Già prima del via a
Monza se ne aveva la quasi matematica certezza (anche sulla base dei GP degli anni scorsi) e la gara non ha fatto che confermarlo: la
tattica migliore di cambio gomme nell’ultima corsa, la 13esima del Mondiale F1 e l’ultima su suolo europeo, era quella su
un solo pit-stop. Tanto che un unico pilota (
Gutierrez) ha effettuato
più di una sosta in gara. Infatti qui
a Monza un pit-stop in più rappresenta una perdita di tempo notevole (anche per l’elevatissima differenza di velocità fra chi percorre il rettilineo e chi la corsia box) peraltro non giustificata dal guadagno di avere gomme più fresche: la
Pirelli ha portato in questa occasione le
mescole più dure in gamma - la
medium bianca e la
hard arancione - soprattutto per via dell’
elevata velocità permessa dal tracciato brianzolo (
362,1 km/h in gara per Ricciardo, sulle più scorrevoli gomme hard) per cui al netto di errori in frenata o di eccessi in accelerazione,
i piloti non avevano problemi di degrado eccessivo, ma invece quelli opposti, come raggiungere la corretta temperatura di funzionamento in modo rapido.
Come sempre, però, c’è un limite a tutto: se n’è accorto
Sebastian Vettel, che per evitare una situazione di traffico sfavorevole ha optato per un “undercut” cambiando le gomme al 18° giro. Di conseguenza
ha portato al traguardo le hard percorrendo ben 35 giri (più di tutti con questa mescola) ma in ultimo le gomme proprio non ce la facevano più. Anche questo ha permesso a
Daniel Ricciardo di coronare la sua
splendida rimonta (dopo un inizio infelice) superando pure il compagno di squadra per il 5° posto finale; lui aveva sostato al 26° giro.
Al contrario dei piloti
Red Bull, i primi quattro al traguardo hanno sostanzialmente rispettato i suggerimenti pregara della
Pirelli, che consigliava di sostare al 23° giro. Così ha fatto
Felipe Massa 3°, con
Nico Rosberg e
Valtteri Bottas ai box al 24° giro, mentre il vincitore
Lewis Hamilton ha cambiato i pneumatici al 25° giro anche perché la “regola” nel team
Mercedes prevede che chi dei due è in testa decida per primo il momento del cambio gomme (e in quel momento c’era il tedesco).
In ogni caso tutti i primi dieci sono partiti con gomme medie -
Raikkonen 9° oltretutto con quelle nuove, essendo finito fuori dalla Q3 in qualifica - per effettuare la seconda frazione di gara con le hard. A questa scelta sono sfuggiti
Daniil Kvyat 11° e
Nico Hulkenberg 12°, partiti entrambi con le Pirelli hard nuove. Del tedesco della
Force India c’è da dire che avendo cambiato gomme al 19° giro è stato quello che ha percorso più chilometri con le medie, cioè 34 giri, mentre il russo della Toro Rosso (partito 21°) ha rispettato le indicazioni dei tecnici Pirelli effettuando il pit-stop al 30° giro: avendo effettuato con le gomme più morbide la frazione finale di gara (a vettura più scarica di carburante e quindi più leggera) ha anche ottenuto il giro più veloce con tale mescola, in 1’28”486. Però
Hamilton, pur con le hard, ha segnato 1’28”004.
Concludiamo parlando di
Kevin Magnussen, ma stavolta non relativamente alla penalizzazione di 5 secondi, bensì
per la rapidità sua e dei suoi meccanici al pit-stop:
record (a pari merito con
Maldonado) nella
sostituzione, in
2,6 secondi, e pure nella
percorrenza totale della pit-lane in soli
24”214.
Maurizio Voltini