La nostalgia del Leone: l'intervista a Nigel Mansell

La nostalgia del Leone: l'intervista a Nigel Mansell

Nigel Mansell torna con la mente e col cuore ai suoi 2 anni alla Rossa, con vittorie cult e l'onore di essere l'ultimo pilota scelto da Enzo Ferrari

Alessandro Gargantini

19.08.2022 11:31

Hai corso due anni per la Scuderia Ferrari, conquistato un quarto e un quinto posto nel Mondialee, vinto tre Gran Premi e sei salito su undici podi. Dopo aver lasciato la Rossa, due anni dopo, nel 1992 hai vinto il titolo iridato con la Williams. Come si pone la tua parentesi a Maranello rispetto al resto della tua carriera?

«La differenza tra la Scuderia Ferrari e gli altri team è che a Maranello sei parte di una famiglia, e questa cosa si sente davvero. È sufficiente che tu esca dalla corsia box con i colori della Casa del Cavallino ed automaticamente fai parte della sua storia e del suo mito. Questo è davvero unico. Sono sensazioni che percepisci e ti entrano dritto nel cuore e lì rimangono per sempre».

Sei geloso del fatto di essere stato l’ultimo pilota ad essere stato scelto da Enzo Ferrari?

«Sì, questa cosa è importante su tanti livelli. Sia perché tocca le mie emozioni, perché è una cosa unica, un privilegio del quale vado molto fiero, ma anche, e questo è l’altro aspetto, è qualcosa di storico. Perché, dopo di me, nessuno. Uno dei momenti più intensi della mia carriera è la vittoria in Brasile, la prima in rosso, perché ho avuto l’onore di poterla dedicare a Enzo Ferrari».

Mansell ed Enzo Ferrari, rapporto di stima

Cosa ricordi delle relazioni che hai avuto con Enzo Ferrari, della sua esposizione nei tuoi confronti?

«Ricordo quando ci siamo incontrati, i nostri dialoghi, ma soprattutto la sensazione di forza che trasmetteva: era davvero un uomo molto forte e potente. E questa cosa si percepiva e suscitava in me un grandissimo rispetto».

Cosa pensi che apprezzasse di te?

«Il coraggio. Il fatto che fossi britannico, forte, determinato. Mi ha sempre visto come un leone e non è un caso che questo è il soprannome che mi è stato dato e che io ho sempre amato tantissimo. Perché mi sono sempre sentito così, un combattente, un pilota che guida fino all’ultima goccia ed estrae sempre il massimo dal mezzo che ha a disposizione. Penso che qualsiasi Costruttore ami avere un pilota così, perché rende il loro lavoro più semplice e appagante. La mia relazione con Enzo Ferrari, anche per questo motivo, è sempre stata solida e piena di rispetto da entrambi i lati. Ed era così ancor prima che arrivassi a Maranello».


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