Si potrebbe e si dovrebbe liquidare la
vicenda Vettel-Kvyat, per quanto successo in Cina alla prima curva, dicendo che è stato un
incidente di gara. La razionalità fa dire questo. Perché in una situazione convulsa come è la prima staccata di un Gran Premio dopo il via, è normale che
ci sia caos, che le macchine si spingano, che qualcuno entri duro, che un pilota ci rimetta la posizione oppure finisca per toccarsi con qualcun altro (come dietro è successo a Grosjean e Hamilton). Senza che si possa attribuire una vera responsabilità a qualcuno o trovare un “colpevole” da punire.
In fondo il termine ”
incidente di gara” è stato inventato proprio per sottolineare il concorso di colpa e non condannare nessuno. Come dire: una toccata, una collisione non è colpa o responsabilità di un pilota in particolare ma
della situazione di agonismo che è insita nelle corse automobilistiche.
A difesa di
Kvyat va detto che è entrato molto ma molto veloce all'interno di
Vettel, ma il varco c'era. E se Kvyat è riuscito a fare girare la macchina e
seguire la traiettoria, vuol dire che
non era affatto oltre il limite fisico di guida (come pensa Vettel) altrimenti avrebbe allargato per sottosterzo e non sarebbe riuscito a voltare.
Però a danno del russo c'è l'aggravante di quel
sorrisetto strafottente con cui Kvyat ha accolto le critiche di Vettel nel retropodio. Un sorrisetto che però a nostro parere non era di scherno ma
di sorpresa: forse il frutto del mix fra la gioia per il podio conquistato e nello stesso tempo lo stupore per la grinta con cui Vettel lo stava rimproverando. Probabilmente è anche quel sorrisetto che
ha infastidito ulteriormente Seb e ne ha esasperato la reazione.
Se vogliamo poi, nella vicenda non è stato del tutto incolpevole
neanche Raikkonen, perché è lui che ha sbagliato l'ingresso, ha
bloccato le ruote per non tamponare Rosberg,
è finito largo e poi ha cercato di rientrare in traiettoria sorprendendo lo stesso Vettel, inducendolo a correggere una prima volta la sua traiettoria. Anche se
Kimi è quello che ci ha rimesso più di tutti, quindi ha tutte le scusanti.
Però nel caso della
“quasi” collisione Vettel-Kvyat ci sono conseguenze e recriminazioni, sia agonistiche che psicologiche che non si possono ignorare. Vettel ha finito per
travolgere il compagno di squadra e rovinare la sua gara. Questo può averlo fatto sentire talmente in colpa (ed è vero perché
si è scusato più volte in gara via radio per l'accaduto) che ha esacerbato la sua rabbia contro Kvyat. Si sa quanto Vettel sia “aziendalista” ed essere stato proprio lui a
danneggiare la corsa dell'altra Ferrari, probabilmente ha ingenerato in lui un sentimento di cui deve inconsciamente scaricare la responsabilità ad altri.
Infine va tenuto presente che
i grandi campioni, com'era Senna, com'era Prost e com'è oggi Vettel, tendono in casi del genere
a salire un po' in cattedra per bacchettare i giovani irruenti e insegnargli il giusto rispetto agonistico nei confronti dei più esperti.
Quindi per Vettel non è stata una situazione facile. Perché si è sentito nello stesso tempo in cuor suo “colpevole” del danno causato all'altra Ferrari
sotto gli occhi del suo boss Marchionne, ma anche obbligato, come campione blasonato ed esperto a giudicare e rimproverare un ragazzino troppo arrembante (e forse pure arrogante) che voleva strafare. Proprio come fece il veterano
Senna a Magny Cours '93 contro l'aggressivo
Schumacher che lo aveva travolto in staccata.
È difficile in quei casi distinguere quanto la valutazione del pilota “esperto” e nello stesso tempo “giudice” di una vicenda di cui è parte in causa, possa essere
obiettiva e non invece di parte. E generata magari dal fastidio di
essere stato sorpreso e battuto in una manovra (il sorpasso) di cui si ritiene il depositario più autorevole. Cosa che Seb non ammetterà mai.
Infine curiosa l'analogia tra il caso
Vettel-Kvyat e la pace armata
Senna-Prost a Monza di 25 anni fa. Il giornalista che faceva le interviste sul podio, in Cina, s’è complimentato con Vettel e Kvyat per essersi stretti la mano a fine gara. Proprio come successe a Monza 1990 fra Prost e Senna quando furono indotti a darsi la mano per seppellire le polemiche. Ma quella volta Ayrton strinse controvoglia la mano che Prost gli aveva allungato, tanto che due mesi dopo
buttò fuori pista il francese a Suzuka. Speriamo non succeda lo stesso fra Vettel e Kvyat nei prossimi Gp. Anche se ora i tempi sono cambiati e probabilmente
la polemica si spegnerà presto. Anche perché il carisma di Vettel e Kvyat e anche il loro livello sportivo è ben diverso fra loro di quanto era quello Senna-Prost.
Alberto Sabbatini