Formula 1 Austria: Mercedes, peggio non poteva andare

Formula 1 Austria: Mercedes, peggio non poteva andare© sutton-images.com

Il ritiro di Valtteri Bottas segnala un'inedita fragilità, il muretto sbaglia nel momento cruciale e non richiama Hamilton in fase di VSC. I problemi di blistering e il ritiro di Lewis completano una domenica da dimenticare

Fabiano Polimeni

01.07.2018 18:18

Rischiava di essere Montreal la Caporetto Mercedes, con la power unit vecchia a fine vita. Invece, il Gran Premio d’Austria diventa storico, in negativo, per le due W09. Parcheggiate entrambe. Un evento, se il ritiro arriva per problemi tecnici. Andranno investigati i motivi che hanno portato Bottas e Hamilton ad alzare bandiera bianca. Nel caso di Lewis si sospetta un guasto alla pompa del carburante, con Bottas è sembrata cedere l’idraulica del cambio.

Mercedes è arrivata al Red Bull Ring con una veste completamente rinnovata, nuova aerodinamica, motore evoluto promosso al Paul Ricard, ma la spinta sull’acceleratore dello sviluppo cede una fetta importante in un mondiale così equilibrato: l’affidabilità. I ritiri, come gli errori dei piloti volendo cercare una corrispondenza nel rivale diretto per iltitolo, leggi Vettel, sono i due livellatori assoluti di una classifica Piloti di nuovo in sostanziale parità.

E se la tenuta imperfetta della Mercedes è una sorta di novità, purtroppo è un ripetersi quest’anno l’errore al muretto, la chiamata sbagliata sotto VSC. O meglio: la non chiamata ai box di Hamilton, che è il secondo colpo a vuoto del week end, sviluppato dal primo, il ritiro di Bottas.

Con le Red Bull e le Ferrari ad approfittare del vantaggio offerto dalla VSC ed effettuare due pit-stop in contemporanea, la corsa verso il successo in Austria di Lewis Hamilton – in pista nel primo stint con gomma Supersoft – è stata pesantemente condizionata dal pit ritardato.

Cambia gomme 9 giri più tardi, passa alle Soft e manca il passo gara. Ritmo assente, il sorpasso subito da Vettel, l’innescarsi del blistering, fino all’abbandono per un guasto. Non capitava dal Gran Premio di Malesia 2016. E pensare che la domenica di Spielberg era nata sotto altri, migliori, auspici: pronti, via e Lewis gira primo alla prima curva.

Per fortuna c’è la sua Silverstone ad attenderlo. Sette giorni e troverà il circuito sul quale riesce a esaltarsi e che esalta la W09. Con quei dubbi, pesantissimi, sulla fragilità mostrata negli ultimi due week end di gara, tra i problemi occorsi a Bottas al Paul Ricard, alla power unit Mercedes usata da Perez, fino al disastro odierno.

«Sto bene, è andata come è andata, non posso farci nulla. Adesso raccogliamo le forze, cerchiamo di capire qual è stato il problema e di correggerlo. I ragazzi ce la faranno», dice fiducioso Lewis.

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Fiducia sì, ma anche un confronto con le scelte del team. La strategia, in primis. La vittoria era già compromessa nel momento in cui si è deciso di non fermare il leader sotto VSC. «Ci sarà tanto da parlare, della strategia e dell’affidabilità. In quelle circostanze devi completamente affidarti ai ragazzi al muretto. Dovremo assolutamente lavorare tanto per capire dove abbiamo sbagliato, su entrambi i fronti. So che tutti nel team stanno vivendo un momento doloroso, ma dobbiamo prendere gli aspetti positivi del week end: siamo stati assolutamente i più veloci, avremmo dovuto vincere.

Gestire il blistering non è stato difficile, solo che cercavo di superare altre macchine. Il problema di queste gomme è che non puoi gareggiare, cercavo di stare al passo con chi era davanti ma le gomme non ce la facevano. È una cosa che danneggia i tifosi, che vorrebbero vedere gare più combattute», aggiunge.

La battuta d'arresto è pesante, per com'è maturata: «E' una giornata dolorosissima pernoi. Personalmente è la più dolorosa degli ultimi 6 anni», dice Toto Wolff.


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