A un giorno dall’uscita nelle sale di
“Rush”,
Autosprint, stavolta in forze, con tutta la
redazione, ha preso visione in anteprima dell’
attesissimo film evento di Ron Howard. Ben
123 minuti di adrenalina diluita in una sorta di viaggio nel tempo che riemerge l’appassionato nell’epoca d’oro della
sfida di Hunt e Lauda, all’apice nella
stagione 1976, quella del rogo dell’austriaco al Nurburgring, del ritorno miracoloso a Monza e della sconfitta nell’uragano del Fuji, che
consegnò il titolo al rivale inglese, in un lago d’acqua e in un mare di polemiche.
Punto primo, il parere unanime di
As è che vedendo
“Rush” non ci si annoia. La trama incalzante, il montaggio frenetico delle immagini di corsa, la stessa caratterizzazione dei personaggi principali da parte dell’australiano
Chris Hemsworth -
James Hunt - e di uno straordinario
Daniel Bruhl, che praticamente clona
Niki Lauda, rendono la visione fluida, piacevole e ricca di stimoli di confronto e discussione, che accenderanno un dibattito vibrante, nei prossimi giorni, tra i race fans nostalgici e non.
Punto secondo, “Rush”
non è un documentario, ma una fiction diretta all’entertainment, cioè al divertimento puro. Tutto ciò che viene narrato sul grande schermo ha la possibilità di essere verosimigliante alla realtà posta alla base della storia, ma non necessariamente il dovere. Pertanto a poco serve sottolineare l’eccessiva caratterizzazione del
dualismo Lauda-Hunt, che in realtà mai raggiunse le vette di una sfida giurata e pluriennale, come sembrerebbe emergere dalla trama del film, mentre è lecito apprezzare lo sforzo del regista di riuscire a narrare, al di là della vicenda che lega i protagonisti, la civiltà perduta della
Formula 1 Anni ’70, nuda e cruda, per duri e puri, divisa tra rischi ed eccessi, vitalismo e tragedie.
Questo è
“Rush”:
spettacolo puro che farà divertire, discutere, dividere, confrontare gli appassionati, così come è già accaduto all'interno della
redazione di Autosprint. Proprio come quella
fantastica stagione 1976, che ora magicamente rivive. C'è qualche incongruenza storica, come ad esempio la scarsa attenzione prestata al ruolo di
Merzario nel salvataggio di
Lauda che, da protagonista che è stato nella realtà, all'interno della ricostruzione viene eccessivamente marginalizzato e ridotto al puro rango di comparsa.
A prescindere dal giudizio di ciascuno, da domani sera in poi, almeno e già in questo
il film-evento di Ron Howard la sua prima vittoria l’ha già ottenuta.
Mario Donnini