Hamilton racconta Lewis

22.06.2010 ( Aggiornata il 22.06.2010 15:56 )

A Montreal si è messo in tasca la seconda vittoria di filla e ha consolidato la propria leadership nel ondiale, sfruttando una giornata-no delle Red Bull di Webber e Vettel. Adesso Lewis Hamilton punta su Valencia, il circuito cittadino del Gran Premio d’Europa. Dunque, dopo un inizio a basso profilo, l’inglese è uscito allo scoperto.
Ogni anno ¬– racconta – l’obiettivo è naturalemente quello di disporre della monoposto migliore. Poi si scopre che altri hanno lavorato meglio. Nel 2007 e anche nel 2008, noi della McLaren eravano subito veloci. L’anno scorso non conta, la monoposto era un disastro. Prima dell’inizio di questo campionato sapevo che la vettura era buona, ma ero pure consapevole delle potenzialità della Red Bull. Non avevamo invece considerato di avere così tanti alti e bassi nelle prestazioni, nelle prime due gare”.
Il rapporto con Jenson Button, compagno di team e campine del mondo in carica: “Quando il capo della McLaren Martin Whitmarsh mi chiese che cosa ne pensassi di Jenson, gli ho detto che lo consideravo un pilota forte, ma che le decisione spettava soltanto alla squadra. Ci piace allenarci, ci piacciono le donne”.
Che reazione hai avuto quanto ti hanno detto che la monoposto era dotata del sistema “F-Duct” per mandare l'ala posteriore in stallo? "Nessuna reazione. È un dispositivo intelligente, e subito abbiamo compreso che aveva un potenziale enorme. All’inizio era difficile usarlo, adesso invece non è neppure faticoso”.
Che cosa ne pensi degli ordini di scuderia?
“In Formula 1 non ci sono ordini di squadra. Vogliamo tutti vincere. Quando con me alla McLaren correva anche Fernando Alonso lui rispettava comunque il fato che io ero veloce, che la cosa gli piacesse oppure no. Io facevo altrettanto. Se eravamo in lotta tra noi, non ci siamo mai scambiati cortesie, ma sempre con manovre sensate, senza atteggiamenti aggressivi che provocano problemi”.



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