Il pilota Ferrari, autore di una terza sessione di qualifica straordinaria, centra la 50esima pole in carriera mettendosi dietro Verstappen e Hamilton: "La lotta per il titolo non è più sotto il mio controllo ma daremo il massimo"
Una mitragliata sparata dalle labbra, quasi un rap celebrativo. Il muretto Ferrari comunica via radio a Sebastian Vettel che ha appena conquistato la pole del GP del Messico e il tedesco libera la propria gioia con una raffica di “BA-BA-BA-BA…”
“Grazie ragazzi, che giro” sospira Seb ai suoi. Ha ragione. Dopo un venerdì a ridosso di Mercedes e Red Bull e le FP3 concluse col terzo tempo, scommettere sulla pole di Vettel sembrava un azzardo. A maggior ragione osservando i tempi delle Q2, quando la SF70H è stata sverniciata dalla RB13 di Verstappen, autore di uno straordinario 1:16.524.
Ma nel momento decisivo l’olandese non è riuscito a migliorarsi, mentre il tedesco nel secondo tentativo ha tirato fuori un giro semplicemente perfetto: 27.213-29.403-19.872 i sui parziali nei tre settori. Tutti e tre da record, per un totale di 1:16.488 e un miglioramento di ben quattro decimi rispetto al proprio miglior giro in Q2.
Cinquantesima pole in carriera, quarta stagionale per Vettel, seconda per la Ferrari in Messico, 47 anni dopo Clay Regazzoni. Una bella soddisfazione, che tuttavia arriva probabilmente troppo tardi. A Hamilton è sufficiente un quinto posto per laurearsi campione: “Il risultato di oggi è veramente importante – dice Vettel sulla griglia al termine delle qualifiche -. La lotta per il campionato non è più sotto il mio controllo come avrei voluto, ma la Ferrari merita un risultato e faremo tutto quello che possiamo”.
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