GP Cina: Gutierrez e il rischio graining

GP Cina: Gutierrez e il rischio graining
Il messicano presenta il circuito di Shanghai e Allison indica la ricetta vincente per una Ferrari competitiva

08.04.2015 ( Aggiornata il 08.04.2015 13:00 )

A guardare l’esito del Gran Premio di Cina dello scorso anno, al popolo ferrarista appare legittimo sognare in grande. In fondo, se Alonso con quel disastro che era la F14-T riuscì a concludere terzo, Vettel e Raikkonen possono ambire a ben altri traguardi, vista la SF15-T che si ritrovano. Ma è un’equazione ancora tutta da verificare, a partire da venerdì si potrà tracciare un quadro verosimile dei valori in campo a Shanghai, dove la pressione è sulle spalle Mercedes. Devono rispondere in maniera convincente dopo la battuta d’arresto malese, mentre a Maranello nelle parole di tecnici e piloti si predica una certa cautela. Lo fa anche Esteban Gutierrez: «Si tratta di un circuito molto diverso da quello malese, sia per quanto riguarda l’aspetto tecnico che il clima. A Shanghai ci sono molte curve veloci, come per esempio la curva uno o come quella che immette sul lungo rettilineo finale. Questo, sommato al fatto che solitamente a Shanghai troviamo un clima piuttosto fresco, fa lavorare gli pneumatici in condizioni molto diverse rispetto a Sepang».
Ritrovarsi con una monoposto perfettamente bilanciata sarà fondamentale per gestire l’usura delle coperture anteriori. La minaccia che incombe è quella del graining, al pari di un degrado accelerato sulla copertura anteriore sinistra e le posteriori. Visto il lavoro portato avanti dalla Pirelli, in funzione di una distribuzione del calore più uniforme sulla superficie, quest’ultime dovrebbero riservare minori problemi. «In Malesia abbiamo avuto il vantaggio che alle alte temperature le nostre gomme avevano un degrado molto basso. In Cina, invece, ci saranno molti meno gradi sull’asfalto e ci saranno dei punti di frenata particolarmente importanti: alla fine del lungo rettilineo, addirittura, si decelera da 330 chilometri orari a 60 in circa centoventi metri. Si tratta di una buona opportunità di sorpasso, ma se non si trova un buon bilanciamento della vettura, si può verificare il fenomeno del graining in pochissimi giri», spiega il messicano. Cautela comprensibile, quella espressa in Ferrari. Restano i punti di forza sui quale costruire il week end, a partire dalla velocità di punta allineata ai motorizzati Mercedes. C’è, inoltre, un ambiente che può lavorare con maggior serenità, come spiega James Allison: «Devo assicurarmi che dalle spalle di chi lavora sia tolta la pressione di dover ottenere un risultato nella settimana successiva, lavorando invece su scadenze leggermente più spostate in avanti, che ti permettono di avere le mani libere e fare un buon lavoro». Il direttore tecnico riconosce i meriti al team di lavoro, più che a se stesso, per quelli che sono i risultati della Rossa in questo avvio di campionato: «Non ho disegnato un singolo pezzo di questa macchina, ci sono tante persone di talento che lo fanno», riporta Autosport. «Se ho un qualunque compito, è quello di dire su quali pezzi vale la pena riporre tanti sforzi». La mentalità di Allison, quella di lavorare su orizzonti temporali a medio e lungo termine si era svelata già lo scorso anno, quando alla vigilia di Montecarlo aveva tracciato il sentiero da seguire e quali obiettivi realisticamente si potevano raggiungere a uno e due anni. «E’ dura fare qualcosa con un orizzonte di due o tre mesi, devi costruire un programma nei mesi e anni, anziché settimane». E non si tratta esclusivamente di scelte tecniche, bensì anche nell’organigramma delle risorse umane, settore nel quale a Maranello hanno azzerato tutto per ripartire: «Ogni cambiamento non è stato fatto con leggerezza men che meno è stato semplice. Ma sono stati fatti guardando al lungo termine, assicurandoci di avere un team di persone nei posti sui quali sappiamo poter costruire il futuro e renderci sempre più forti». Fabiano Polimeni

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