L'editoriale del Direttore: Caschi & Volanti, che galà

L'editoriale del Direttore: Caschi & Volanti, che galà

Tutto pronto per la grande serata dei Caschi d'Oro 2022

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Andrea Cordovani

20.12.2022 10:24

Questi sono giorni di autentica passione per Autosprint e ACI. Il Grande Galà della Festa dei Caschi d’Oro e dei Volanti dell’Automobile Club Italia è pronto ad andare in scena con un’emozionante serata. Una Notte da Oscar con le Grandi Eccellenze del Motorsport tricolore. Nel solco della tradizione per il nostro (vostro) settimanale da corsa che dura ormai da 56 anni. E stavolta sarà ancora più dolce e pieno di significati. L’appuntamento è per mercoledì 21 dicembre a Bologna, proprio lì dove tutto è iniziato nel 1966, grazie alla geniale intuizione del megadirettore-galattico Marcello Sabbatini e di Luciano Conti, editore e fondatore del giornale che proprio in quei giorni avrebbe assunto cadenza settimanale.

Ed è dolcissimo in questi giorni lasciarsi andare sull’onda dei ricordi. Sì perché i Caschi d’Oro sono un’icona. E se tutto questo è stato possibile occorre andare alla radice della storia. Già, perché questo premio nasce dall’idea di Sabbatini che fece grande il settimanale.

Siccome la federazione automobilistica all’epoca non faceva nulla per graficare i tanti piloti che correvano ogni domenica ovunque nello Stivale, il Direttore che fece grande il settimanale decise che sarebbe stato Autosprint a premiare direttamente i corridori italiani. Ma con quale trofeo? Scartata l’idea di una banale coppa, fece disegnare a un orafo toscano che era stao incaricato del progetto, una statuetta prendendo come spunto l’analogo trofeo degli oscar del cinema. La statua venne realizzata in bronzo. Alta 32 cm, tre centimetri meno dell’Academy Award. Ma, a differenza di quest’ultimo, il pupazzo ha le braccia conserte invece che raccolte in avanti.

Ma soprattutto Sabbatini volle far montare sulla testa della statuetta un piccolo caschetto, il simbolo per antonomasia dei piloti. Il caschetto fu realizzato in oro massiccio, e un po’ per via del metallo nobile, un po’ perché in quel 1966 imperversava Caterina Caselli che era soprannominata casco d’oro, per via della capigliatura bionda, ecco che il trofeo di Autosprint fu subito ribattezzato Casco d’Oro.

La statuetta è ancora oggi nella sua forma originale del 1966; l’unica modifica nel corso degli anni è stato il caschetto d’oro che nel 1971 ha cambiato forma, diventando integrale per rispettare l’evoluzione dei tempi che nelle corse ha visto il casco integrale sostituire progressivamente il casco tipo aperto “jet”, in uso negli Anni Sessanta. Ma non è la forma e nemmeno il nome che hanno dato prestigio a questo premio, quanto il suo valore simbolico e la lunga tradizione, che risale agli anni ruggenti dell’automobilismo.

Il Casco d’Oro esiste da più di cinquant’anni. Il primo Casco Iridato fu assegnato nel 1966 a Jack Brabham e quello d’oro a Nanni Galli, giudicato il miglior pilota tricolore in quella stagione. Da al- lora tantissimi altri campioni del mondo di tutte le specialità delle quattro ruote da corsa hanno ricevuto il premio di Autosprint.

Non esiste altro premio automobilistico che abbia una tradizione così longeva e sia così ambito. Negli ultimi anni la fondamentale collaborazione dell’Automobil Club Italia ha rappresentato un supporto determinante di una manifestazione diventata evento. 

L’unione tra Caschi d’Oro e Volanti ACI ha fatto la forza di un appuntamento che mette l’Italia delle corse al centro della scena ed è destinata a regalare grandi emozioni. Sarà un’edizione in omaggio di un mito che ci ha lasciato da poco. La manifestazione del 2022 sarà l’occasione per rendere omaggio alla memoria di Mauro Forghieri, il direttore tecnico della Rossa tra il ’62 e il 1984, scomparso a novembre, ma il ricordo di ciò che è stato “Furia” sarà più vivo che mai.


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