Ha poco di che rimproverarsi, ma stavolta anche il team ha poco da rivedere: diciamo che le tempistiche della safety car sono state tutt’altro che favorevoli, distruggendo la speranza di podio che lui e la Rossa si stavano costruendo sin dall’inizio con la strategia. Con la soft la Ferrari soffre più della Mercedes, con la hard fa molta più fatica che con la media: alla fine deve cedere il podio, ma non ha colpe.
Va tutto male: bilanciamento, gestione delle gomme e pit-stop, oltre ad una frenata con cui non si trova per tutto il weekend. Soprattutto con la hard, Max fa fatica a trovare i tempi: non riesce a passare Ocon, si fa superare da Antonelli e anticipa la seconda sosta proprio per togliere la mescola più dura. Questo gli costa qualcosa quando esce la safety car, ma tutto sommato gestisce bene il lungo stint sulla “gialla” e salva il salvabile con un 6° posto.
Si toglie lo sfizio (e che sfizio) di passare Verstappen con una bella mossa ad incrociare, riscoprendosi veloce quando la gomma tiene. Ha, inevitabilmente, ancora qualcosa da imparare sul fronte della gestione: la chiamata per la terza sosta, col senno di poi sbagliata, è figlia anche della preoccupazione del team per la tenuta dei suoi pneumatici, visto che ad ogni stint si trova a battagliare (e quindi a forzare) pagando il conto del degrado. Purtroppo, la strategia rovina tutto: nel finale è troppo spesso in bagarre e non riesce ad emergere. Per la prima volta fuori dai punti: peccato.
Si fa fatica a dare un voto così basso ad uno che comunque alla fine va sul podio, ma questo la dice lunga sulla sua domenica, o meglio su tutto il suo weekend, al termine del quale è onesto nel non assolversi. Sbaglia quasi tutto, tra la qualifica, il posizionamento in griglia (che vanifica l’ottimo spunto da fermo) e le fasi delicate dei duelli, ma nonostante questo è sul podio: paradossalmente, proprio lui dà la misura di quanto ne abbia questa McLaren.
Sfoglia le pagine per continuare a leggere
Link copiato