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GP Arabia Saudita, l'anteprima: attacco al potere McLaren

A Jeddah, rispetto a Sakhir, cambiano la pista e le sfide: McLaren ovviamente favorita, ma non può permettersi di prendere le cose alla leggera. Ferrari punta al primo podio 2025
GP Arabia Saudita, l'anteprima: attacco al potere McLaren
© Getty Images

E' un limbo molto sottile, quello che divide pessimismo e ottimismo, tra chi sostiene che McLaren farà un sol boccone degli avversari e chi, invece, memore dell'annata 2024, ancora dice che è troppo presto per alzare bandiera bianca. Magari hanno ragione i primi, ma c'è modo di credere che pure i secondi, tutto sommato, abbiano buone basi su cui costruire il loro pensiero.

McLaren forte, ma non è tutto già scritto

Sakhir, ad esempio. Gara che doveva essere, ed è stata, appannaggio della McLaren: ma non con la superiorità che ci si aspettava, e non con una doppietta che sembrava scritta fino alle libere 3. Vero, Piastri ha vinto con 15" di vantaggio: ma pur parlando di un distacco enorme costruito in soli 22 giri, è pure vero che è stato un vantaggio non del tutto veritiero, in quanto il primo inseguitore, Russell, non solo aveva una mescola svantaggiosa a lungo termine (la soft al posto della media), ma doveva pure gestire una macchina piena di problemi e, non ultimo, guardarsi le spalle prima da Leclerc e poi da Norris. Il passo di George, insomma, non è confrontabile con quello, validissimo, di Piastri, anche se Lando, pur se non in una delle sue giornate migliori, non è riuscito a passare la W16 numero 63. E questo su una pista dove il degrado contava, fattore che sorride, oggi, al team di Woking.

La qualifica può incidere

E quindi a Jeddah? A Jeddah McLaren parte sicuramente come la favorita, ovvio, ma con qualche piccolo margine di dubbio. Suzuka, ad esempio, insegna: in Giappone i sorpassi sono teoricamente più difficili che in Arabia Saudita, ma McLaren fa bene a non sottovalutare troppo il tema della qualifica, perché il giro secco in questo momento assottiglia il vantaggio che la MCL39 dimostra poi di avere in gara. I fattori possono essere molteplici, tra il corretto funzionamento della soft e, soprattutto, scelte di assetto: in McLaren in questo avvio di 2025 stanno tendenzialmente preferendo assetti aerodinamici leggermente più carichi, e questo fa la differenza nel gestire l'usura e nel trovare aderenza in più con le mescole più dure (o più usurate), mentre con la soft, sul giro secco, è proprio il grip extra della mescola più tenera a mascherare eventuali debolezze di aderenza dei rivali. C'è però da dire che le basse velocità di punta delle McLaren sono probabilmente anche figlie non solo di mirate scelte di set-up, ma pure della direttiva tecnica che ha debuttato a Shanghai. Sta emergendo la convinzione che la MCL39, effettivamente, qualcosa abbia perso con la DT che ha debuttato in Cina, perdendo qualche chilometro orario a parità di ala che in una griglia in cui ogni dettaglio conta, può fare la differenza. McLaren è il riferimento non per la flessibilità delle ali, ma con l'inasprimento dei controlli certamente ha perso qualcosa. Ed è un tema che in Arabia Saudita potrebbe ritornare. 

La Rossa punta al primo podio del 2025

A Jeddah, pista "front limited", il tema dell'efficienza aerodinamica infatti sarà molto importante. Per questo motivo, Mercedes può sperare di essere in ballo, come spera di farlo pure la Red Bull (che in Arabia Saudita si aspetta di avere meno problemi che in Bahrain, nell'augurio di avere una RB21 più simile a Melbourne e Suzuka piuttosto che a Sakhir) e, ovviamente, la Ferrari. Per la Rossa, l'Arabia può sorridere un po' di più: la SF-25 fatica col retrotreno, per cui una pista dove l'asse maggiormente sotto sforzo è quello anteriore può aiutare ad alleviare qualche difficoltà. Inoltre, c'è da dire che il pacchetto portato in Bahrain ha aiutato ad aumentare il carico, ed in valore assoluto questo può essere un vantaggio nei curvoni arabi, a patto che sia (come è sembrato) carico "efficiente" (dunque senza pagare troppo in resistenza all'avanzamento) e soprattutto senza compromettere il bilanciamento tra gli assi. La Rossa, ovviamente, deve andare per gradi: il primo passo è tornare sul podio in un GP lungo, traguardo finora precluso nelle prime quattro gare dell'anno. 

Gestione delle anteriori un punto focale

Strategia e gestione della gomma saranno elementi da tenere in considerazione a Jeddah, pista che nel tempo, pur avendo la "colpa" di essere stata costruita in maniera inutilmente pericolosa (qualche muretto in meno, per dire, non avrebbe guastato), si è fatta molto apprezzare dai piloti: sul giro secco è una sfida, ma anche in gara è bella da affrontare con le sue curve veloci e quei tratti da fare in pieno che offrono spunti per i sorpassi. Sarà la gestione delle gomme anteriori ad essere decisiva: dati gli enormi carichi laterali e verticali che si affrontano, le anteriori finiscono in difficoltà ed è facile ritrovarsi con una macchina sottosterzante a fine stint. Parleremo ancora, insomma, di gomme: ma in modo diverso rispetto al Bahrain.

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