Dopo essersi indirettamente sfidati per anni, Alonso e Newey lavoreranno finalmente insieme alla Aston Martin motorizzata Honda: nomi importanti per l'assalto al titolo del 2026 a raccontare una delle storie più originali degli ultimi anni
"Cosa vorrei come regalo di compleanno? Vorrei la macchina degli altri". Era il luglio del 2013, ed un sempre più ombroso Fernando Alonso, alla vigilia del suo 32° compleanno, masticava amaro. Aveva cominciato a capire che, pure per quella stagione, non ci sarebbe stato nulla da fare contro Sebastian Vettel e la Red Bull. E quella Red Bull, la RB9, era proprio quella che intendeva: la macchina degli altri. Ovvero, la macchina progettata da Adrian Newey.
Eravamo a Budapest, e per quanto Fernando ai microfoni professasse fiducia incondizionata alla Ferrari, nel paddock gli uomini nel suo management erano andati a citofonare al motorhome della Red Bull per una chiamata, diciamo così, esplorativa sulle possibilità future. C'era già Vettel, in quella squadra, ma proprio negli stessi giorni Nando giocava ai microfoni: "Non sarebbe un problema, i team con due piloti di punta crescono più in fretta". Erano i giorni dell'insofferenza, erano i giorni della crisi di mezza estate della Ferrari (quanto è circolare, a volte, la storia). Ed un Alonso sempre più cupo di fronte all'ennesimo mondiale che stava prendendo la via di Milton Keynes, non si era preoccupato di nascondere i suoi desideri: voleva una macchina più forte.
Seb, sornione, rispose "La mia non gliela do". Ma aggiunse: "Comunque, ciò che ha detto non è carino nei confronti della sua squadra". Anche perché non era la prima volta che Fernando si lasciava andare a frasi, diciamo così, di corteggiamento nei confronti di Newey. Era successo pure l'anno prima, in pieno autunno, ovvero in piena corsa iridata: una Red Bull in difficoltà a metà stagione si era messa a posto e da settembre in poi avrebbe cominciato la risalita verso il mondiale. Era il 2012, e quando a Nando chiesero se fosse Vettel il vero rivale per quel titolo, rispose: "Non corro contro Vettel o un altro pilota, corro contro Newey". Parole lusinghiere per il progettista, meno per Seb e la Ferrari.
Non era la prima volta, e non sarebbe stata l'ultima, che Fernando Alonso avrebbe scelto di utilizzare i media per mandare messaggi più o meno velati. Giochi mentali, trappole mediatiche, messaggi criptati, segnali a destinatari designati: nel bene o nel male, ha sempre fatto parte del repertorio dello spagnolo. Quello stesso spagnolo che, forse quando ormai non ci credeva più, si ritroverà a lottare con quel progettista che lo ha fatto dannare un buon numero di volte.
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