di
Alberto Sabbatini
Venti anni dopo tutti sappiamo come è morto Senna e perché. Ma non tutti ricordano chi per primo scoprì la verità su quel drammatico 1 maggio 1994. Fu
Autosprint a rivelare al mondo la causa dell'incidente e pubblicare lo scoop mondiale documentato dalla foto qui sopra: la famosa rottura del piantone dello sterzo sulla Williams di Ayrton Senna.
Quella verità che
la squadra tentò di negare fino all’evidenza e che il processo che seguì mesi dopo invece sancì come causa ufficiale dell’incidente.
Lo scoop di Autosprint fu ripreso e riconosciuto da tanti giornali dell’epoca. Perciò è incredibile scoprire che ancor oggi c’è chi, per ignoranza o presunzione, riscrive la storia a proprio modo. Uno di questi è un giornalista inglese, che in uno libro uscito di recente in libreria, anche nel nostro paese, sulla vita di Ayrton Senna, con tutta l’approssimazione di cui è capace certa stampa anglosassone, attribuisce candidamente la paternità dello scoop del piantone dello sterzo rotto a un... quotidiano francese.!
Mai fu scritta bugia più grossa. Per cui, per ristabilire il giusto ordine delle cose, voglio raccontarvi la
storia vera di come Autosprint - allora diretto da Carlo Cavicchi -
scoprì la rottura dello sterzo sulla Williams di Senna e tutto quello che seguì. Anche perché alcuni dei protagonisti diretti di quell’episodio lavorano ancora con noi, in redazione. Primo fra tutti,
Angelo Orsi, l’autore della fotografia dello sterzo rotto e abbandonato di fianco alla Williams che fece il giro del mondo e che trovate in queste pagine.
Orsi, il nostro fotoreporter, subito dopo l’incidente
era corso alla curva del Tamburello per fotografare i soccorsi a Senna. Amico personale di Ayrton, era preso dall’ansia per la tragica scena cui era davanti e non si soffermò a pensare alle inquadrature ma scattò a raffica. In quel momento la sua attenzione era tutta per il pilota ferito, non per i dettagli circostanti.
Solo l’indomani riprese in mano quelle fotografie. Fu allora che la redazione ricevette la telefonata di
Gabriele Tarquini, ex pilota di F.1 e all’epoca pilota Alfa Romeo nel turismo, che disse che dalla Tv
gli era sembrato di aver colto qualcosa di anomalo vicino alla monoposto. Ma non capiva cosa fosse. Orsi riprese le sue fotografie, le ingrandì a dismisura e in quel modo riuscì a scorgere, accanto ai piedi di Ayrton sdraiato a terra fra i soccorritori, il volante e il piantone dello sterzo insolitamente poggiati per terra.
Tarquini confermò subito che
non accadeva praticamente mai che il piantone dello sterzo potesse spezzarsi in un incidente, per quanto violento, vista la resistenza del tubo d’acciaio che lo forma. Ingegneri interpellati confermarono l’opinione di Tarquini. Poteva esser stata l’equipe di soccorso
a tagliare il piantone dello sterzo per estrarre Senna? Forse, ma uno dei medici, il dr. Salcito, confermò che non l’avevano fatto. Si erano limitati a togliere il volante dall’abitacolo. Quindi era già rotto. Se non l’avevano segato i soccorritori, se non si era rotto nell’impatto,
restava una sola spiegazione: che si fosse rotto prima dell’urto. E che proprio
quella rottura avesse innescato l’uscita di strada di Senna.
Autosprint lanciò la provocazione nel numero successivo in edicola dal titolo
”Il sospetto” e poi piano piano la storia assunse i contorni che conosciamo oggi. Le indagini, aperte proprio dalla rivelazione di Autosprint, appurarono che
i tecnici Williams avevano tagliato e risaldato grossolanamente il piantone per cambiarne l’inclinazione e migliorare la posizione di guida di Senna. Quella giuntura, sotto le sollecitazioni delle curve di Imola e le rappezzature dell'asfalto,
non resse agli sforzi e al 7° giro Senna si ritrovò con lo sterzo in mano e al Tamburello la Williams, invece di curvare, andò dritta verso il muro.