Anche a Hockenheim si cercherà di fare il massimo, ma sarà difficile colmare il gap, a prescindere dai cambiamenti nell'organico
Nella conferenza stampa del giovedì, Sebastian Vettel è stato il pilota che ha parlato più di tutti, anche perché coinvolto sia nelle domande generali che in quelle più specifiche. Come quella sul cambio alla direzione tecnica della Ferrari, relativamente al quale si chiede la sua opinione: «Non c'è molto da aggiungere a quanto già comunicato dal team - risponde Vettel - comunque Mattia è in squadra da parecchio tempo, la conosce come le sue tasche, per cui sono sicuro che le cose non cambieranno più di tanto. Sarà a capo della squadra e avrà tempo per influenzare lo sviluppo per il 2017, forse, però a quello stiamo già lavorando da tempo per cui non credo cambierà parecchio. In ogni caso c'è già un gruppo numeroso che si occupa di quel progetto, c’è ancora molto da imparare quest'anno e comunque sarebbe sbagliato dimenticarsi della stagione ancora in corso».
Gli si chiede anche di quando erano i tempi d'oro di Michael Schumacher e dell'influenza di ciò sul coinvolgimento degli appassionati tedeschi. «Credo sia stato il primo campione del mondo tedesco in F1, comunque la prima persona che ha reso davvero popolare la Formula Uno in Germania. Da tanto tempo non avevamo un eroe locale, e solo lui è stato così vincente, così creava grandi aspettative e riempiva gli spalti». Ma il calo di spettatori per il GP tedesco? «Ora la pista è diversa… Chiaro poi che negli ultimi anni la F1 non è stata altrettanto popolare per via della negatività sulla stampa e dei tifosi che seguono quella tendenza. Vero è che le macchine sono più silenziose, meno rumorose, e questo fa sembrare ci sia meno spettacolo. Invece in curva siamo veloci come non mai, ma non viene valutato. Un altro motivo infine è che i biglietti sono diventati troppo costosi».
Si passa quindi al ruolo di Marchionne e se con gli ultimi avvicendamenti si possa dire che nel team vi siano davvero le persone più adatte. «Sono cose di cui si è parlato molto, ma penso che in squadra abbiamo le persone giuste. La cosa positiva di Marchionne è vedere quanto sia coinvolto nel team: passa molto tempo con noi a Maranello, cerca sempre di capire cosa succede davvero. C'è stato un grosso cambiamento che non avrà impatto sul lavoro di domani, bensì su quello futuro, ma non credo ci saranno problemi di inesperienza e siamo contenti che ci sia Maurizio con noi».
Sia a Vettel che a Ricciardo viene quindi chiesto delle potenzialità delle rispettive monoposto nei confronti della Mercedes, e Seb risponde: «Credo che entrambi abbiamo le macchine che abbiamo e che ne siamo soddisfatti. Ci manca indubbiamente ancora qualcosa per mettere in difficoltà le Mercedes, diciamo dai 4 agli 8 decimi al giro a seconda della situazione, e questo gli permette di vincere con facilità. Ma noi cerchiamo di ottenere sempre il massimo dalle nostre macchine, se non fosse così altrimenti sarebbe inutile venire a correre». E qui a Hockenheim? «Credo che la natura di questa pista possa essere più adatta a noi che non quella dello scorso GP. Detto questo, sarà sempre la Mercedes a stare davanti. Noi cercheremo di reggere il loro passo, di mettere in pista la macchina più forte che possiamo, poi dipenderà da come si evolverà la gara. Ma se tutto dovesse andare per il verso giusto, dovremmo essere competitivi e puntare al podio».
Si discute anche del sistema di sicurezza Halo e del fatto che alcuni piloti non lo vedrebbero di buon occhio: «Sono un po' sorpreso, perché mi sembra non vi sia chiarezza su cosa vogliamo per il futuro. Eppure il 90-95% dei piloti aveva già votato a favore, non so se abbiano cambiato idea. Personalmente credo sia brutto da vedere, ma che nulla possa giustificare la morte di un pilota se evitabile. Sarebbe la prima volta nella storia dell'umanità che abbiamo imparato qualcosa da una lezione ma invece poi non facciamo nulla per migliorare». Sembra che al riguardo decidano più i team che non i piloti, gli viene segnalato: «In realtà credo che in questo caso la FIA possa fare quello che vuole, visto che la motivazione riguarda la sicurezza».
Infine si affronta il tema del comportamento in pista quando vengono esposte le bandiere gialle, evidentemente riferendosi alle qualifiche di Rosberg in Ungheria: «Non so, io ero davanti a Nico e anch'io ho alzato il pedale, evidentemente ho alzato troppo… Con le gialle dovresti avere cautela, se sono doppie cautela doppia. Comunque dopo quanto successo la settimana scorsa non credo dovremmo cambiare, ma mantenere lo stesso comportamento», chiosa quando sembra si suggerisca di tenere giù il gas in casi simili. Si parla del fatto che vi sarà una riunione fra i piloti per discutere del caso: «Vedremo come andrà questa discussione, di sicuro non sarà una cosa di 2 minuti. Se ne risulterà una sorta di protocollo da rispettare? Ci sono delle difficoltà: per esempio da quando sono stati aggiunti tutti i sensori dividendo la pista in microsettori, c'è stato un accordo verbale (ma non è sul regolamento) per cui si deve rallentare di 5 decimi in quello interessato. Quando invece nel passato non avevi questi sensori potevi giudicare l'intero settore. Alla fine dobbiamo capire fra noi quale dev'essere il limite da rispettare».
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