Ci vediamo da Mario: Retroscena, fatti e rimedi del caso Monza F.1

Ci vediamo da Mario: Retroscena, fatti e rimedi del caso Monza F.1© Getty Images

A Monza nessuna regola è stata violata. Il Direttore di gara non ha violato nessun principio, semplicemente, per vari fattori concomitanti, la procedura, già complicata di per sé, ha subito vari rallentamenti. Quindi, se si vuole mettere mano alla situazione, bisogna farlo cambiando le regole, non il Direttore di gara

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12.09.2022 16:27

Dopo il finale smosciante e indignante del GP d’Italia, tre domande restano in piedi e ad esse vale la pena di rispondere, qui e ora. 1) Cosa è davvero successo? 2) Di chi è la colpa? 3) Quali i possibili futuri rimedi?

1) È successa una cosa semplicissima. Al 47esimo giro dei 53 di gara la McLaren di Ricciardo si ferma sulla destra e si ritira tra la prima e la seconda di Lesmo. Un posto strano, sfigato, difficile da servire per i commissari. Il marshal che arriva prende atto che può toccare la macchina la quale è in sicurezza (cioè non v’è rischio di scariche elettriche), quindi verifica che la marcia ancora è inserita e spinge il pulsante del folle, che è posto vicino l’attacco dell’Halo, ma non succede niente. La vettura è bloccata e per rimuoverla non serve spingerla, è necessario portarla via di peso. Ci vuole un trattore, ossia un Merlo, che in media per un’operazione del genere ci mette due giri di gara. Il mezzo arriva, ma nel frattempo solo per iniziare aggancio e traino vanno via altre due tornate. Intanto in pista la situazione invece di semplificarsi si complica, perché la Safety Car viene fatta entrare non tempestivamente, poiché prima il Direttore di corsa prende atto che la rimozione non può avvenire immediatamente e quindi la vettura stessa invece d’andare a prendere il primo sbaglia e si insedia davanti al terzo classificato, ossia George Russell, al quale via radio il suo team consiglia di sorpassarla, ma lui non si fida e resta dietro, perché non vede alcun segnale del genere da parte di Maylaender, pilota della Safety stessa. I giri passano. Una tornata a Monza la si percorre veloci anche dietro a una Safety-Car e ben presto si capisce che attendere il trattore e soprattutto aspettare che la Safety-Car riagganci il primo, incolonni il gruppone e permetta poi ai doppiati di sdoppiarsi, significa automaticamente essere costretti a un arrivo sotto bandiera a scacchi.

2) Più che attribuire colpe, bisogna prendere atto di una situazione oggettiva, cioè questa: mandare in pista una Safety-Car, per come è stata riformata la regola dopo Abu Dhabi 2021, significa dare il via a un protocollo non stoppabile ma lento e macchinoso. In effetti da quest’anno il Direttore di gara ha l’obbligo tassativo di far reincolonnare tutti dietro al leader e poi di far sdoppiare tutti i doppiati e solo dopo può ridare il restart, ossia bandiere verde. Questo significa dilatare senza rimedio alcuno i tempi, per avere una procedura solenne, precisa, a riparo da ogni rimostranza ma nello stesso tempo elefantiaca. In poche parole, le regole si sono fatte sempre più complicate e involute. In pratica, se una vettura si ritira lungo la pista e non è subito spostabile, entra la Safety-Car. A quel punto se non prende subito il primo, il brodo s’allunga e s’allunga ancor più se bisogna autorizzare un mezzo di pronto intervento. Quindi, rimosso l’ostacolo, bisogna far sdoppiare tutti. Infine, si riparte. Ma con questa procedura, chiunque si ritira e parcheggia a sette giri dalla bandiera a scacchi, in qualsiasi Gp di qualsiasi mondiale, fa abortire il finale. Assurdo. Bisognerebbe snellire le procedure e dare più potere discrezionale al direttore di corsa, invece no. Dopo Abu Dhabi 2021 è stato fatto il contrario. E così è uno schifo.

3) Che fare, per evitare altri finali di gara così avvilenti come quello di Monza? Due possibili rimedi e uno non esclude altro.

 

Rimedio A) Tornare a dare più autonomia al Direttore di Gara, svincolandolo da procedure così ingessate e lasciandolo libero di decidere di volta in volta come vuole, pur di velocizzare le operazioni. Ma questo, sia chiaro, significa muoversi in senso opposto alla filosofia delle regole del dopo Abu Dhabi 2021.

Rimedio B) Stravolgere completamente la filosofia dell’utilizzo della bandiera rossa, che a oggi sta a significare l’immediato stop alla gara laddove il problema non sia risolvibile tramite Safety-Car (per esempio un incidente gravissimo o la pioggia che rende impraticabile la pista), ovvero le barriere di sicurezza abbiano bisogno di un ripristino non differibile. In questo caso si tratterebbe di stabilire un nuovo tipo di utilizzo della rossa, per stoppare tutto e permettere di non finire la gara sotto Safety. È una possibilità, ma al momento le regole non la indicano né espressamente la consentono, anzi.

CONCLUSIONI

A Monza nessuna regola è stata violata. Il Direttore di gara non ha violato nessun principio, semplicemente, per vari fattori concomitanti, la procedura, già complicata di per sé, ha subito vari rallentamenti. Ma senza questi presumibilmente il tempo per ridare la bandiera verde prima di quella a scacchi, non c’era. Quindi, se si vuole mettere mano alla situazione, bisogna farlo cambiando le regole, non il Direttore di gara, che stavolta era il tedesco Wittich perché il portoghese Freitas era al Fuji per il Wec. E comunque le squadre non possono lamentarsi, visto che le nuove regole sono state proposte dalla F.1 Commission e solo ratificate dalla Fia, quindi sono farina del loro sacco.
 


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