Fino allo scorso autunno la visione della Formula Uno di
Maurizio Arrivabene era uno sguardo fortemente orientato sul marketing. Non c’è quindi da sorprendersi se, quando il discorso si sposta sul fronte economico,
il team principal delle Ferrari mette sul tavolo la sua esperienza e parla con cognizione di causa.
«Se un team ha un certo peso negli accordi contenuti nel Patto della Concordia – ha spiegato
Arrivabene in un intervista ad Autosport –
è perché senza quella squadra mi piacerebbe vedere quali risultati otterrebbe la Formula Uno. A Melbourne ho visto che il 60 o 70 per cento delle bandiere in pista erano di tifosi della Ferrari, e parliamo di una località bel lontano dall’Italia. Questo è il motivo per cui la Ferrari ha un valore che non è paragonabile ad altri team».
«No, non riesco a immaginare la Formula Uno senza la Ferrari – ha proseguito
Arrivabene –
vorrei proprio vedere quante persone sarebbero in pista in un Gran Premio senza le rosse. Ho sempre detto prima che la Ferrari è la Formula 1. Se qualcuno ha dimenticato questo aspetto, è meglio che si aggiorni un po’».
Le immagini del trionfo Ferrari in Malesia
Arrivabene ha risposto anche a chi crede che
in Formula Uno solo ex-piloti o ex-tecnici/meccanici siano in grado di gestire una squadra:
«Ho la fortuna di avere il miglior capo, ed anche maestro, che qualsiasi manager sogna di avere. Questo non vuol dire che ti permette di operare come vuoi, anzi. Pur essendo una persona semplice, Sergio Marchionne è molto deciso in alcune decisioni ed ha una visione strategica incredibile. Quindi, è meglio ascoltare e imparare il più possibile, perché penso che avere uno come lui come “ boss” sia un lusso. C'è un'altra parte della sua personalità, fuori dal business, che ho scoperto recentemente e mi ha colpito molto. E’ un vero e proprio tifoso della Ferrari! Per me è stata una bella sorpresa quando l’ho sentito parlare della squadra: si avverte subito la suo passione».
«Tornando al mio ruolo – ha concluso il
team principal del Cavallino -
non posso certo contestare James Allison nelle sua scelte tecniche, ma posso parlare e confrontarmi con lui. Se, per esempio, credo che una sua scelta possa creare un potenziale problema per la squadra, o se sento che qualcosa sta andando storto nel gruppo, allora intervengo. Questo è il lavoro che un team principal deve fare. Un direttore generale di una società al di fuori della Formula Uno, non lavora nel reparto Ricerca e Sviluppo, e non è necessariamente un ingegnere. Ha bisogno di essere, prima di tutto, un manager».
Roberto Chinchero