Gli italiani alla Dakar 2017, i nostri connazionali ce l'hanno fatta

Le imprese di Tassi, Scandola, PanDakar e dei De Lorenzo: i nostri connazionali ce l'hanno fatta e Tassi è il primo italiano disabile a portare a termine la Dakar

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Francesco Colla

15.01.2017 13:33

Hanno chiuso con distacchi abissali. Ma chissenefrega, consentiteci. Che un conto è chiamarsi Stephane Peterhansel o Sébastien Loeb e correre con il team Peugeot, un altro è chiamarsi Gianluca Tassi e affrontare la Dakar in sedia a rotelle.

I nostri connazionali hanno vinto la Dakar 2017 nello stesso momento in cui hanno tagliato il traguardo di Buenos Aires lo scorso 14 gennaio. E ognuno di loro può tornare in Italia fiero di aver compiuto un’impresa memorabile. Come il già citato Tassi (vedi foto sotto), l’ex motociclista diversamente abile, che coadiuvato da Massimiliano Catarsi e Alessandro Brufola Casotto, ha chiuso il raid in 42esima posizione al volante del Ford Raptor preparato dall’R-Team Ralliart. Il 56enne perugino ha raggiunto la capitale argentina con 40 ore di ritardo rispetto al vincitore, Peterhansel, battendo parecchi colleghi normodotati. “Non ci correva dietro nessuno” ha scherzato Tassi prima dell’arrivo, per commentare al termine della gara: “Dire che sono felice è un eufemismo. E’ un sogno che si realizza dopo tanti anni di sacrifici e duro lavoro. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e ancora stento a crederci. Grazie a tutti quelli che hanno creduto in noi e a chi ci è stato vicino sin dall’inizio. Non molleremo mai!"

Meglio di lui hanno fatto i De Lorenzo, gemelli di Pieve di Cadore di professione ottici. Avevano già corso cinque edizioni della Dakar, l’ultima nel 2007: a dieci anni di distanza e ormai prossimi alla pensione, hanno deciso di regalarsi un’altra avventura al volante di una Toyota Land Cruiser 155 preparata da Jaton Racing. Si sono classificati 31esimi, eguagliando il piazzamento del 2005, pagando un ritardo di sole 21 ore dal vincitore. Un risultato notevole, soprattutto se si considera che la Dakar riesce a mettere in seria difficoltà atleti professionisti e Aldo e Dario vanno per i 60.

Da menzionare anche le gesta della cenerentola di questa edizione, la PanDakar di Giulio Verzeletti, 15 partecipazioni in carriera, e Antonio Cabini. L’equipaggio lombardo ha patito non pochi problemi, tra cui la rottura di un giunto omocinetico e del cambio. Ma non si è mai arreso, così come il loro piccolo mulo preparato da Jollycar, che ha montato sul pandino il MultiJet 2.0 Fiat da 180 cavalli. Hanno chiuso in terzultima posizione, completando la gara in oltre 106 ore e precedendo il Ford Raptor R-Team Ralliart guidato dal “rookie” cinquantenne Graziano Scandola e da Gianmarco Fossà. Graziano, detto il Grizzly, è lo zio di Umberto, protagonista del CIR, e vanta una lunga carriera di rallysta, con un 13° piazzamento al Rally di Sanremo 1993. A tutti loro le più sentite congratulazioni da parte della redazione di Autosprint.

In collaborazione con la redazione Motori di RedBull.com

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