Biasion e Lancia Delta: 30 anni fa l’Italia sul tetto del mondo rally

L’inossidabile Miki Biasion ha compiuto 60 anni: a 30 l’impresa che lo consegna alla leggenda, diventando il primo e ultimo pilota italiano a salire sul trono del Mondiale Rally

 

Francesco Colla

23.01.2018 15:54

Ricordate l’inverno 1988? Alberto Tomba vince due ori ai Giochi invernali di Calgary. La Bomba bolognese sta portando lo sci a livelli di notorietà mai visti in Italia, tanto che la Rai interrompe la diretta di Sanremo per trasmettere l’ultima discesa di Albertone. Che da vero bomber esulta con un emilianissimo: "Dio caro ce l'ho fatta! Sono davvero il più forte del mondo!"

E’ il 26 febbraio e di li a poco scoppia un’altra bomba, capace di tramortire milioni di italiani. Massimo “Miki” Biasion ha compiuto 30 anni il 7 gennaio. Anche lui è stato uno sciatore, una promessa. Naturale, per uno nato sull’Altopiano di Asiago. A 16 anni ha vinto il titolo italiano, ma subito dopo ha ceduto al fascino di un altro tipo di velocità.  Presa la licenza di pilota inizia con le moto da cross, diventando pilota ufficiale Aprilia. Ma a 20 anni capisce qual è la sua missione: il rally. Anche se l’esordio non è dei migliori: avviene in un rally clandestino, al volante della Renault R5 “sottratta alla madre”. Biasion torna a casa a piedi, essendo finito in un burrone per evitare un’altra auto.

Dopo dieci anni è alla quinta stagione nel Mondiale Rally, la terza con la squadra Martini. Nel 1987 centra tre vittorie, Montecarlo, Argentina e Sanremo. Ma la sfortuna, tra un turbocompressore rotto in Grecia e un cavo difettoso in America, manda in frantumi i sogni di gloria. Miki si accontenta del secondo posto.

Torniamo al 1988, una stagione iniziata in sordina per il pilota veneto e il suo navigatore Tiziano Siviero, compaesano e amico d’infanzia al suo fianco fin dal 1979. Bruno Saby sbanca Montecarlo a gennaio, Markku Alén si impone sulla neve svedese. Due successi per Lancia ma non per Biasion. Che perde anche Siviero, in seguito alla rottura di una costola durante le prove in vista del Safari Rally, sostituito da Carlo Cassina in occasione del rally di Portogallo.

A marzo arriva il disgelo. Biasion, al volante della Delta Integrale Gruppo A, vince il rally del Portogallo, raddoppiando l’impresa in Kenya e regalando all’Italia il primo successo nel leggendario Safari Rally. Poi altre due vittorie in Grecia e negli Stati Uniti.

Una dominazione interrotta solo da Didier Auriol che vince il rally di casa, in Corsica, con la sua Ford. La striscia positiva di Miki si interrompe con l’estate, ma davanti al pubblico di casa, vince nuovamente il rally di Sanremo. Biasion è campione del mondo e Lancia vince il titolo costruttori. Miki è il primo e ultimo italiano a salire sul trono del Wrc. Impresa che avrebbe ripetuto l’anno successivo, suggellando una carriera capace di far tremare anche a 30 anni di distanza. Costellata di 17 vittorie in 81 rally disputati nel mondiale.

E di rendere, seppur per pochi anni, il rally uno sport di massa in Italia. Quando si entrava nei bar e si sentiva parlare di Tomba la Bomba e di Miki Biasion. E i bambini chiedevano a Babbo Natale il modellino della Delta Integrale.

 


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