Todt, l'occasione di Leclerc contro Hamilton e le visite a Schumacher

L'ex presidente FIA ed ex timoniere della Ferrari racconta del rapporto con Michael Schumacher, della ricostruzione avviata a Maranello nel '93 e della chance di Leclerc contro Hamilton

07.02.2025 ( Aggiornata il 07.02.2025 15:43 )

Trent'anni fa, era la fine del 1995, a Maranello arrivava un tassello cruciale della ricostruzione avviata due anni prima da Jean Todt: Michael Schumacher. E con lui: Ross Brawn, Rory Byrne, per poggiare le fondamenta di un ciclo che sarebbe stato vincente, per il mondiale, solo 4 anni più tardi.

2025, a poche settimane dall'avvio del mondiale, in Ferrari ecco Hamilton e trova le premesse giuste per sognare la corsa all'ottavo titolo iridato. Hamilton-Leclerc è l'abbinata migliore dell'intera griglia e, intervistato da La Repubblica, Jean Todt non ha dubbi sull'opportunità che si presenta a Leclerc: soffrirà il confronto? Macché.

"Per me ha, invece, un’opportunità. La stessa di Russell con Hamilton. Tutti vogliono superare un campione".

Continuando sul "capitale umano" che la Ferrari si ritrova in macchina, Todt analizza: "La coppia Leclerc-Sainz è stata molto buona, nessuno può sostenere che abbiano perso per colpa dei piloti. 

Anche sulla coppia Leclerc-Hamilton non c’è molto da dire, è altrettanto buona. Migliore della precedente? Non ne ho la minima idea, così come non so giudicare se il 2025 sarà favorevole, il livello della macchina ce lo dirà".

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Da un castello in rovina a un dream team

Jean Todt al quale va riconosciuto il merito, insieme al presidente Montezemolo, di aver rimesso in piedi la Ferrari a metà anni Novanta, in un percorso lungo che ha portato a un ciclo indimenticabile di successi. Un ciclo nel quale arrivò, dopo il 2000, anche una superiorità tecnica indiscutibile che portò il team di Maranello a essere considerato il riferimento in Formula 1.

"Pensavano che da francese non capissi nulla dell’Italia, che fossi lì per prendere dei soldi e poi sarei scappato", ricorda Todt. "Quando arrivai nel 1993 trovai un castello in rovina, non c’era niente. Convocai tutti e piano piano abbiamo costruito un gioiello. Li costrinsi a lavorare di più, anche di notte. Andavo da loro con le brioche, mica aspettavo a casa gli sviluppi.

 Sono stato bravo a tenere e formare una squadra per anni, facendone un dream team, ma da solo non avrei fatto nulla".

Todt poi diventato presidente della Federazione internazionale per due mandati e, concluso il ruolo a capo della FIA, racconta di non aver mai più avuto contatti con la Ferrari: "Da quando me ne sono andato ho parlato con alcuni membri della squadra, ma da quando ho lasciato la FIA non ho più avuto alcun contatto.

Devo dire che sono rimasto molto perplesso, visto quanto tempo ho dedicato a questa incredibile azienda e quanti risultati abbiamo ottenuto".

L'amico Schumacher  

Chi, invece, continua a incontrare, in un rapporto speciale e unico, è Michael Schumacher. A essere diversi sono, immaginiamo, i modi dell'interazione con un Michael "sempre con noi ma diverso" - per dirla con le parole della moglie Corinna -. 

"Michael è un amico, mi ha insegnato l’umiltà; sembrava arrogante, ma invece era timido, si proteggeva, voleva vivere come una persona normale.

Lo vedo regolarmente e con affetto, il nostro legame va oltre i trascorsi di lavoro. E’ parte della mia vita, che oggi è molto lontana dalla Formula 1. 

Oggi combatto una pandemia silenziosa, le vittime degli incidenti stradali: il 90% nei Paesi a basso reddito", ha concluso Todt.


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