Zanardi racconta: così preparo la 24 Ore di Spa

Zanardi racconta: così preparo la 24 Ore di Spa
Intervista esclusiva da Autosprint in edicola ad Alex che correrà la sua prima gara Endurance con una BMW Z4 e colori “speciali”

21.07.2015 ( Aggiornata il 21.07.2015 16:01 )

Alex Zanardi torna in pista. E lo fa su uno dei circuiti più impegnativi in una delle corse più suggestive: la 24 Ore di Spa per le GT. Il campione bolognese correrà con la Bmw Z4 Gt3 della Roal Motorsport e per lui – pilota abituato a gare sprint – sarà la sua prima 24 ore in assoluto. Per la prima volta da quando è tornato alle corse dopo l’incidente del Lausitzring nel 2001, si ritroverà in Belgio a dividere l’abitacolo con due piloti normodotati. Che sono i due piloti ufficiali BMW del DTM, l’ex F.1 Timo Glock ed il canadese Bruno Spengler, che nel 2012 aveva consegnato alla Casa bavarese il titolo del DTM. L’inedito equipaggio correrà con una BMW Z4 semi-ufficiale contraddistinta da una grafica “speciale”. Sulla macchina bianca, c'è una livrea disegnata stile Michel Vaillant, con una grande scritta “Vrooaaw” sulle fiancate, nei classici colori rosso-blu della Bmw Motorsport e le sagome-cartoon dei tre piloti sul cofano. Il terzetto Zanardi-Glock-Spengler ha già svolto una gara “di assaggio” in Endurance al Paul Ricard, nella Blancpain Endurance Series qualche settimana fa, proprio nell’ottica di preparare la partecipazione alla 24 Ore di Spa (condizionata da un problema ad un ammortizzatore e poi da una perdita di fluido da cui è scaturito un prematuro ritiro), e punterà alle posizioni di testa lottando per la classifica Pro Cup. Per consentire a Zanardi di guidare con le protesi la stessa auto degli altri due piloti, la Z4 è stata pesantemente modificata ed i tecnici della Bmw hanno appositamente sviluppato un nuovo sistema di comandi. C'è una “doppia” pedaliera: a sinistra quella con il freno e l’acceleratore tradizionali che verranno impiegati da Glock e Spengler; a destra lo speciale pedale del freno a forma di lungo perno sul quale è stata fissata la base della protesi di Zanardi. Alex poi disporrà di un volante con una corona esterna che funge da acceleratore mentre i suoi compagni di squadra ne utilizzeranno uno standard e il volante perciò verrà sostituito ad ogni cambio pilota. Una sfida tecnica, pertanto, ma anche umana. Di cui abbiamo parlato proprio con Zanardi in questa intervista esclusiva. - C’è sempre una prima volta, anche a 48 anni. Cosa significa per te disputare la tua prima 24 Ore? «È l’inizio di una nuova avventura, da scoprire un poco per volta. La curiosità di fare un qualcosa di nuovo mi ha spinto a desiderare di realizzare anche questa esperienza, che spero di potermi godere come mi è capitato tante altre volte nel passato, in differenti situazioni; l’ennesima prima volta di una vita, in cui di prime volte ne ho avute tante. Alla mia età, aggiungerne un’altra ancora, in ambito automobilistico, non è poco. Per tale motivo sono molto felice, gasato e allo stesso tempo grato alla Bmw per avermi dato questa opportunità». - Come ha preso forma l’idea di partecipare a questa ulteriore sfida? «È nato tutto in occasione della festa di Natale dello scorso anno, parlando con i capi della gestione tecnica e del marketing e comunicazione di BMW. Con loro si discuteva di pregi e limiti della Z4 ed eravamo tutti concordi sul fatto che è una vettura le cui qualità si esaltano di più nella distanza. Quando mi è stato detto che sarebbe stato bello vedermi a Spa, mi è venuto spontaneo rispondere: “perché non me lo avete mai chiesto?”. Da lì si è concretizzato un incontro con gli ingegneri e abbiamo cominciato ad affrontare l’argomento relativo alle problematiche legate in pista al cambio pilota che è stato l'aspetto più importante da risolvere». - Come ti sei preparato fisicamente per affrontare questo impegno? «A livello fisico forse oggi sono più preparato di quando correvo a fine Anni ’90 in America e vincevo delle gare di grande prestigio. Per me guidare una macchina da corsa, frenare con un pezzo di gamba lungo 30 cm, soffrendo terribilmente il caldo quando sono intrappolato dentro l’abitacolo, la tuta, il sottocasco, i guanti, è un’impresa durissima. Certo, di notte a Spa farà più fresco e ciò contribuirà a mediare lo sforzo. Se ho affrontato un’ora di gara a Portimão lo scorso anno, con temperature altissime, posso fare anche questo. Il mio fisico è allenato e mi consente di recuperare velocemente. Il solo punto interrogativo è relativo al doppio stint di guida che, con un equipaggio di tre piloti, si rende praticamente necessario specialmente nel corso della notte. Cercherò di disputare la gara, alla pari dei miei compagni di squadra»... (continua). L'intervista completa su Autosprint n.29 in edicola da martedi 21 luglio

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