Sauber e i costi in F1: sia terreno florido per tutti

Sauber e i costi in F1: sia terreno florido per tutti
Monisha Kaltenborn parla di ripartizione dei proventi e di modifiche regolamentari da introdurre con accortezza

23.07.2015 ( Aggiornata il 23.07.2015 09:54 )

Monisha Kaltenborn è tra quanti, a più riprese, si sono esposti (e lamentati) per la mancanza di provvedimenti sul fronte del contenimento dei costi in Formula 1 e su una più equa redistribuzione tra i team dei proventi generati. Torna a farlo tirando in campo anche quelle che dovrebbero essere, a suo avviso, le modifiche sul piano regolamentare. «Da un lato sentiamo la necessità di semplificare il regolamento tecnico, il che aumenterebbe anche la competizione. In passato abbiamo visto come si debba essere accorti nell’introdurre cambiamenti, perché fino a oggi le disposizioni tecniche hanno solo comportato costi superiori e possiamo provarlo con molteplici esempi nel passato», ha dichiarato il team principal Sauber a Motorsport.com. Nei mesi scorsi aveva invocato un alleggerimento del costo delle power unit per i team clienti, nello specifico “eliminando” la componente di ricerca e sviluppo, lasciandola per intero a carico dal motorista. Secondo la Kaltenborn, sul versante tecnico «(l’ex) presidente Mosley aveva alcune idee interessanti, come un tetto ai costi con libertà tecnica al loro interno». Formule mai concretizzatesi, con una “promessa”, fatta dall’attuale presidente della Fia, Jean Todt: tra gli impegni della Federazione, quello di incidere sui costi e renderli sostenibili anche per i piccoli team. Questioni tecniche a parte, l’altra via per dare respiro alle scuderie in apnea finanziaria passa dalla redistribuzione dei proventi. «E’ il detentore dei diritti commerciali a essere responsabile degli accordi e dobbiamo assicurarci, al pari degli altri sport, che per tutti ci sia un terreno florido. Se ci raffrontiamo al calcio, lì non ci sono certe discussioni, ci sono i grandi team e quelli piccoli, ma nessuno soffre a tal punto. I grandi comprendono la necessità di tenere dentro le squadre più piccole e c’è una ripartizione che permette a tutti di vivere su un piano sostenibile e accettabile», ha concluso Kaltenborn. Fabiano Polimeni

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