da Daytona (Usa): Cesare Maria Mannucci
La domanda questa volta non è affatto scontata.
Chi vincerà la 24 Ore di Daytona, che scatta alle 20,10 ora italiana, e che vedrà al via 68 vetture, suddivise tra 4 categorie? Analizzando le risultanze delle prove, si potrebbe affermare con assoluta sicurezza che sarà una vettura della classe DP, i
Daytona Prototype, perché in qualifica il gap cronometrico rispetto alle vetture della classe
Lmp2 è stato pesantissimo. Tra la pole di
Alex Gurney con la Chevrolet del team Gainsco e il migliore tempo ottenuto da
Luhr con l’Oreca, esiste una differenza di 1”7, che su un circuito di 5,7 km di lunghezza, è davvero tanto.
Se però valutiamo il quadro complessivo della gara, le tante certezze emerse dalle prove, rischiano di confonderci. Perché se in termini prestazionali, i
DP sono indubbiamente più veloci, ci sono però altri fattori che rischiano di rimescolare le carte. Per primo
le gomme. Sui più pesanti e meno efficenti aerodinamicamente DP, le gomme si consumano molto prima, quasi ad ogni rifornimento di carburante sarà necessario cambiarle. Mentre le vetture della classe
Lmp2 riescono agevolmente a coprire 2-3 stint con le stesse coperture. Vero che adesso le gomme si potranno sostituire mentre si rifornisce, riducendo così i tempi di sosta in pit lane. Ma in una gara che
proibisce l’uso delle termocoperte, ripartire con le gomme comunque calde, resta un vantaggio abbastanza considerevole. I tempi di rifornimento dovrebbero essere uguali tra le due categorie, sebbene i
DP dispongano di 76 litri contro i 72 degli
Lmp2, grazie a diversi restrittori sul bocchettone di rifornimento.
In termini di velocità massima, i
DP sono nettamente più efficenti mentre gli
Lmp2 quasi non riescono a passare, sul tratto dell’ovale, le vetture della
classe GTD. Un fattore fondamentale per una gara dove i doppiaggi e il tempo perso nei sorpassi giocano sempre un ruolo preponderante. Quale sarà il fattore affidabilità? Molto dipenderà dal numero di neutralizzazioni con la
safety car, che lo scorso anno superarono le 3 ore di gara. Le vetture
DP dispongono ora di più carico e più potenza. Rispetto ai tempi del 2013, si sono mostrate più veloci di 2” al giro. Un incremento enorme, che però potrebbe avere conseguenze nefaste sull’affidabilità complessiva. Gli
Lmp2 affrontano per la prima volta l’elevatissimo
banking di Daytona e hanno il problema, per via della loro configurazione aerodinamica, di raccogliere molto più sporco e detriti di gomma, che poi ostruiscono i radiatori e costringono spesso a lunghe soste ai box per procedere alla relativa pulizia. Considerando che il
motore Ford dei team Ganassi e Michael Shrank presenta ancora problemi di affidabilità, i favori vanno alle Corvette di
Gurney-Gidley-Fogarty-Law, di
Westbroock-Valiante-Rockenfeller e di
Barbosa-Fittipaldi-Bourdais-Friselle, complessivamente i tre equipaggi più omogenei.
Nella
classe GTLM invece, molte proteste per l’equivalenza concessa alle
due Viper ufficiali, che nel tratto dell’ovale, in termini di velocità massima, sono irraggiungibili. Alcuni addirittura protestano e parlano di vittoria già assegnata alla vigilia per favorire un Costruttore americano. La pole è andata alla Viper di
Farnbacher-Goossens-HunterReay, mentre
la Ferrari di Fisichella-Bruni-Malucelli-Beretta partirà dal fondo per un problema elettronico nella gestione del cambio che ha impedito a Bruni di mostrare tutto il suo potenziale.
Nella
classe GTD infine, dopo ulteriori riunioni tra i commissari, la pole è stata restituita all’
Audi R8 di Miller-Rast-Haase-Bell che inizialmente aveva visto i suoi tempi cancellati per la presunta altezza irregolare dell’ala anteriore. In questa classe però la
Ferrari appare più competitiva rispetto alla GTLM, e si giocherà le proprie chanche di vittoria contando su equipaggi equilibrati e veloci come quello di
Vilander-Balzan-Case-Westphal di Rosso Corsa, e le due vetture di AF Corse affidate a
Perazzini-Roda-Ruberti-Rugolo e Cioci-Rigon-Griffin-Gerber.
Qui il resoconto delle qualifiche.