In F1 dal 2002 al 2009, la Toyota non riuscì mai a vincere un GP nonostante risorse ed investimenti: ecco la sua storia nel Circus, da riscoprire oggi che torna in collaborazione con la Haas
Nell'elenco delle grandi incompiute nella storia della Formula 1, il nome della Toyota non manca mai. Perché lo fu, una grande incompiuta: progetti, risorse, strutture e soldi, tanti, ma mai risultati di grido e nessun Gran Premio vinto. Ecco perché, quando i nipponici decisero di dire addio alla fine del 2009, in tanti furono delusi per il nome che lasciava, ma in pochi rimasero sorpresi.
Oggi non è corretto dire che quella storia riparta, ma di sicuro la suggestione c'è. Perché la Toyota in qualche modo ritorna, anche se solo per una collaborazione tecnica con la Haas di cui andranno valutati vantaggi e contenuti. Tuttavia, basta il nome per riaccendere la scintilla di quella che fu una storia priva di lieto fine, ma comunque intensa.
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Non condurre la Toyota a vincere un GP è stato il grande rimpianto di Jarno Trulli, che per la Toyota arrivò a dire no perfino alla Ferrari. Questione di soldi? Forse, ma principalmente fu una questione... d'onore: per Jarno contò tantissimo la parola data ad un gruppo di lavoro con cui si era sempre trovato a meraviglia, e che avrebbe voluto ripagare con una vittoria che probabilmente avrebbe cambiato prospettive e destino della Toyota in F1. Ma è tutta roba appartenente ad un passato che non ritornerà, quello in veste di costruttore totale che aveva deciso di farsi in casa macchina e motore: difficile dire cosa mancò nello specifico (organizzazione? Idee? Capacità?), di sicuro mancarono i risultati per giustificare la continuazione in una F1 ormai colpita, come tutte le grandi aziende, dalla crisi del 2007-2008, scossone che fece decidere ai vertici nipponici la marcia indietro sul fronte Formula 1.
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Non funzionò granché, l'avveniristico progetto della Toyota in F1 che doveva portare la casa del Sol Levante a primeggiare nel Circus. Inquadrare un unico motivo per cui non funzionò è complicato, anche perché non è detto che il motivo sia stato unico: ciò che è certo è che il fallimento della Toyota negli anni Duemila è il monito per tutti i giganti che pensano di sbarcare nel Circus per sbancare. Insomma, non bastano i soldi: è successo alla Jaguar, è successo alla BMW, è successo alla Toyota ed è successo alla Honda, e questo limitandoci solamente ai nomi del terzo millennio. A proposito di Honda, fu bello il "derby" giapponese di quegli anni, ma poco remunerativo per entrambe: vinsero un GP in due (e lo fece la Honda, a Budapest 2006 con Button) e poi scapparono entrambe dal Circus.
Peccato, perché la Toyota era partita con idee interessanti: avrebbe dovuto debuttare nel 2001 con un V12, poi lo fece l'anno dopo con un 10 cilindri come imposto alla Federazione. Test su test nel 2001, poi grandi ambizioni per il debutto: le prime gare non andarono neanche male, con un arrivo a punti subito alla gara del debutto (6° posto di Mika Salo a Melbourne 2002).
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