Nella sfida in Messico, Lando ha mostrato un'altra astuzia e aggressività rispetto a Austin, attuando quegli "aggiustamenti" necessari quando la sfida è contro un pilota del calibro di Max
Ha messo immediatamente a frutto l'insegnamento di Austin, Lando Norris. Per correre contro Verstappen, in una lotta punto a a punto, decisiva per il titolo, serviva alzare il livello quantomeno di austizia, se non di pura aggressività.
In Messico, nel dopogara Christian Horner si è presentato in conferenza stampa con una telemetria per mostrare la differente velocità (15 km/h più veloce Norris) di ingresso in curva 4 in occasione del sorpasso. Un documento per giustificare la tesi - tutta di Red Bull - secondo la quale Lando non avrebbe comunque completato la curva all'interno della linea bianca. Difesa che non regge.
L'editoriale del Direttore: muchas gracias, Sainz
Semplicemente, Norris ha capito di dover giocare con gli strumenti dell'aggressività e "furbizia" maneggiati meglio da Max, stante un regolamento che dà diritto di traiettoria al pilota avanti a centro curva.
"Ho sempre combattuto lealmente. Sono fatto così, questo è ciò che sono come pilota ed è il mio modo di guidare, sempre. Forse a volte ho perso perché sono stato troppo corretto e non abbastanza aggressivo, ed è qui che devo trovare un maggiore equilibrio", ha commentato Norris a fine gara.
"Queste sono le cose, i cambiamenti che a Austin ho detto avrei dovuto apportare. Perché quando corri contro i migliori, impari cose e devi capire meglio questi equilibri di attacco, difesa, gestione del rischio, aggressività. Farò quello che posso e correrò in modo corretto".
Norris ha sottolineato l'importanza più del risultato in sé che non l'aver dimostrato di avere la meglio in un corpo a corpo contro Verstappen.
Non c'è gioia per l'episodio e la penalità, "oggi non sono felice per questo. Sono contento perché sono arrivato secondo". Poi, ripercorre le due situazioni ad alta tensione, già vissute quest'anno. A Spielberg, oltre che a Austin. Ed è una posizione, una visione, diversa sui fatti dell'Austria, perlomeno rispetto alla reazione a caldo di allora, poi sostanzialmente modificata pochi giorni più tardi, alla vigilia del GP a Silverstone.
"In Austria nessuno avrebbe dovuto ricevere una penalità. Sì, forse alcune delle mie opinioni sono un po' diverse oggi rispetto ad allora. Credo che nessuno avrebbe dovuto avere una penalità.
A Austin, idem. Diciamo che entrambi abbiamo sbagliato qualcosa. Invece, mi sento come se avessi fatto fare qualcosa di sbagliato, e non direi...
La maggior parte delle persone, la maggior parte dei piloti la pensa allo stesso modo. Ecco perché si è sentito parlare di alcuni cambiamenti di regole che potrebbero arrivare e di questo tipo di cose. È perché c'è un comune consenso sul fatto che non è corretto quanto accaduto nel risultato dello scorso fine settimana.
Oggi, credo sia stato ancora un livello diverso dall’Austria e da Austin. Ero davanti a Max nella zona di frenata, dopo il punto di corda e ho evitato l’incidente. Questa è la differenza. Non posso parlare per lui, e forse dirà qualcosa di diverso. Credo che oggi si sia andati un passo troppo oltre rispetto a entrambi gli altri episodi ed è chiaro che i commissari sportivi siano d'accordo. Quindi non la vedo come una vittoria o qualcosa del genere, ma spero che Max riconosca di aver fatto un passo troppo lungo”.
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