Lo strano destino in F1 che condanna sempre chi vince la prima gara di un Mondiale

Lo strano destino in F1 che condanna sempre chi vince la prima gara di un Mondiale© Getty Images

Nelle ultime sei stagioni chi è salito sul gradino più alto del podio nel GP inaugurale, poi il Mondiale lo ha chiuso al secondo posto. Lo scorso anno il dominio Ferrari sembrava netto dopo tre GP e poi il titolo lo ha vinto senza problemi la Red Bull. A inizio millennio invece il quadro era molto diverso...

Stefano Tamburini

09.03.2023 09:39

La prima rondine non sempre fa primavera, ultimamente quasi mai. Ed è un po’ anche a questo che bisogna aggrapparsi per sperare quantomeno di non assistere a un monologo della Red Bull nei prossimi appuntamenti. Se prendiamo infatti la lista dei vincitori del primo Gran Premio stagionale, quei piloti nelle sei stagioni più recenti hanno chiuso il Mondiale al secondo posto.

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L’ultimo trionfatore della sfida inaugurale che poi si è portato a casa il titolo è stato Nico Rosberg con la Mercedes, a conclusione di una lotta punto a punto (e ruota a ruota) con il compagno di squadra Lewis Hamilton. Era il 2016 e alla fine il distacco fu di appena cinque punti. Anche nella stagione precedente il primo vincitore stagionale aveva poi fatto il colpo grosso, ed era ancora un pilota Mercedes, stavolta Lewis Hamilton, al suo secondo titolo consecutivo con la Casa di Stoccarda.

Poi, per trovare un terzo precedente, bisogna scivolare fino al 2011, alla stagione del secondo Mondiale di Sebastian Vettel con la Red Bull. Dunque, l’uomo salito sul gradino più alto del podio del Gran Premio inaugurale è diventato campione del mondo solo in tre occasioni nel giro di dodici anni. Pochi per affidarsi alla cabala e anche a un ragionamento puramente tecnico. Non solo perché il numero delle gare è sensibilmente cresciuto. Limitandoci alle sfide del nuovo millennio, nel 2000 i Gp stagionali erano 17, così come nelle due stagioni successive. Nel 2003 erano stati 16 per poi salire a 18 nel 2004, 2006 e 2008, con un picco di 19 nel 2005 e una ridiscesa a 17 nel 2007 e 2009. A quota 19 si è rimasti fino al 2015 con un picco di 20 nel 2012. Poi il boom: 21 nel 2016, 2018 e 2019, 20 nel 2017. Fa eccezione il 2020, anno di piena pandemia e autodromi deserti, con avvio ritardato e “appena” 17 sfide. Quindi risalita a quota 22 nel 2021 e 2022, quota 23 (dovevano essere 24) da questa stagione. È chiaro che il maggior numero di sfide in calendario, considerando anche le gare sprint del sabato, diminuisce il peso specifico di ogni singolo successo.

Ma al primo Gp stagionale, oltre al valore simbolico, ogni volta è doveroso attribuire anche quello indicativo delle potenzialità. E dunque, almeno in teoria, per capire quanta importanza possa avere la prima vittoria di domenica in Bahrein bisognerà attendere almeno la quarta, quinta sfida stagionale. A questo proposito è significativa la “lezione” della scorsa stagione con il debutto tutto in salsa Ferrari (primo Charles Leclerc, secondo Carlo Sainz) e zero punti per entrambe le Red Bull. Al secondo GP vittoria di Max Verstappen, con Leclerc e Sainz sul podio. Quindi il terzo GP con ancora la Ferrari in trionfo grazie a Leclerc, Verstappen ritirato, Perez e Russell sul podio. A quel punto la classifica del Mondiale piloti vedeva Leclerc in fuga con 71 punti, 34 in più del più diretto inseguitore, George Russell (37). Al terzo posto Carlos Sainz a quota 33, quarto Sergio Checo Perez a 30. Quinto era Lewis Hamilton con 28 punti. Max Verstappen, che poi vincerà il Mondiale, era solo sesto con 25 punti, 46 in meno del leader.

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