GP Monaco: i 5 temi del fine settimana

GP Monaco: i 5 temi del fine settimana© Getty Images

Un weekend superlativo da parte di Verstappen, mentre la Aston Martin di Alonso, pur se felicemente a podio, spreca forse un'occasione; gioia Ocon, delusione Ferrari

29.05.2023 ( Aggiornata il 29.05.2023 11:59 )

Fattore umano

Ci siamo sempre immaginati gli alieni brutti, verdi, con degli occhi grandi e neri a farci paura. Poi, ragionandoci, scopri che un alieno viene da Hasselt, cittadina belga non troppo distante dal confine con i Paesi Bassi. E' un alieno vestito di blu, con gli occhi azzurri e che guida da dio. Certo, obietta qualcuno: guida una Red Bull, facile così. Poi però guardi che fine ha fatto l'altra Red Bull a Montecarlo e ti rendi conto che l'alieno Max Verstappen, in realtà, ha saputo fare la differenza proprio nel fattore umano.

Sarà pure la macchina migliore (per distacco) dell'intera griglia del mondiale 2023, ma per quanto formidabile la RB19 non si guida da sola. Ci vuole qualcuno che la sappia esaltare, non solo portarla a spasso. Quello ci può stare nelle piste più tradizionali, magari poco tecniche e con tante vie di fuga. Di certo non a Montecarlo, tappa anacronistica, dove nonostante vetture che sembrano panfili (cosa che rendi i sorpassi ancor più complicati di quanto non lo fossero già nei vecchi cicli tecnici) c'è ancora spazio per il fattore umano. Non si offenderà nessuno, nel garage Red Bull, se racconteremo la vittoria di Montecarlo 2023 come una vittoria soprattutto di Max Verstappen che non della RB19. Max la differenza l'ha fatta eccome: innanzitutto non sbattendo al sabato, poi correndo da maestro alla domenica. Guai, detrattori in servizio permanente effettivo, a sottovalutare le imprese di Max Verstappen nella 80° edizione del GP di Monaco (la 69° valida in F1).

E' cominciato tutto in un sabato nero per Sergio Perez, a muro a Santa Devota in Q1. Cioè abbastanza presto per rovinarsi del tutto il weekend, mentre l'altro se ne andava a prendersi una delle pole position più belle della carriera, di certo una delle più esaltanti. Sembrava battuto, Max: era a due decimi da Alonso alla fine del secondo settore. E invece ha tirato fuori un T3 da urlo: ha aggredito in maniera fantascientifica la Rascasse, è stato preciso alla Anthony Noghes, ha voluto accorciare talmente la traiettoria da baciare due volte il muro, compreso quello interno verso il traguardo. Ha aggredito anche l'assetto, in un certo senso: nelle libere 1, con una vettura che proprio non lo convinceva, ha chiesto e ottenuto profondi interventi sulla macchina perché sennò “andrò di sicuro a sbattere”. Uno che si presentava in Costa Azzurra con 14 punti di vantaggio, e con un solo, vero avversario nella persona di Sergio Perez, avrebbe anche potuto essere un pelo più riflessivo: ma lui niente, perché non è da lui. Aveva ragione, comunque: e infatti dalle libere 2 la musica è cambiata.

La Red Bull e Verstappen sono poi stati più vicini a perderla, questa gara, di quanto si possa pensare. Non può essere una certezza, ma un sospetto sì: chissà come sarebbe finita se la Aston Martin, al giro 54, avesse montato subito l'intermedia. Se il team diretto da Mike Krack ci avesse provato subito, di sicuro Max avrebbe compiuto un giro con una pressione diversa, e lo stesso sarebbe accaduto ai meccanici di Milton Keynes, che invece hanno potuto effettuare l'unico pit-stop sulla vettura numero 1 con una certa dose di calma, se di calma si può parlare per gente che cambia quattro gomme abitualmente in meno di 2”5. C'erano all'incrca 20”, tra Max e Nando, al momento della seconda sosta: considerando che 19” ne servivano solo per attraversare la pit-lane (tempo a cui poi c'era da sommare la sosta vera e propria), col senno di poi Nando la sua occasione l'avrebbe avuta. Poi magari Max, in quel caso, avrebbe spinto di più nel terzo settore (non nel secondo, che era già allagato e dove era impossibile fare meglio) e sarebbe rimasto davanti, chi lo sa: ma intanto avrebbero avuto, lui e la squadra, una pressione diversa. E mai dire mai, in fasi così concitate.

Se però, alla fine della fiera, quella occasione (anche per colpe loro), Alonso e la Aston non l'hanno avuta, è stato soprattutto per merito di Verstappen. Perché può sembrare una schiocchezza, ma i 55 giri completati sulla mescola media sono stati un capolavoro tanto quanto il giro in qualifica: è stato così che Max si è garantito l'opportunità di coprire la strategia della vettura di Stroll senior. Anche qui, siamo di fronte a qualcosa di extraterrestre: gli unici che si sono spinti a tanto sono stati Tsunoda e De Vries (53 giri sulla C4), ma ovviamente con ben altro ritmo. Ecco perché, in una gara da alieno, Max Verstappen ha chiarito quanto possa ancora contare, a volte, il fattore umano.

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