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Hamilton: "Che disagio agli inizi in F1: non ero me stesso con l'abbigliamento"

Lo stile nel vestire come modo di espressione personale. Lewis racconta dei vestiti comprati usati da ragazzo e quando decise di cambiare tutto in F1
Hamilton: "Che disagio agli inizi in F1: non ero me stesso con l'abbigliamento"
© Getty Images

Fabiano PolimeniFabiano Polimeni

17 apr 2025

Impeccabile. Sulla copertina del numero di maggio di Vogue come alla prima uscita a Fiorano, lo scorso 20 gennaio. Lewis Hamilton riesce a passare da outfit elegantissimi e impeccabili ad abbinamenti stravaganti e personalissimi. Sarà nuovamente ospite del Met Gala, che nell’edizione 2025 celebrerà il tema del stile Black Dandy, ovvero, l’importanza avuta dall’abbigliamento e lo stile nella formazione delle identità Nere.

Hamilton racconta sulle pagine di Vogue aspetti in parte già noti del suo passato, le difficoltà vissute da ragazzo nero e come “gli uomini neri abbiano sempre dovuto eccellere maggiormente rispetto alla controparte bianca”. Il tema della condizione sociale di partenza, le disuguaglianze, la diversità e l’inclusione che tanto sono cari a Lewis, impegnatosi concretamente negli anni.

Lewis e i soldi guadagnati lavando auto e i vestiti usati 

Ricorda come da ragazzo, stesse“cercando di capire come volevo presentarmi. Da adolescente non avevo soldi per i vestiti; io e la mia famiglia li spendevamo tutti per le corse. Perciò, per guadagnare la paghetta, lavavo le auto lungo la mia strada e andavo al piccolo negozio dell'usato in città a comprare i capi di Tommy Hilfiger che vedevo nei video musicali. Mi hanno dato la fiducia necessaria per presentarmi e dire: io sono questo”.

Ingabbiato nell'abbigliamento d'ordinanza

Racconta quanto si sentisse ingabbiato, al debutto in Formula 1, con la McLaren, nel doversi presentare in uniforme d’ordinanza e non poter esprimere la propria personalità attraverso l’abbigliamento e lo stile.

Quando ho firmato per la prima volta con una squadra di F1, mi era permesso di indossare solo l’abbigliamento del team, ed è stato qualcosa di orribile. Non mi sentivo a mio agio e non riuscivo a essere me stesso.

Alla fine ho avuto il coraggio di superare questi limiti e di dire: 'voglio andare in pista con quello che dico io. Ora sono qui, non potete liberarvi di me o cambiare il mio modo di vestire'. La reazione è stata massiccia, ma quando lo sport ha visto l'impatto della mia piccola passerella, altri piloti hanno iniziato a fare la stessa cosa”.

A dieci anni dalla prima partecipazione al Met Gala, Hamilton sarà nuovamente all’evento organizzato da Vogue, previsto il prossimo 5 maggio. Il tema della mostra al MOMA di New York è Superfine: Tailoring Black Style, ispirato dalla curatrice Monica L. Miller e dal suo libro Slaves to Fashion: Black Dandyism and the Styling of Black Diasporic Identity.

“Spero naturalmente che il Met Gala di quest'anno stimoli la conversazione e riconfermi il legame tra moda e l'espressione di sé stessi e quanto questo sia profondo nella cultura nera. Spero che ci permetta di dimostrare che siamo padroni della nostra identità, di come ci vediamo e l’uno verso l’altro. Di come usiamo la moda per combattere idee preconcette su umanità e dignità. Se si pensa alla situazione in cui ci troviamo nel mondo - e in particolare negli Stati Uniti, in termini di passi indietro sul tema della diversità - credo che questo Met Gala invii un messaggio molto forte: dobbiamo continuare a celebrare ed elevare la storia dei neri.

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