Warwick: piloti sono oggetti da PR tirati a lucido

Warwick: piloti sono oggetti da PR tirati a lucido
Si unisce al coro di critiche per gli attuali regolamenti e scatta il confronto con la F1 del passato

30.04.2015 ( Aggiornata il 30.04.2015 12:38 )

Ha il non poco invidiabile primato di non piacere praticamente a nessuno. La lista di quanti sono a dir poco contrariati dalle regole vigenti in Formula 1 e dalla direzione in cui si muove la serie, si arricchisce dei commenti di Derek Warwick, ex pilota e più volte steward della Fia. Quali siano le opinioni di Paul Hembery e Mark Webber, abbiamo avuto modo di conoscerle recentemente, grossomodo tutte in una direzione: «Serve cambiare qualcosa per rendere la Formula 1 appassionante e i piloti percepiti come gladiatori», la critica di Warwick. Volendo restare in un’ambientazione romana, sono le “bighe” a dover cambiare. «Comprendo assolutamente il principio che sta dietro alla limitazione dei motori e dei cambi, ma sta uccidendo lo sport per le televisioni e gli spettatori. Gran parte dei piloti fanno solo 10 giri nelle prove perché devono risparmiare qualcosa, che sia il motore, la power unit, il cambio ecc…», dice agli australiani di Sportal. Limiti oggettivamente necessari se non si vuole andare incontro a un’escalation ulteriore dei costi, quella che si aprirebbe se venissero lasciati liberi i team di impiegare power unit in quantità: un indizio di quanto sia gravoso anche un solo motore in più nel budget dei piccoli team si è avuto in Bahrain, quando si è discusso dell’ampliamento al quinto motore stagionale, per il quale sborsare un altro milione e mezzo al fornitore. «I regolamenti stanno creando un ritorno di fiamma: il principio è giusto, ma servono delle modifiche. Al momento non vedo i piloti come gladiatori, piuttosto come macchine da PR tirate a lucido; sono grandi piloti, fortunati abbastanza da guidare monoposto da gran premio», sottolinea. Non vuole passare per nostalgico Warwick, tuttavia costretto ad ammettere quanto fosse diverso “ai suoi tempi”: «allora le macchine erano delle belve da domare, avevamo 1600 cavalli e un carico che ti faceva schizzare fuori gli occhi dalle orbite. Uscivamo dalle monoposto fisicamente e mentalmente distrutti, mentre questi ragazzi sembrano aver fatto appena due giri dell’isolato». Probabilmente andrebbe aggiunto anche il diverso stato di preparazione fisica e i metodi di allenamento ai quali si sottopongono i piloti oggi in griglia, dettaglio che “ai tempi di Warwick” era appena agli inizi e curato da pochi. Inevitabilmente il paragone ricade sul buon Max Verstappen, passato senza troppi problemi dalle serie propedeutiche alla F1: «E’ un esempio perfetto di quel che dico: salta su una macchina da gran premio ed è veloce da subito. Fanno un test e in 10 giri sono a 2 decimi dal leader: questo non accadeva quando correvo, per cui le macchine odierne devono essere più semplici da guidare. Abbiamo bisogno di fare un passo indietro e guardarci prima che sia tardi». Fabiano Polimeni

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