La monoposto del futuro secondo Chevrolet

La monoposto del futuro secondo Chevrolet
La Chaparral 2X VGT è solo una concept virtuale, ma integra soluzioni tecniche attuali con altre decisamente futuristiche

08.01.2015 ( Aggiornata il 08.01.2015 17:37 )

Per questa concept di monoposto futura proposta dalla Chevrolet è stato addirittura riesumato il marchio Chaparral - e la cosa in sé non dispiace certo nemmeno agli appassionati più duri e puri - ma “purtroppo e per fortuna” non si tratta di una “vera” monoposto. Infatti quello della Chaparral 2X VGT è un progetto sviluppato solo per i videogame, nello specifico per Gran Turismo 6: la sua sigla sta infatti per Vision Gran Turismo. Insomma, si tratta di una vettura che va ad aggiungersi a quelle futuristiche con cui si può giocare sulla Playstation. Ma non è tutto qui: «Questo progetto è una visione audace e ambiziosa che dimostra come i team di design e progetto della Chevy sfidano le norme ed esplorano le tecnologie di domani - è stato detto da Clay Dean, direttore esecutivo del design avanzato - ed è anche un inno ad una partnership unica che ha aperto la strada a tecnologie innovative che vengono utilizzate oggi in pista e su strada». Si fa riferimento in particolare all’accordo stipulato da più di 45 anni fra la Chaparral Racing e il reparto ricerca e sviluppo della Chevrolet. Ideata senza dover sottostare a particolari regolamenti, giusto come sfida concettuale, la Chaparral 2X VGT unisce tecnologie attuali e futuristiche. Così a elementi già sviluppati come scocca in fibra di carbonio, sistema propulsivo interamente in lega leggera, trasmissione automatica da corsa e aerodinamica attiva, vengono aggiunte nuove tecnologie e nuovi materiali. Fra queste, non solo la particolare forma, ma pure il sistema propulsivo al laser, ispirato a tecnologie che si stanno sviluppando per i viaggi spaziali (ma anche per gli aerei) del futuro. Sembra di parlare di fantasie alla Star Trek, ma si tratta di qualcosa di ben più vicino alla realtà: un laser da 671 kW, montato in posizione centrale posteriore e alimentato da un pacco di batterie a ioni di litio, emette fasci di luce pulsata focalizzandoli in una camera dove di conseguenza si creano onde di pressione di forza notevolissima. Queste confluiscono in un generatore ad aria in grado di fornire fino a 900 cv di spinta, così da assicurare (almeno nella teoria e nel gioco) una velocità massima di circa 385 km/h e un’accelerazione da 0 a 100 orari in soli 1,5 secondi. La posizione del guidatore sarebbe prona, con braccia e gambe dirette verso le ruote anteriori e posteriori in modo da avere un controllo più diretto e intuitivo, consentendo strategie attive di gestione assieme a funzioni aerodinamiche manovrate direttamente dal driver. «È come adattare una “wing suit” (quella adottata da certi paracadutisti, ndr) alle forme di una vettura da corsa, per volare molto bassi sull’asfalto», è stato descritto dal supervisore al progetto Frank Saucedo. Così si ottiene downforce quando serve e senza ricorrere ad ali convenzionali, riducendo pure i pesi. Allo stesso fine tutto è ridotto al minimo indispensabile: per esempio, la strumentazione è assente e i dati vengono proiettati direttamente sulla visiera del casco. Tutti fattori che migliorano maneggevolezza e tenuta senza necessità di ricorrere a ruote enormi, qui su cerchi da 17 pollici. Tutta teoria? Intanto allo scorso Los Angeles Auto Show è stata presentata questa monoposto nella sua forma fisica, e non solo virtuale… Maurizio Voltini  

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