Al lavoro negli Usa il Dipartimento di Giustizia, contro il negato ingresso al team di Michael
Adesso è guerra totale, in F.1. Già Mario Andretti, a inizio maggio, si era recato a Capitol Hill per incontare il repubblicano John James e discutere del potenziale anticoncorrenziale della decisione della FOM che esclude dalla F.1 la squadra del figlio Michael.
Occasione di confronto quanto mai fruttuosa, perché basata su una lettera dall’effetto dirompente, indirizzata al capo di Liberty Media, Greg Maffei, in cui ben dodici membri del Congresso esprimevano preoccupazione «per le evidenti azioni anticoncorrenziali che potrebbero impedire a due società americane, Andretti Global e General Motors (GM), di produrre e competere in F.1. È ingiusto e sbagliato tentare di bloccare l’ingresso delle entità americane in F.1, che potrebbe anche violare le leggi antitrust del Paese. La partecipazione di tutti i team di F.1, compresi quelli americani, dovrebbe basarsi sul merito e non limitarsi a proteggere l’attuale schieramento di scuderie. Ciò è particolarmente vero, se si considera la crescente presenza della F.1 negli Stati Uniti, che comprende tre Gran Premi di automobilismo a Miami, Florida, Austin, Texas, e Las Vegas, Nevada».
Fantastico. Adesso arriva il secondo siluro. Perché il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha posto sotto indagine Liberty Media per aver negato l’ingresso di Andretti Global e Cadillac nel Campionato del Mondo di Formula 1 nel 2025 e 2026. La cosa è stata confermata nei giorni scorsi da Greg Maffei, CEO di Liberty, entità che, come noto, controlla Formula 1 e MotoGP.
Lo scorso gennaio la richiesta di Andretti Global di entrare come undicesimo team era stata respinta, sostenendo che il team non avrebbe apportato un valore aggiunto alla competizione e che la proposta non era sufficientemente sviluppata e dettagliata.
Tutto ciò malgrado in precedenza la FIA avesse dato il proprio nulla osta, trovando la sussistenza di tutti i requisiti formali e sostanziali in capo al soggetto richiedente. In poche parole, per la Federazione gli Andretti sono okay in chiave F.1, per il promoter no.
Non solo. La maggior parte dei team si è dichiarata contraria all’ingresso. Della serie, più siamo, meno fette di torta mangiamo, quindi no, grazie. Cosa gravissima dal punto di vista della equità oggettiva, perché è come chiedere l’opinione sull’apertura di un nuovo negozio a delle attività di settore già in corso, dando facoltà a chi già opera di scegliersi (anzi, di rigettare) la ulteriore concorrenza...
In occasione del Gran Premio di Miami, Mario Andretti aveva quindi fatto visita a Capitol Hill, a seguito della quale gli organi di controllo legislativi avevano sottolineato di considerare una possibile indagine antitrust su Liberty Media, proprio per il caso Andretti.
Il punto decisivo è la discesa in campo di General Motors, per fornire motori tramite il marchio Cadillac e il conseguente impedimento a un marchio statunitense di poter competere a livello globale.
A rendere ancor più spinosa la questione, c’è il fatto che Mario Andretti ha pure rivelato che Greg Maffei gli avrebbe confidato durante il racing weekend di Miami: «Mario, voglio dirti che farò tutto il possibile affinché Michael non entri mai in Formula 1».
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