Non è l’avvio di mondiale che ci si aspettava dal campione del mondo in carica, quello visto nelle prime tre gare del 2016. Una serie di eventi fa sì che
Lewis Hamilton si ritrovi con un
divario impensabile da Nico Rosberg,
36 punti pur avendo sempre dimostrato una velocità assoluta in qualifica. I guai, per Lewis, si sono manifestati tutti in gara, finora. Il tempo per recuperare c’è, ancora
18 appuntamenti davanti, ma l’inglese è il primo a rendersi conto che dovrà in fretta invertire la tendenza se vorrà restare in partita, valutazione peraltro estendibile alle Ferrari.
«Dovrò vincere le 18 gare restanti, sono contento che ci siano più gran premi quest’anno, mi lascia maggior spazio di recupero. Devo solo fare quel che ho sempre fatto. Nico ha guidato molto bene nelle ultime 6 gare, per me sarà una maratona e non uno sprint.
Non sono uno che, in generale, si spaventa, la paura genera negatività, dopotutto ho la macchina migliore e la squadra migliore, con ancora 18 gare disponibili», rilancia convinto.
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Ha perso il
titolo di miglior sportivo del 2015 ai Laureus Awards, andato a
Novak Djokovic e nel corso della serata a Berlino, ha aggiunto: «
Rosberg in questo momento è più veloce di me, ma anche io ho fatto bene con due pole, quindi non è finita. Devo capire cos’è andato male e perché, sono certo che anche i miei meccanici siano dispiaciuti per me. Siamo un grande team, più di 1.000 persone e io rappresento solo una maglia di una grande catena.
Ci sono stati dei guasti meccanici, ma si vince e si perde insieme, che si tratti di un mio errore o della sfortuna». Prima il cambio da sostituire, poi il problema all’ERS, guai di affidabilità dai quali la
Mercedes sembrava immune e si sono abbattuti tutti su
Hamilton, senza tralasciare le partenze tutt’altro che perfette, neo comune ai due lati del box.
L’approccio mentale resta quello positivo di sempre e l’inglese spiega:
«Non dobbiamo reinventare la ruota… In fabbrica abbiamo un simulatore e lì la squadra corse è tornata per riprodurre il week end e scoprire cos’è successo, io andrò anche in altri dipartimenti, in galleria del vento e dai ragazzi che lavorano al cambio. Sono sempre molto motivato, Nico è partito meglio di me quest’anno in due occasioni ma non ha dimostrato di essere complessivamente più veloce. Ho vinto due titoli da vanti a lui e la battaglia sarà dura, non finirà anzitempo».
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Dei temi che lo possono “preoccupare” al momento, senz’altro il mercato è quello di minor rilevanza. Alla cerimonia di Berlino si è favoleggiato di un
futuro in Ferrari, magari un giorno. Non è mai stato particolarmente attratto dal
Cavallino rampante, tanto da farne un passaggio obbligato per dare completezza alla sua carriera e anche stavolta aggiunge:
«Per un calciatore, giocare nel Real Madrid è l'obiettivo, per un pilota lo è correre per la Ferrari? Mai dire mai. La Ferrari è un team e un marchio storico, ma io sono partito a 13 anni e sono arrivato fino a qui. Sto correndo per la Mercedes, il miglior team del mondo, con una squadra fantastica, ed ho firmato un triennale. Sto bene dove mi trovo e non credo che se finirò la mia carriera senza guidare una Ferrari sarà un problema».