Webber: crisi telaio o altro?

29.03.2011 ( Aggiornata il 29.03.2011 12:39 )

È abbronzato, eppure sembra l’effigie di se stesso al museo delle cere. Una figura sbiadita, sfocata. Mark Webber, a Melbourne, ha faticato a mobilitare il suo pubblico, ma soprattutto a motivare se stesso. Quel quinto posto del 2002, alla gara d’esordio con la Minardi, sembrò allora un miracolo e oggi appare una maledizione. Domenica, Mark è riuscito a eguagliarlo, ma non a superarlo. Il suo miglior risultato finora sul circuito di casa. Che cosa c’è che non va? Chris Horner, capo della Red Bull, ha fatto riferimenti allo stile di guida dell’australiano. Non è servito neppure adottare la tattica delle tre soste con le gomme a mescola dura montate dopo il primo “pit stop”, visto che Mark lamentava problemi di aderenza.

Dopo la gara, quindi, la Red Bull ha cercato di capire se il problema non fosse sulla monoposto. Normale che nelle prove libere del venerdì ci fossero differenze fra lui e Vettel, perché uno usava il Kers e l’altro no. Ma già dopo le qualifiche, Mark si era lamentato: «C’è qualcosa che dobbiamo capire». E domenica sera ha rincarato la dose: «Non è normale che io non riesca a tenere il ritmo di quelli davanti. Io ho dato il massimo ma in cambio non ho attenuto molto. E quando ho perso la posizione ai box su Alonso, la mia gara è praticamente finita».

C’è qualcosa che non va, nel telaio della Red Bull dell’australiano, oppure nel motore fornito dalla Renault? Rispetto a Vettel la velocità massima – nessuno dei due ha utilizzato il dispositivo Kers – è inferiore, ma di pochissimo: 306,3 km/h contro 307,4. Forse c’è davvero qualcosa che non va nella scocca, o forse nelle sospensioni. Altrimenti saremmo di fronte a un bruttissimo segno, quello cioè di un pilota cui non serve neanche forzare per stare davanti al compagno di squadra. L’inizio della fine.

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