Wolff: l’ibrido è il futuro. F1 deve aggiornarsi

Wolff: l’ibrido è il futuro. F1 deve aggiornarsi
Il manager spiega quanto sia importante la categoria per Mercedes e suggerisce gli interventi per un prodotto più moderno e fruibile

11.01.2016 ( Aggiornata il 11.01.2016 15:04 )

Hanno ancora fame e voglia di continuare il dominio delle ultime due stagioni, in Mercedes. Parola di Toto Wolff. Più che le mire sulla stagione 2016, necessariamente di vittoria, dell’intervista rilasciata agli austriaci di Tiroler Tageszeitung è interessante per la visione regala dello sport. Detto dei propositi agonistici - «Il “compiacimento” non ci appartiene, abbiamo 50 ragazzi tutti tarati per dimostrare a tutti di poter essere ancora per diversi anni i campioni» - è un Wolff che commenta anche le parole di Bernie Ecclestone, certo non tenero sul finire del 2015 con Mercedes e Ferrari: «Dalla prospettiva di Ecclestone, lo capisco: ha bisogno di vendere un intrattenimento di prim’ordine ed è per questo che l’era-Mercedes non è l’ideale. Tutto ciò che fa Bernie va preso seriamente, gli altri però lo seguono a ruota e li vedo come dei cani che abbaiano ma non mordono. Stiamo provando a raggiungere un compromesso e non possiamo comportarci in modo intransigente, guardando solo a noi stessi: la piattaforma Formula 1 dev’essere attrattiva». Tra le critiche mosse da Ecclestone alla Mercedes, quella di essere un grande costruttore che potrebbe fare come tutti gli altri in passato: lasciare la Formula 1 non appena le vittorie verranno meno. Visione non condivisa da Wolff, che rilancia con l’elemento motorsport nel Dna Mercedes: «Tra noi e Toyota, Bmw e gli altri c’è qualcosa di diverso: la prima Mercedes mai costruita era una macchina da corsa, le competizioni fanno parte del nostro Dna». E i trionfi degli ultimi anni sono stati un moltiplicatore enorme di visibilità e promozione. Quantificarlo? «Ci sono dati precisi, nell’ultima stagione abbiamo generato 3 miliardi di dollari di valore pubblicitario; significa che avremmo dovuto investire una tale cifra in pubblicità televisiva e sulla stampa per ottenere un risultato simile a quello avuto con l’impegno in Formula 1 e la visibilità rappresentata da una piattaforma globale di vertice». Una vetrina migliorabile, che non può prescindere tuttavia da un elemento: quello dell’architettura ibrida. «Eccezion fatta per l’era turbo degli anni Ottanta, abbiamo i motori più potenti dell’era moderna, raggiungiamo le velocità più elevate sui rettilinei, ma vendiamo semplicemente male il prodotto. Si denigra questa tecnologia per interessi personali, da parte dei nostri avversari e anche di Ecclestone. Il futuro è ibrido! A questo sviluppo nessuno può sottrarsi. Un motore ibrido è più leggero, potente, efficiente e veloce di un convenzionale aspirato. Sui tempi più veloci che si facevano nel 2003-2004, ricordiamo che allora c’erano due fornitori di gomme e con quell’aerodinamica si andava dai 6 ai 7 secondi più veloci: oggi quasi arriviamo a quei tempi, ci fermiamo a 1”». Si dice fiducioso anche sugli interventi attesi tra un anno, quando l’incremento velocistico dovrebbe essere notevolmente superiore al progresso visto da un anno all’altro nelle ultime due stagioni. Non tralascia un altro aspetto, fondamentale, per rendere la Formula 1 avvincente e comunicarla al pubblico nel modo corretto: deve aggiornarsi ai tempi, non restare ancorata ai “riti” classici. «E’ importante riconoscere qual è il Dna dello sport, ma il mondo cambia a ritmi velocissimi, non esiste più il tradizionale “sedersi alla tv alle 14:00”. Trasmettere on demand, ovunque e in qualsiasi momento, ancor meglio se con pacchetti spezzettati, sui cellulari o l’iPad. Si deve trovare un modo di generare introiti, sviluppando idee insieme alle compagnie televisive: è la mia opinione, non sono un esperto. Poi alcune gare sono troppo lunghe e al tempo stesso andrebbe discusso il collocamento alle 14:00». Fabiano Polimeni  

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