Stefano Domenicali, un presidente da 10 in condotta

Stefano Domenicali, un presidente da 10 in condotta

Alla guida della Lamborghini da oltre un anno preferisce non darsi voti, dimostrando il suo impegno con la dedizione. E sotto la sua guida il Toro sta iniziando a galoppare anche nel motorsport. 

Francesco Colla

08.08.2017 15:12

FRANCORCHAMPS – Il 15 marzo 2016, insediandosi alla presidenza di Lamborghini, Stefano Domenicali disse: "Raccolgo con grande entusiasmo questa importante eredità, con l'impegno di dare continuità ai successi ottenuti sotto la guida del mio predecessore, Stephan Winkelmann". 

E’ trascorso quasi un anno e mezzo dal “giuramento” e Domenicali è volato a Spa per supportare i suoi alla vigilia della gara più importante dell’anno per la Squadra Corse. La 24 Ore è stata vinta da Audi, ma agli all blacks di Sant’Agata rimane la soddisfazione di mantenere la leadership e di avere buone possibilità di vincere il titolo nelle Blancpain GT Series con il team Grasser. 

E da vero “corsaro” Domenicali è il primo a spingere sul pedale del motorsport. Nessun grande marchio può dirsi completo senza le cicatrici e le medaglie conquistate in pista. Sotto l’anomalo sole mediterraneo delle Ardenne il manager valuta molto positivamente il primo anno di gare della Huracán GT3 (escludendo i primi vagiti del 2015): “Se parliamo di motorsport il 2016 è stato un anno molto importante, perché sulla base di una buonissima vettura è stato preparato un pacchetto che dal punto di vista della competitività, della affidabilità e del prezzo, abbiamo messo in piedi un programma di cui andare soddisfatti. A partire dal Super Trofeo: basti vedere il numero di vetture in pista a Spa quest’anno e nella scorsa edizione. Penso sia il più alto raggiunto negli ultimi anni da un monomarca. Inoltre sosteniamo le attività dei team clienti e l’anno scorso siamo stati protagonisti in tutti i campionati dove hanno partecipato le nostre GT3. E’ stata un’annata positiva, che ci ha fatto emergere come mai era successo. Ci sono marchi che hanno basato tutto sul loro sport; Lamborghini lo scorso anno è riuscito ad affermarsi anche nel motorsport a livello internazionale”. 

Imsa, Adac GT Maters, Blancpain GT Series, British GT, Italiano GT, etc. Sono oltre 60 le Huracán GT3 che corrono con team privati in una lunga teoria di campionati internazionali. Nel 2016 sono arrivate le prime affermazioni, con il titolo nell’International GT Open. I trofei sono l’anticamera per conquistare nuovi clienti. Incrementare le vendite significa avere maggiori fondi e correre in campionati più prestigiosi. “Siamo anche cresciuti nella gestione degli eventi, basta vedere la nostra hospitality: non bisogna mai essere contenti ma possiamo essere soddisfatti. Uno dei valori su cui puntare e da non perdere è questo: grande competizione in pista e coinvolgimento degli appassionati per vivere esperienze e vivere insieme il mondo Lamborghini”. 
Ha ragione. I piloti del Programma giovani chiacchierano con gli ospiti e i gentleman driver, tra un calice di bollicine e due fette di culatello. Creando un’atmosfera esclusiva ma allo stesso tempo colloquiale e squisitamente “made in Motor Valley”. 

Lamborghini vende il 98% delle proprie vetture all’estero, è di proprietà di un gruppo tedesco ma rimane orgogliosamente legata alle proprie origini. E i risultati in pista sono il viatico imprescindibile per aumentare la popolarità del marchio anche in patria: Il motorsport ci sta dando la possibilità di farci conoscere in profondità anche in Italia e credo che stiamo esercitando un ruolo significativo, ovviamente insieme ai nostri amici della Ferrari. In questo momento Lamborghini è trainante sia sotto l’aspetto numerico che qualitativo. Questo mi fa molto piacere perché la responsabilità di un’azienda automobilistica italiana come la nostra è quella di far crescere la cultura del motorsport nel proprio Paese. Ed è quello che stiamo facendo. Non a caso abbiamo anche una scuola, dedicata ai giovani piloti, nonché una collaborazione con la Federazione e con i maggiori circuiti nazionali. Abbiamo iniziato da poco ma abbiamo già creato una bella palestra, che ci permette di farli crescere non solo professionalmente ma di fargli comprendere i valori del nostro brand. Quando vanno a correre per i team clienti sono consapevoli di chi rappresentano. Il nostro obiettivo è di creare piloti polivalenti, in grado essere collaudatori, istruttori e nostri ambasciatori nei campionati di tutto il mondo”. 

Tuttavia l’adolescenza, prima o poi, finisce per tutti e anche in Lambo dovranno decidere se alzare l’asticella. L’unica strada sensata percorribile, considerando la gamma di Sant’Agata, sono le categorie GTE nel Mondiale Endurance. Vedere Ferrari, Porsche e Lamborghini combattere a Le Mans non è un sogno mostruosamente proibito:Credo sia corretto pensare a Lamborghini nel Wec, è lo sviluppo naturale di ciò che siamo in questo momento. Tuttavia tra il dire e il fare ce ne passa: stiamo ragionando per capire in quale fase noi potremmo pensare a un programma di questo genere. Dobbiamo ragionare per priorità: stiamo in una fase di grande crescita aziendale ma avendo risorse limitate dobbiamo decidere dove abbiamo bisogno di investire. Abbiamo una piattaforma da consolidare, se poi saremo in grado di trovare il punto di incontro tra l’investimento necessario e le squadre in grado di supportare un programma GTE, lo analizzeremo e ne parleremo con i nostri azionisti”. 

Nell’anno in cui Porsche annuncia il precipitoso addio alla categoria Lmp1 nel Wec e Mercedes al Dtm per abbracciare la Formula E, Lamborghini come si pone nei confronti dell’elettrico? “Siamo lontani dall’elettrificazione per coerenza di prodotto. La nostra priorità sono le tecnologie che già abbiamo. Non vedo questo passo nel breve termine per nessun marchio di supersportive ma soprattutto per quanto riguarda noi. Altro discorso riguarda l’ibridazione, che sarà un passo necessario anche se non a brevissimo termine. La Formula E è un campionato che sta interessando tantissimi costruttori ma che io ritengo complementare al momento al motorsport tradizionale. Una non cannibalizza l’altra, hanno due vite parallele”.  

Domenicali non è solo il numero uno di Sant’Agata, ma anche il presidente della FIA Single-Seater Commission e ha un punto di vista privilegiato anche su quanto accade nel mondo delle monoposto. L’introduzione dell’Halo sulle vetture di Formula 1 dalla prossima stagione ha provocato un maremoto di commenti negativi da parte degli appassionati; tanto rumore per nulla? “La Fia è stata molto esaustiva riguardo all’Halo e la Federazione ha ragione nel mettere la sicurezza al primo posto. Mi ricordo molte innovazioni che hanno avuto un impatto negativo nei confronti dell’opinione pubblica, ma è sempre durata poco. E’ una questione di abitudine, basta farci l’occhio, non credo che nessuno possa mettere in dubbio l’utilità di questo sistema: la questione estetica passerà subito in secondo piano”. 

Mentre a Spa va in scena la 24 Ore, a Budapest la Ferrari centra una doppietta che alla Scuderia serve come l’aria. Impossibile rinunciare a un suo commento: “Vedo una stagione molto più interessante rispetto a quella scorsa, un campionato totalmente aperto che si potrà decidere all’ultima gara. E da italiano e per ciò che è stato spero proprio che si possa arrivare fino in fondo con un risultato in grado di ripagare la grande passione che circonda la Ferrari nel nostro Paese”.

Il tramonto arrossa l’Eau Rouge e per Domenicali è tempo di tornare a Sant’Agata. La 24 Ore di Spa è stata una fugace evasione in un’agenda traboccante di impegni. E qui si torna all’impegno preso un anno e mezzo fa. Che voto si dà come presidente?Non mi devo dare voti. Al massimo posso darmeli quando mi guardo allo specchio (dice ridendo, Ndr). Ciò che mi interessa veramente è creare una bella squadra: conosciamo i nostri obiettivi e se voglio pretendere molto dalle persone devo essere inattaccabile sotto ogni punto di vista. E dal punto di vista della passione, della dedizione e della professionalità credo di dover dimostrare io per primo prima di pretendere dagli altri”. 

 


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