Con il turbo Renault era sbarcata in F1 rivoluzionando il panorama tecnico del Circus, e con i turbo Renault chiude la sua avventura: cronaca di una casa gloriosa che ha fatto la storia, ma che non è riuscita a tenere il passo nell'era moderna
Poi Renault tornò in veste di costruttore totale, e di storia se ne aprì un'altra, con i quattro titoli tra il 2005 ed il 2006, ovvero i due titoli Piloti con Alonso ed i due Costruttori. A livello motoristico, i francesi hanno avuto l'enorme merito di aver chiuso l'era dei 10 cilindri (2005) e di aver aperto quella degli 8 cilindri (2006), peraltro chiudendola al top da fornitrice di motori alla Red Bull, con gli otto titoli complessivi di Milton Keynes tra il 2010 ed il 2013 con Sebastian Vettel.
È qui che poi la storia si inceppa, perché dal 2014 tornano i turbo, stavolta ibridi, e Renault non è più la stessa. E oggi fa male, dover dire addio alla casa che con i turbo creò la sua fortuna ma che con i turbo deve alzare bandiera bianca, a conferma di quanto a volte sia strana e ciclica la storia. Una rincorsa prestazionale mai completata, un team mai capace di vincere se non nell'accidentale Budapest 2021, una quantità di soldi spesi non più approvata dal consiglio d'amministrazione, primo passo per dire addio al proprio motore in F1. E' una storia bella e triste: è la storia della Renault.
L'articolo completo è su Autosprint numero 41 in edicola questa settimana, da martedì 8 ottobre, oppure sulla versione digitale
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