&ldquo;Il 13 novembre 1994 &egrave; un giorno particolare nella carriera di Michael Schumacher&rdquo;. Inizia cos&igrave; il comunicato della sua manager, Sabine Kehm. Il 13 novembre di vent&rsquo;anni fa, ad Adelaide in Australia, Michael vinse il primo di sette mondiali di Formula Uno. Con la Benetton-Ford, battendo la Williams-Renault di Damon Hill in modo incredibile, come incredibile - e tragica - era stata tutta quella stagione.  Schumacher fin&igrave; fuori in una curva, in un attimo cap&igrave; che la vettura era danneggiata, si ributt&ograve; dentro e Hill, per cercare di superarlo, gli fin&igrave; addosso e ruppe la sospensione, ritirandosi ai box. Di quella domenica rimangono immagini impresse nella memoria: quelle di Michael che, tornato improvvisamente ragazzino, innaffiava i compagni di team con gavettoni a raffica. Mentre Hill rivedeva sconsolato le immagini dell&rsquo;incidente in tv.  &ldquo;Vogliamo prendere questa data come spunto per riattivare la sua homepage&rdquo;, scrive Sabine. La pagina di MIchael (www.michael-schumacher-de) per adesso &egrave; rimasta silenziosa. Da domani, gioved&igrave; 13, riapre. Questo non vuole dire, purtroppo, che ci siano novit&agrave; significative nel recupero del campione. La riabilitazione, a quasi undici mesi dall&rsquo;incidente, continua nella sua villa di Gland, in Svizzera. Ma i tempi, lo sappiamo, saranno molto lunghi.  Alberto Antonini

Con la ricorrenza del primo mondiale riapre gioved&igrave; 13 la homepage del campione

Schumacher 20 anni dopo

Continua sul sito ufficiale della Ferrari la rassegna video che mostra Fernando Alonso raccontarsi, affrontando gli alti e bassi della sua carriera, compresi i momenti e le motivazioni degli ultimi 5 anni nel team modenese. Ecco cosa dice esattamente il pilota asturiano al secondo di questi appuntamenti (qui il resoconto del primo). Le basi della carriera Quando riguardi indietro, cosa pensi osservando tutti i sacrifici che hai fatto per arrivare al vertice? &laquo;Quando guardo indietro sicuramente vedo della felicit&agrave;, della gioia, dei momenti che non avrei mai sognato di realizzare e che ho avuto l&rsquo;opportunit&agrave; e il privilegio di fare. Sicuramente hai dei sacrifici, hai delle cose che non hai potuto fare, o che avresti voluto fare ma non ce n&rsquo;&egrave; stata la possibilit&agrave;. Una vita anche pi&ugrave; normale, con gli amici di scuola, quelli di universit&agrave;; una vita sociale un po&rsquo; pi&ugrave; normale. Per&ograve;, come dico, ho avuto dei privilegi e ho vissuto delle cose che sicuramente mi hanno portato delle grandi soddisfazioni. E se guardo indietro vedo solo cose buone&raquo;.  A che punto della tua carriera hai capito che stavi diventando un pilota veramente forte? &laquo;Mah, in nessun punto. Penso che quando arrivi in Formula Uno&hellip; Io mi ricordo bene anche il mio primo anno in Minardi: pensavo, anche parlando con la mia famiglia, di correre quell&rsquo;anno e cercare di farlo bene, perch&eacute; se l&rsquo;anno dopo non continuavo o non mi rinnovavano il contratto, potevo dire per tutta la mia vita che avevo corso un anno in Formula Uno. Quello era il mio punto di vista in quel momento. Non pensavo mai di arrivare pi&ugrave; lontano di l&agrave;. Poi &egrave; arrivato un campionato del Mondo e la stessa cosa: &ldquo;Un giorno dir&ograve; che sono diventato campione del Mondo della Formula Uno&rdquo;. Ma non pensavo pi&ugrave; avanti, non pensi che sei arrivato a un livello che la gente ti rispetta&raquo;. Gareggiare: come e per chi Qual &egrave; la gara ideale per te: un Gran Premio dominato dal primo all&rsquo;ultimo giro in cui dimostri di essere superiore a tutti, o uno vinto all&rsquo;ultimo dopo molti duelli ma anche magari con un po&rsquo; di fortuna? &laquo;Il Gran Premio ideale &egrave; quello che vinci, non importa se non domini dal primo all&rsquo;ultimo giro o se sorpassi all&rsquo;ultima curva. L&rsquo;importante &egrave; vincere. Tutti avranno diversi gusti, diversi feeling in quel momento esatto, e tutti lo vivono intensamente. La vittoria &egrave; molto pi&ugrave; importante del modo in cui la ottieni&raquo;.  &Egrave; vero che gareggiare per la Ferrari &egrave; diverso dal farlo per qualsiasi altro team? Secondo te perch&eacute;? &laquo;Penso che la Ferrari &egrave; una squadra storica, una squadra che &egrave; stata sempre in Formula Uno e che ha avuto sempre qualcosa di speciale. &Egrave; il mito Ferrari, una passione, un modo di correre sicuramente unico, con grande voglia di vincere e con grande passione. Non solo da un gruppo di meccanici e ingegneri che lavorano in Ferrari, ma da tutto un Paese come l&rsquo;Italia che &egrave; dietro a un marchio cos&igrave; potente. Correre per la Ferrari &egrave; sempre pi&ugrave; emozionante, &egrave; sempre pi&ugrave; passionale che per altre squadre, e questo lo rende sempre molto attrattivo&raquo;. I momenti "top" prima e dopo Infine, qual &egrave; stato il giorno pi&ugrave; bello della tua carriera in Formula Uno, e qual &egrave; stato il giorno pi&ugrave; bello della tua carriera in questi 5 anni in Ferrari? &laquo;Il giorno pi&ugrave; bello in Formula Uno penso sia stato nel 2005 in Brasile, quando ho vinto il campionato del Mondo. Era il primo campionato del Mondo e sicuramente in carriera &egrave; un momento indimenticabile. In questi cinque anni in Ferrari il momento pi&ugrave; bello &egrave; stato, penso, a Valencia 2012: una gara che corri in casa, davanti al tuo pubblico, con tutta la mia famiglia l&igrave;. E si partiva undicesimi, non ti aspetteresti mai di vincere una gara partendo cos&igrave; indietro. Ma tutto &egrave; andato perfettamente quella domenica e sicuramente &egrave; stato un momento di massima felicit&agrave;&raquo;.

Secondo appuntamento sul sito Ferrari col pilota spagnolo che si racconta spiegando i momenti clou della sua carriera e le attrattive della Scuderia

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