronconi

La qualifica di Baku è stata chiara. Replicando il film del 2021, ci sono due vetture che hanno fatto il vuoto dietro di loro. RedBull e Ferrari, con quest’ultima che ha preso il ruolo di protagonista alla Mercedes di cui abbiamo già detto. Ormai è evidente che da qui alla fine se la giocheranno loro. Verstappen, Perez, Leclerc e Sainz. Con nessuna possibilità che qualcun altro si inserisca. Le prime gare avevano fatto pensare ad uno stato di equilibrio più esteso alle prime 4-5 file. Non è così. Se mai la mischia è furibonda nella parte centrale della griglia con Alpine, Alpha Tauri, Alfa Romeo e McLaren ad alternarsi a seconda dei circuiti. A dimostrazione che queste macchine non sono poi così sincere da adattarsi a tutti i tracciati. Qui a Baku, per esempio, sono sparite le McLaren ed al sole ci sono le Alpha Tauri. Le Alfa sono andate discretamente nelle Libere, per poi non raccogliere nulla in qualifica. Vedremo domani dove le barriere potrebbero giocare un ruolo importante.

Red Bull sui binari

Dicevamo prima che su questo circuito – specialmente nella sua parte centrale, così stretta intorno al castello – è assolutamente fondamentale avere una vettura precisa nell’inserimento e senza difetti di guidabilità nella percorrenza delle curve. E poi nei lunghi rettilinei conta tantissimo la scorrevolezza, frutto diretto dell’efficienza aerodinamica delle vetture. Da quello che si è visto oggi – ma era già emerso nelle scorse settimane – la RB18 va sui binari. A cercare il pelo nell’uovo, un leggero sottosterzo impone ai piloti di anticipare leggermente i punti di corda nelle curve a 90 gradi (vedi le toccatine di Perez con la ruota anteriore interna…). Ma l’omogeneità di percorrenza delle curve consente di sfidare le barriere di Baku con meno patemi d’animo di quelli che drizzano i peli sulle braccia di Leclerc e Sainz. E questo è un aspetto che conterà domani in gara, perché avere tra le mani una vettura che non fa scherzi da scorbutica è una variabile di estrema importanza quando devi fare 300 chilometri tra i muri. Altra qualità di notevole importanza della Red Bull è la sua eccellente efficienza in rettilineo che garantisce a Verstappen e Perez un boost di assoluta importanza per i sorpassi di domani. Insomma, per le Rosse si preannuncia un’altra domenica complicata…

L’incompiuto

Spiace ripetersi. Soprattutto quando ci si trova costretti a rimettere il dito nella stessa piaga. Siamo di fronte ad un difetto ormai cronico di un pilota che è reso ancor più bruciante dal rendimento del suo vicino di banco. Anche stavolta Carlos è mancato nel momento decisivo. Aveva il miglior tempo dopo il primo tentativo in Q3. E niente. Nell’ultimo giro qualche dettaglio gli è caduto dalla tasca e da primo potenziale domani partirà quarto. Col suo compagno di squadra in pole. Bisogna prenderne atto. Senza poi fargliela pesare nemmeno troppo, così da rischiare di farlo poi incappare in errori ben più gravi. Sainz è un ottimo pilota che merita il massimo rispetto per la qualità del suo lavoro. Però, in termini di efficacia, è un incompiuto. Non tutti sono animali da qualifica o da gara. Bisogna prenderne atto e farsene una ragione. Anche in Ferrari lo dovrebbero fare – perché è alla luce del sole che il valore potenziale dei due piloti non è comparabile – e tenerlo presente alla domenica quando ragionano dal muretto.

Un animale da qualifica

Sei pole position su otto tentativi sono una sentenza. Charles Leclerc è garanzia assoluta di saper finalizzare al 100% il potenziale della sua F1-75 nel giro secco. Pochi piloti hanno mostrato simili qualità nella Storia della F1. Un animale da qualifica. Molto spesso va in over-driving, mettendoci del suo per compensare carenze o difetti della vettura. E qualche volta gli va magari anche male, perché il suo talento non sempre vince contro le leggi della fisica. Ma lui c’è, sempre. E per la Ferrari è patrimonio e garanzia. Poi, come per tutte le medaglie, c’è un lato B. Alla domenica – e comunque non sempre per colpa sua – non ha finora raccolto quanto seminato al sabato. Senza contare questo weekend a Baku, se Charles fosse arrivato al traguardo conservando la stessa posizione conquistata in qualifica, avrebbe oggi 45 punti in più in classifica. In questo bilancio negativo pesano i 25 punti persi a Barcellona per colpa del turbo e i ben 13 di Montecarlo grazie al disastro strategico del muretto. Giusto per dare un termine di paragone, se avesse ripetuto nel Gp i risultati delle qualifiche, Verstappen avrebbe oggi 7 punti in meno e Perez 15 in meno. Nonostante i problemi di affidabilità in cui sono incappati. Infine Sainz ne avrebbe uno solo in più. Non crediamo servano molte altre parole di commento in un campionato che sta dando chiari segnali di equilibrio in testa. I punti prenotati nelle qualifiche del sabato vanno poi incassati alla domenica. Senza errori e con tanto cinismo. Altrimenti diventa tutto inutile.

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