Abbiamo visto qualche episodio fa come i motori abbiano condizionato non solo la lotta per il vertice, ma pure le performance di chi viaggia a met&agrave; classifica. E se qualcuno ha risentito in negativo per aver montato Renault e Ferrari, c'&egrave; chi al contrario ha beneficiato della spinta fornita dalla power unit Mercedes. Come ad esempio la Force India.  La compagine di Vijay Mallya ha concluso al sesto posto nel "Costruttori" appena dietro alla McLaren, riuscendo anche a mettersi sotto i riflettori in svariate occasioni. Non sempre positive, per&ograve;, e grazie soprattutto a Sergio Perez, pi&ugrave; "cavallo pazzo" del regolare Nico Hulkenberg. Cos&igrave; se quest'ultimo ottiene comunque pi&ugrave; punti a fine campionato, &egrave; il messicano a regalare il podio del Bahrain.  Tuttavia Perez verr&agrave; ricordato anche per gli incidenti in Canada (con Massa) e in Ungheria (da solo contro il muretto box). Ma almeno la Force India non &egrave; restata nel limbo in questa stagione passata, pur condividendo con altre squadre i problemi economici inaspriti dalle nuove unit&agrave; motrici. E a fine anno ha confermato sia Nico che Sergio: pur con alti e bassi, meglio avere due piloti dalle caratteristiche differenti che si compendiano, che non il contrario.  Maurizio Voltini  

Riviviamo i 10 fatti chiave della stagione passata, concludendo con le prestazioni della squadra di Hulkenberg e Perez

I 10 fatti della F1 2014 - 10: gli alti e i bassi della Force India

Ci hanno fatto persino un film, sulla F1 odierna con i suoi elevatissimi standard di sicurezza attuali rispetto a quelli di un paio di decenni fa, proprio nell'anno del ventennale della scomparsa di Ayrton Senna. Invece a Suzuka si &egrave; tornati a dover prendere atto che la sicurezza assoluta non esiste, nemmeno quando fai le scale, figurarsi quando sei lanciato a oltre 200 orari fra i rivoli d'acqua della pista giapponese.  E proprio su uno di questi rivoli che gi&agrave; aveva tradito Adrian Sutil, anche Jules Bianchi perde il controllo un giro dopo, andandosi a schiantare contro il mezzo che stava recuperando proprio la Sauber. Un impatto a quasi 130 orari, ma soprattutto col casco che urta direttamente contro il metallo della gru, che si alza nella botta (certo, anche per il contrappeso della monoposto di Sutil, ma &egrave; sempre una bella massa).  Jules &egrave; immobile da quel giorno (qui le ultime notizie sulle sue condizioni) al contrario delle polemiche che hanno fatto seguito al suo incidente. Tanti i pi&ugrave; o meno leciti interrogativi: perch&eacute; &egrave; uscito in quel punto? perch&eacute; c'era quel mezzo di recupero? perch&eacute; c'era una bandiera verde? perch&eacute; non ha rallentato abbastanza? perch&eacute; la gara non &egrave; stata neutralizzata? Tante questioni analizzate anche dalla commissione incaricata di indagare sulle cause dell'incidente e sui modi di evitare che si ripeta.  Con un rapporto finale, di questa commissione, che ha lasciato l'amaro in bocca a tanti appassionati: forse anche perch&eacute; non ha indicato un preciso colpevole, ma la concausa di tanti fattori verificatisi contemporaneamente. Aggiungendo oltretutto un elemento che non era emerso immediatamente: il mancato funzionamento del "failsafe", il sistema elettronico di emergenza incaricato di chiudere la farfalla del gas quando il pilota schiaccia entrambi i pedali di acceleratore e freno. Insomma, una questione ancora non chiusa definitivamente. Soprattutto per il pilota francese.  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 fatti chiave della stagione conclusa, fra cui il dramma del pilota francese della Marussia

I 10 fatti della F1 2014 - 9: l'assurdo incidente di Jules Bianchi

Se c'&egrave; stato un fattore evidente fin quasi dall'inizio, nella stagione F1 2014, &egrave; stata la supremazia della Mercedes. Il che ha implicato ovviamente che la lotta per il titolo piloti fosse ristretta fra Lewis Hamilton e Nico Rosberg. e che le speranze di chiunque altro (a partire da Daniel Ricciardo) fossero una mera possibilit&agrave; matematica, che di realistico aveva solo il calcolo numerico. Una lotta che &egrave; durata fino all'ultimo GP e che &egrave; stata davvero intensa, a tratti pure tesa e aspra. Ma soprattutto "inquinata" da svariati episodi che hanno esulato dal semplice duello sportivo in pista.  Oltre a numerose avarie tecniche che, pur se i piatti della bilancia alla fine si sono pareggiati, hanno condizionato la stagione di entrambi, ad un certo punto si &egrave; arrivati a quello che tutti temevano e Niki Lauda aveva semplicemente previsto accadesse prima o poi: il contatto diretto. Perch&eacute; se il duello in Bahrain era stato spettacolare ma tutto sommato non cos&igrave; "all'ultimo sangue" (non da parte del tedesco, almeno) come certe sfide epiche dovrebbero proporre, quello in Belgio &egrave; risultato meno appariscente ma dalle conseguenze p&ugrave; disastrose.  Perch&eacute; Rosberg non ci sta ad essere scivolato terzo nonostante partisse dalla pole a Spa. Recupera subito la seconda posizione e quando arriva al secondo giro a Les Combes &egrave; gi&agrave; in scia a Hamilton davanti, facendosi vedere all'esterno in staccata. Un'azione di disturbo, pi&ugrave; che un vero e proprio tentativo di sorpasso: ma con Lewis che una volta di pi&ugrave; allarga i gomiti e soprattutto Nico che valuta male nel riaccodarsi, ci scappa la toccata. Una roba da poco, ma solo in teoria: perch&eacute; se la "pizzicata" costa a Rosberg giusto un pezzetto dell'ala davanti, a Hamilton causa invece la foratura della gomma posteriore sinistra.  Il giro di rientro ai box dell'inglese causa ulteriori danni alla monoposto e il conseguente ritiro, mentre al tedesco l'azione causer&agrave; una bordata di fischi quando a fine gara salir&agrave; sul podio alle spalle di Ricciardo, bravo una volta di pi&ugrave; a sfruttare l'occasione. Ci saranno conseguenze anche in factory, con tutti i personaggi coinvolti chiamati a risponderne attorno ad un tavolo, anche se non si &egrave; ancora saputo davvero cosa si siano detti. Ma di sicuro per Rosberg &egrave; stata una macchia superiore alla manovra in s&eacute; e che probabilmente i tifosi gli hanno abbuonato soltanto a fine campionato, ma solo perch&eacute; l'ha perso...  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 fatti chiave della stagione conclusa, in cui ovviamente spicca la lotta a due per il titolo fra Hamilton e Rosberg

I 10 fatti della F1 2014 - 8: la lotta per il campionato fra Lewis e Nico

Intendiamoci: sono ormai parecchi anni che il fuoco ha finito di terrorizzare come una volta, quando cio&egrave; bastava un incidente per ricordare al pilota come fino a quel momento avesse corso quasi &ldquo;fasciato&rdquo; dai serbatoi del carburante. Ma gli incendi sono tornati a farsi vedere pi&ugrave; di una volta in questa stagione 2014. E pur se manifestatesi in modo meno preoccupante rispetto al passato, non sempre le fiamme sono rimaste confinate all&rsquo;uscita dello scarico. Cos&igrave; ogni tanto il pilota coinvolto ha dovuto affrettarsi a lasciare la monoposto, pungolato dal calore che arrivava alle sue spalle.  I motivi sono stati molteplici e non hanno risparmiato molti protagonisti, ma al tempo stesso sono tutti riconducibili a un unico fattore &ldquo;scatenante&rdquo;: le nuove power unit 2014. E non sempre perch&eacute; i motori - intendendo la parte meccanica dell&rsquo;apparato propulsivo - talvolta superavano i propri limiti strutturali, sparando in giro metallo rovente e olio bollente; questo anche perch&eacute; spremuti al limite della loro affidabilit&agrave; nel tempo, per via delle regole che limitano il numero di componenti durante l&rsquo;anno. Infatti in altri casi &egrave; stata la loro stessa complessit&agrave; a causare surriscaldamenti e incendi, in particolare per batterie e componenti elettriche arrivate ai limiti dell&rsquo;incandescenza.  Ma di riflesso questa complicazione ingegneristica ha pure, in certi casi, sviato la concentrazione dei tecnici da apparati solitamente molto meno problematici. Da quanto non si sente di benzina che &ldquo;sfugge&rdquo; dal sistema di iniezione, sebbene a elevatissima pressione? Eppure &egrave; ci&ograve; che &egrave; capitato nelle qualifiche ungheresi a Lewis Hamilton, facendo seguito al rogo precedente, in Germania, patito dalla Toro Rosso di Daniil Kvyat (questo per olio finito sugli scarichi, invece). Per non parlare, pi&ugrave; verso fine stagione, dei fal&ograve; di Fernando Alonso e di Pastor Maldonado (quest&rsquo;ultimo addirittura applaudito dal meccanici Lotus) altrettanto coreografici pur se confinati all&rsquo;uscita del turbo. Peccato solo che gli appassionati non si riferissero a questo, quando chiedevano delle competizioni pi&ugrave; accese&hellip;  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 episodi chiave della stagione conclusa, fra i quali debolezza e complessit&agrave; dei propulsori che hanno spesso causato incendi

I 10 fatti della F1 2014 - 7: di nuovo motori a fuoco

Abbiamo visto in precedenza come l&rsquo;indovinato progetto della power unit Mercedes non abbia favorito il campionato della stessa Casa della Stella soltanto, ma pure dei team che adottavano la medesima motorizzazione. Allo stesso modo, per&ograve;, va da s&eacute; che chi disponeva di unit&agrave; motrici differenti abbia avuto una sorte ben diversa&hellip; E se da un lato c&rsquo;&egrave; stato chi, come la Red Bull, &egrave; riuscito a ribaltare una situazione che nelle prove precampionato appariva quasi disperata, dall&rsquo;altro c&rsquo;&egrave; stato chi invece non solo &egrave; risultato incapace di ripetere la brillante stagione precedente, ma ha ottenuto risultati disastrosi in termini assoluti. Fra i team che adottavano gli altri due motori disponibili in F1, vale a dire Renault e Ferrari, lo possiamo dire in particolare di due squadre simboliche fra quelle in campionato: Lotus e Sauber.  Nonostante l&rsquo;ardito doppio musetto, la Lotus E22 non &egrave; stata capace di offrire performance all&rsquo;altezza del modello che l&rsquo;ha preceduta. In pi&ugrave;, nonostante l&rsquo;iniezione di capitali conseguente all&rsquo;arrivo di Pastor Maldonado, i problemi economici si sono fatti ancor pi&ugrave; pressanti. E non &egrave; bastato avere in squadra un Romain Grosjean che, sebbene abbia ritrovato credibilit&agrave; nell&rsquo;ambiente, da solo non poteva certo sopperire a certe mancanze tecniche o ripetere quel che, pur con tutti i suoi &ldquo;leave me alone&rdquo;, il transfuga Kimi Raikkonen era riuscito a ottenere. Perch&eacute; c&rsquo;&egrave; pure da aggiungere come, pi&ugrave; che punti mondiali (10 in totale), la Lotus del 2014 sia riuscita ad assommare pi&ugrave; che altro penalizzazioni di tutti i generi: da quelle per i comportamenti in pista a quelle per sostituzioni di componenti. Dietro di lei con propulsione Renault si trova solo la Caterham, ma non &egrave; certo qualcosa di cui vantarsi e non solo per le due gare in meno del team verde.  Peraltro, la Sauber non pu&ograve; nemmeno avere questa magrissima consolazione, dato che la Marussia grazie ai 2 punti colti a Montecarlo da Jules Bianchi (al quale vanno sempre i nostri pi&ugrave; forti auguri di tornare attivo) la precede in classifica. Nonostante la squadra svizzera fosse sempre stata simbolo di buon team di rincalzo, quest&rsquo;anno &egrave; invece letteralmente sprofondata, e non solo per via del motore: condannata a non cogliere neanche un punticino da tanti episodi pi&ugrave; o meno sfortunati, ma comunque negativi, che non hanno permesso n&eacute; ad Adrian Sutil n&eacute; ad Esteban Gutierrez di finire a punti una sola volta. Cos&igrave; il motivo per cui se ne parlava spesso durante la stagione, della Sauber, &egrave; stato in quanto simbolo stavolta di un&rsquo;altra situazione: quella dei team minori che lottavano strenuamente con i problemi economici. E non &egrave; ancora finita, da questo punto di vista.  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 episodi chiave della stagione conclusa, con la sorte avversa per due squadre che nel 2013 avevano brillato

I 10 fatti della F1 2014 - 6: la caduta di Lotus e Sauber

Quando se n&rsquo;era andato dalla Ferrari, a fine 2013, qualcuno aveva addirittura festeggiato: ormai per i tifosi Felipe Massa non era pi&ugrave; il pilota che nel 2008 fu campione del mondo per pochi secondi (concludendo comunque 2&deg;) bens&igrave; il simbolo di ci&ograve; che a Maranello non funzionava pi&ugrave;. Ma il brasiliano ha saputo ripartire (quasi) da zero e approdato alla Williams, dove ha trovato una macchina e un motore Mercedes che l&rsquo;hanno supportato, ha dimostrato di essere ancora veloce, ritrovando serenit&agrave; e credito.  Siamo chiari: l&rsquo;unica pole position &ldquo;non Mercedes&rdquo; dell&rsquo;anno &egrave; sua, in Austria, e se sei davvero &ldquo;senza pi&ugrave; piede&rdquo; &egrave; qualcosa che non avresti mai avuto la possibilit&agrave; di ottenere. Certo, resta il fatto che a fine campionato Felipe ha meno punti di Valtteri Bottas, il suo compagno di squadra che peraltro &egrave; una delle rivelazioni dell&rsquo;anno, e pure dell&rsquo;ex compagno Fernando Alonso. Ma in questo risultato finale entra in gioco una &ldquo;componente&rdquo; che non sembra averlo abbandonato: la sua proverbiale sfortuna.  L&rsquo;elenco delle avversit&agrave; parte subito alla prima curva della stagione, quando allo start di Melbourne viene travolto da Kamui Kobayashi a ruote bloccate. Prosegue con l&rsquo;incomprensione su Sergio Perez a Montreal; quindi con la carambola di Kimi Raikkonen a Silverstone che coinvolge pure lui; infine con il capottamento di Hockenheim per aver incrociato malamente la traiettoria con Kevin Magnussen. Incidenti che non l&rsquo;hanno visto direttamente responsabile, pur se un paio di volte non ha magari fatto tutto il possibile per evitarli. Ma va pure rilevato come nelle ultime partenze della stagione Massa abbia cambiato registro, evitando di &ldquo;chiudere&rdquo; se non era sicuro di avere la traiettoria libera: dimostrando cos&igrave; di non avere l&rsquo;atteggiamento di chi si considera gi&agrave; &ldquo;arrivato&rdquo;, ma piuttosto quello di chi sta iniziando una (nuova) carriera.  Insomma, una stagione per Felipe che alla fine ha fatto dire a Pat Symonds: &laquo;&Egrave; risultato pi&ugrave; veloce di quanto pensassi&raquo;. E il direttore tecnico della Williams aggiunge: &laquo;Certo, sapevamo bene come non molto tempo fa avesse quasi vinto il campionato. Ma io non lo conoscevo molto bene prima del suo arrivo, invece si &egrave; dimostrato una gran persona e un gran giocatore di squadra. Ora &egrave; nel posto ideale e lo stesso pu&ograve; dire il team sui piloti: penso sia l&rsquo;esempio di come certe persone abbiano bisogno dell&rsquo;ambiente giusto per dare il massimo. Gli abbiamo dato la libert&agrave; di cui aveva bisogno, e lui in ritorno ci ha dato tanta credibilit&agrave;, velocit&agrave; e punti (quelli che hanno permesso alla Williams il 3&deg; posto nel campionato costruttori, ndr). Sono solo frustrato - conclude Symonds - quando guardo indietro e conto tutti i punti che avremmo potuto incamerare senza certi incidenti, ma ci sono cose che non si possono evitare&raquo;.  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 episodi chiave della stagione conclusa, compreso il ritorno alla competitivit&agrave; (ma pure la conferma della sfortuna) di Felipe

I 10 fatti della F1 2014 - 4: la "rinascita" di Massa

Si &egrave; tanto parlato (e agito) di &ldquo;sistemi&rdquo; per rendere la Formula 1 pi&ugrave; attraente e spettacolare per il pubblico: dall&rsquo;ala mobile per rendere pi&ugrave; facili (o meno impossibili) i sorpassi, alla gi&agrave; abortita regola del doppio punteggio nella gara finale. Il tutto passando per i pneumatici pi&ugrave; degradabili (ma non per questo ecologici&hellip;), kers e cos&igrave; via. Tuttavia c&rsquo;&egrave; stata anche una soluzione che non ha fatto storcere il naso agli appassionati, n&eacute; compromesso il valore sportivo di certe prestazioni: correre di notte.  Il fascino delle luci attorno alla pista e dell&rsquo;ambientazione buia ha il suo glamour, e lo sappiamo bene proprio in questi giorni (o meglio, sere) in cui le strade sono addobbate in stile natalizio con abbondanza di luminarie. E anche la Formula Uno ha seguito questo trend, prima con la gara di Singapore e poi, una volta verificato l&rsquo;effetto positivo, aggiungendo via via quelle di Abu Dhabi e del Bahrain.  Cos&igrave; nel 2014 siamo arrivati ad avere tre gare F1 su 19 corse al buio. Beh, non proprio, visto che l&rsquo;impianto di illuminazione faceva il suo dovere, per fortuna&hellip; Con il vantaggio non secondario di allinearsi ad orari europei pi&ugrave; tradizionali, a favore anche degli ascolti televisivi. Tutto ok, dunque? Apparentemente s&igrave;, ma c&rsquo;&egrave; pure da sottolineare che finora non si sono verificate condizioni meteo critiche, in queste gare: il mix fra pioggia, oscurit&agrave; e muretti a bordo pista potrebbe rivelarsi decisamente infelice. Voi cosa ne pensate?  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 episodi chiave della stagione conclusa, fra i quali la diffusione dei Gran Premi che si corrono dopo il tramonto

I 10 fatti della F1 2014 - 3: le gare in notturna

Riviviamo con voi i momenti clou della stagione F1 2014, i fatti pi&ugrave; salienti dell'anno passato, uno alla volta da oggi fino ai primi di gennaio. Dieci episodi che abbiamo elencato gi&agrave; su Autosprint ma che vogliamo rivedere quotidianamente in modo da potervi dare modo di commentarli direttamente.  Il primo episodio riguarda proprio l'avvio di stagione, la partenza di Melbourne. Perch&eacute; quando le preoccupazioni di tutti erano rivolte ai problemi tecnici delle nuove power unit, in particolare affidabilit&agrave; e consumi, alla fine pare si debba invece tornare a parlare di un "incidente normale". Quello di Kamui Kobayashi che, partito pi&ugrave; avanti e meglio del solito, con la sua Caterham a ruote bloccate va a toccare Kimi Raikkonen per poi centrare in pieno il povero Felipe Massa.  Gara finita subito per il giapponese e per il brasiliano, che &egrave; inviperito e lo dimostra nelle prime dichiarazioni, finch&eacute; dall'analisi tecnica si scopre che in realt&agrave; &egrave; stato un altro problema a causare tutto: il difettoso funzionamento del cosiddetto brake-by-wire, cio&egrave; il controllo elettrico del kers che in fase di recupero di energia influisce sulla frenata al retrotreno. E non sar&agrave; l'unica volta che questo elemento dar&agrave; problemi, nel corso della stagione.  Insomma, emergono subito alcuni "leit motiv" dell'annata: la complessit&agrave; generale delle monoposto 2014 che porter&agrave; spesso a defaillance pure "secondarie" dovute anche all'incapacit&agrave; di tenere davvero tutto sotto controllo; le problematiche pi&ugrave; specifiche del brake-by-wire, fra funzionamenti altalenanti e piloti che non lo digeriscono per come destabilizza la frenata; nonch&eacute;, se proprio vogliamo valutare anche gli aspetti meno tecnici, la rinomata sfortuna di Felipinho che vedr&agrave; il brasiliano spesso coinvolto, pi&ugrave; o meno (in)colpevolmente, in incidenti che rovineranno un po' la sua pur bella stagione di "rinascita" in Williams.  Voi cosa ne pensate, su questi temi? Come l'avete vista?  Maurizio Voltini

Riviviamo i 10 episodi chiave della stagione conclusa, cominciando... dall'inizio: con la partenza in Australia e il tamponamento di Kobayashi a Massa

8 risultati per 'fatti'