Via da FCA nel 2018 ma non da Maranello, per trasformare Ferrari in un vero marchio del lusso. Per Marchionne previsti bonus per 21 milioni di euro
GINEVRA. Aveva sempre detto che a fine 2018 avrebbe lasciato la FCA e tutti davano per scontato che questo addio comprendesse anche l’uscita dalla presidenza Ferrari. Invece al salone dell’auto di Ginevra, quasi a mezza voce, Sergio Marchionne ha fatto capire che resterà in Ferrari per almeno altri quattro o cinque anni. Via dalla FCA tra un paio d’anni al massimo, ma ben saldo in groppa al Cavallino almeno fino al 2021.
L’indiscrezione era nata la scorsa settimana, quando analizzando il report del bilancio 2016 diffuso dalla Ferrari, si era scoperto che a bilancio erano iscritti bonus forfettari sotto forma di azioni del valore di 28 milioni di euro (alla quotazione attuale). Bonus che verranno versati al presidente in tranches successive nei prossimi anni: l’ultimo pagamento è previsto nel 2021. Qualcuno ha fatto due più due e ha concluso che se Marchionne deve ricevere nel 2021 ancora soldi come benefit in base ai risultati ottenuti, vuol dire che a quella data non potrebbe essere “in pensione” da tre anni, ma ancora in carica. Posto di fronte alla domanda, al salone di Ginevra durante la conferenza stampa di rito, l’a.d. FCA (e Ferrari) ha ammesso la cosa in modo sibillino. “Siccome non ho uno stipendio ma ricevo solo incentivi per i risultati positivi del mio lavoro - ha spiegato - se voglio prendere l’ultima parte del mio compenso devo restare fino al 2021”.
Questo dimostra la teoria di alcuni mesi fa che voleva che Marchionne si fosse talmente appassionato al marchio Ferrari da voler continuare a fare il presidente del Cavallino anche dopo l’uscita da FCA prevista nel 2018, quando avrà 66 anni. Ma c’è un secondo motivo dietro la scelta: Marchionne vuole accompagnare la crescita del marchio Ferrari come azienda del lusso per fargli fare un enorme balzo in avanti n termini di valore di borsa. La sua tesi è che la Ferrari da costruttore di auto di lusso deve diventare un vero marchio del lusso, che costruisce automobili ma non soltanto: che realizza ogni altro tipo di attività legate al lusso. Come sono il gruppo LMVH (Louis Vuitton) e com’è Hermes. Aziende il cui valore di borsa non è più in proporzione al fatturato che producono, ma è immensamente superiore a causa del fatto di essere un marchio che opera nel settore del lusso.
Già, ma quali prodotti di lusso potrà fare la Ferrari sotto Marchionne a parte le automobili? Lui non lo sa ancora. “Non saranno certo t-shirt e nemmeno motoscafi, alberghi o elicotteri”, dice. Ma qualcosa col cavallino “made in Ferrari” Marchionne se lo dovrà inventare di sicuro per dare valore alla società in borsa. Ma gli serviranno alcuni anni per mettere a punto il progetto. Ecco perché Marchionne resterà a Maranello oltre la scadenza del 2018.
Intanto nei piani futuri c’è l’allargamento della gamma per andare oltre il numero delle 8mila auto vendute. L’ultima è la 812 SuperFast, GT sportiva con il motore V12 portato al limite degli 800 cavalli, presentata al salone di Ginevra e che ha un prezzo di listino di 292mila euro.
“Dobbiamo potenziare la gamma - dice Marchionne - uscire dalla logica della nostra storia passata legata solo a pochi modelli sportivi. Siamo condizionati dal nostro passato. E invece dobbiamo fare altri generi di auto per teovare clienti nuovi e diversi. Quali non lo so ancora: certo non un SUV perché non in linea con la dinamica sportiva delle nostre auto. Neanche una quattro porte è nella nostra indole. Non so ancora quali Ferrari costruiremo nei prossimi due o tre anni, ma dobbiamo allargare la gamma con prodotti nuovi e diversi. Solo così attireremo clienti diversi”.
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