L'editoriale del Direttore: Steiner si è tolto un peso

Si chiude una storia che va ben oltre le classifiche e i punteggi del campionato. Gene Haas è il padrone, Gunther era l’uomo di riferimento della squadra, quello che ha fatto accendere i riflettori sul team

Andrea Cordovani

15.01.2024 09:26

"Insopportabili". Gli ultimi mesi da team principal della Haas per Gunther Steiner sono stati pesanti. Difficili. Divisivi. La decisione del patron Gene Haas di sollevarlo dall’incarico è stata una liberazione, per il manager altoatesino, l’uomo che dal 2016 ha guidato il team americano, il grande collante per quella monoposto sulla quale c’è sempre stato ingegno italiano. Si chiude una storia che va ben oltre le classifiche e i punteggi del campionato. Gene Haas è il padrone, Gunther Steiner era l’uomo di riferimento della squadra, quello che ha fatto accendere i riflettori sul team: il suo modo di approcciare alle cose è diventato virale nella narrazione della F.1. Gli ultimi che diventano primi quando c’è da correre il GP nella vasca dei pescecani insieme a totem e colossi giganteschi. Dalla nascita fino all’altro giorno Gunther è stato il simbolo della Haas, tanto da oscurare la figura di patron Gene. Ci ha messo quella faccia un po’ così, quell’espressione un po’ così che hanno loro a Meran pronunciato con quella erre particolare che riporta subito dentro a rigogliose vallate. La grande popolarità innescata da Netflix, l’ha sempre un po’ spiazzato. "Roba da matti: l’altro giorno sono andato al supermercato: per fare la spesa ci ho messo tre ore. La gente mi ferma, vuole i selfie, mi tratta come fossi una star di Hollywood! Ma ti rendi conto?". Le telecamere, in queste stagioni, l’hanno inseguito ovunque dentro e fuori dal paddock. "Devo fare attenzione a non farmi scappare troppe parolacce".

Dall’Alto Adige, passando per il Belgio, il Regno Unito e la Germania, è sbarcato negli Stati Uniti ed è diventato un personaggio subito acclamato per quel suo modo di fare sempre diretto, senza tanti giri di parole. Una vita in giro per il mondo e ogni Natale il ritorno a casa, nella sua Merano, il luogo del cuore. Lì dove ci sono le sue radici più profonde ha sempre trovato il modo di ricaricarsi per poi tornare a dare battaglia su tutte le piste del pianeta. Gunther Steiner non ha perso una stilla del suo modo di essere, ha sempre trovato la sua grande forza nelle sue origini, nei piedi per terra e la testa bassa, l’umiltà come punto di riferimento. È rimasto sempre lo stesso di quando ai suoi inizi da meccanico nei rally, smetteva la tuta sporca e direttamente sul furgone indossava camicia, giacca e cravatta per andare a un colloquio di lavoro come quella volta che fu chiamato alla fine del RAC dal boss della Prodrive David Richards. Le corse gli hanno fatto sempre ribollire il sangue, ad accendere la sua passione le gare in salita, lungo i tornanti della Mendola. Il suo spirito racing è quello che gli ha fatto far breccia nel cuore degli appassionati, sia le nuove generazioni sia gli amanti del Motorsport vecchia maniera. Sembrava una storia senza fine quella con la Haas. E invece sotto il pelo dell’acqua ribolliva sempre più forte la lava di un vulcano in eruzione.

"È stata un po’ una sorpresa. Gene mi ha chiamato dicendomi che non voleva estendere il contratto in scadenza alla fine della stagione. Lui è il proprietario e se sei il proprietario di qualcosa, hai il diritto di prendere le decisioni che vuoi", ha sottolineato il meranese parlando nei giorni scorsi sul palco dell’Autosport International 2024 a Birmingham. Senza Gunther Steiner il team americano inaugura una nuova era. Potrebbero anche aprirsi scenari inaspettati. Serpeggiano le voci. "Nessuno è orgoglioso che la squadra sia decima. Non abbiamo avuto una buona stagione nel 2023, lo sappiamo tutti, ma secondo me quando si è giù non è importante come si è caduti, ma come ci si rialza". ha chiarito Gunther aggiungendo: "Non conosco i piani di Gene Haas per il futuro. Non li ha condivisi con me, e tra l’altro non è obbligato a farlo, voglio che anche questo sia chiaro". Infine l’affondo: "La F1 è cambiata molto, soprattutto dopo il periodo Covid. Tutte le formazioni si stanno adattando ai mutamenti, chi dal 2022 e chi dall’anno scorso. Ognuno si sta rafforzando e investendo nel futuro. È importante pensare a come operare con i soldi del budget cap: come si può ottenere il massimo per rendere la macchina più veloce? Di solito si investe andando in questa direzione".

In questo numero di Autosprint vi raccontiamo della rivoluzione in casa Haas che apre diversi interrogativi in chiave futura e fa parlare l’inverno sempre abbastanza silente della F.1. L’unica cosa certa è che il Circus, almeno per il momento, perde un personaggio come Steiner, un cardine della narrazione dei GP in queste ultime stagioni, uno sempre diretto, senza filtri e finzioni. Il futuro è tutto da scrivere ma dentro a questa pausa, Gunther ritroverà nuove motivazioni. Quelle che in questi ultimi mesi insopportabili sono venute a mancare. Perché non sono sempre state rose e fiori con Gene Haas. E alla fine il bubbone è scoppiato. Per il team americano, che nel frattempo pare abbia ridotto gli investimenti anche con Dallara, si apre una nuova pagina, tutta ancora da scrivere e con un finale che potrebbe portare a nuove sorprese.


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