Non lo fai certo per i soldi. Lo fai per la passione. Concetto omnicomprensivo che indica tutti i buoni motivi per cui uno a 40 anni invece di trovarsi un lavoro normale insista a fare il pilota. Rimettendosi in gioco ogni anno come Thomas Biagi. &nbsp;  Bolognese figlio della Motor Valley &egrave; ben noto ai lettori di Autosprint: il nostro magazine l&rsquo;ha premiato per ben quattro volte col Casco d&rsquo;Oro. E non certo perch&eacute; mancassero le alternative. E&rsquo; che dal &rsquo;93, quando &egrave; sceso dai kart per mettersi sul sedile di un&rsquo;auto, alla scorsa stagione, quando si &egrave; imposto nel GT Open in coppia con Fabrizio Crestani, Biagi si &egrave; imposto in diverse categorie, vincendo con tutti e tre i marchi simbolo dell&rsquo;Italia da corsa.&nbsp;  Nel 2003 si &egrave; laureato campione Fia GT con la Ferrari 550 Maranello del team BMS Scuderia Italia, bissando il successo nel 2005 con Maserati, prima del recente successo al volante della Lamborghini Hurac&agrave;n GT3 dell&rsquo;Orange1 Team Lazarus. Consentendo alla Casa del Toro di vincere per la prima volta il campionato: &ldquo;Ho avuto la fortuna di vedere Domenicali proprio ai Caschi d&rsquo;oro di Autosprint e mi ha fatto molti complimenti. Per me &egrave; stato un grande onore&rdquo;.  Una tripletta difficile da battere, un primato di cui andare fieri, anche se con la consueta modestia: &ldquo;Quando si vince il merito &egrave; di tutti &ndash; dice Thomas -. Ma quando ho guidato per la prima volta la Hurac&agrave;n, gi&agrave; dopo dieci giri ho capito che era la macchina perfetta per me. E non a caso c&rsquo;&egrave; la mano di Paolo Dallara. Non poteva che darci soddisfazioni. Nel 2016 abbiamo avuto zero ritiri e la costanza di rendimento, per vincere un mondiale, &egrave; fondamentale&rdquo;.&nbsp;  Archiviati gli allori della scorsa stagione &egrave; tempo di pensare al 2017: &ldquo;Anche se al momento siamo un po&rsquo; in alto mare. L&rsquo;intenzione &egrave; quella di continuare con Lamborghini nel GT Open. Squadra che vince non si cambia&rdquo;.  Nonostante i successi i piloti italiani, in questo momento storico, non riescono a trovare molto spazio sui palcoscenici che contano: &ldquo;In questo momento manca un pilota italiano in Formula 1 e non &egrave; certo una bella cosa. Ci sarebbe bisogno di sostegno da parte delle istituzioni. Una volta c&rsquo;era la Minardi ma oggi queste realt&agrave; non esistono pi&ugrave; ed &egrave; un problema. Prendi l&rsquo;esempio di Valsecchi, tenuto in panchina dopo aver vinto la GP2. E&rsquo; un sistema che non funziona, l&rsquo;Italia non ha un peso politico nel motorsport e non abbiamo pi&ugrave; una cultura del motorsport&rdquo;.&nbsp;  Un quadro a tinte fosche, poco incoraggiante per chi si accosta al motorsport: &ldquo;Quando ho iniziato mio padre ha potuto supportarmi per due stagioni. Non c&rsquo;&egrave; un segreto, si tratta solo di perseverare. Perseverare. E perseverare&rdquo;.&nbsp;    &nbsp; 

<p>E&rsquo; l&rsquo;unico ad aver vinto un titolo mondiale con Ferrari, Lamborghini e Maserati. E superati i 40 non ha intenzione di smettere</p> 

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Thomas Biagi, il pilota uno e trino