Formula 1 Messico, analisi: venerdì in piena esplorazione

Formula 1 Messico, analisi: venerdì in piena esplorazione© sutton-images.com
Ancora molto lavoro da fare per quasi tutti dopo una prima giornata "cautelare" in cui svettano le motorizzazioni Renault

Maurizio Voltini

26.10.2018 ( Aggiornata il 26.10.2018 23:27 )

Che la Red Bull fosse competitiva sulla pista intitolata ai fratelli Rodriguez, non era proprio inatteso, e così non è una sorpresa trovare Max Verstappen e Daniel Ricciardo davanti a tutti alla fine delle prove del venerdì, separati tra loro giusto di 153 millesimi. Più inaspettato invece che gli altri siano tutti ad almeno 1"233 e che il primo tra loro sia Carlos Sainz. E al momento non preoccupa più di tanto l'avaria che ha bloccato Verstappen a 10 minuti alla fine, vuoi si tratti di un problema alle batterie (la macchina ha avuto un black-out del tutto simile a quello di Ricciardo ad Austin) oppure di tipo idraulico come ha ipotizzato a caldo Max.

Che anche la Renault possa approfittare delle particolarità del tracciato messicano (che rende meno decisivi i divari di potenza) è sicuramente vero, come oltre a Sainz dimostra pure Nico Hulkenberg 5° a 1"326. Tuttavia nei risultati degli altri a partire da Ferrari e Mercedes ci sono tanti fattori che rendono sterile considerare probanti i responsi cronometrici di questo venerdì, del resto come e più di tutti i consueti venerdì. Infatti molti sono stati più attenti alle prove di tipo aerodinamico (raffrontati i due modelli di fondo già visti ad Austin sulle Ferrari) e a gestire i problemi di raffreddamento, che non altro.

Molti errori in pista sono stati infatti istigati sia al basso grip del fondo ancora "verde", sia al comportamento non sempre irreprensibile dei freni surriscaldati. Ma anche riuscire a interpretare bene il comportamento delle Pirelli hypersoft non è stato facile. Così pochi sono riusciti a sfruttare a fondo l'unico tentativo di simulazione di qualifica, come Sebastian Vettel 4° e dietro di 1 solo millesimo a Sainz.

Del resto gli altri top driver non sono riusciti a sopravanzare la felice prestazione di Brendon Hartley, ottimo 6° a 1"341 dal vertice, quindi una buona prestazione in assoluto e non solo per la particolare situazione. Alle sue spalle troviamo nell'ordine Lewis Hamilton (+1"380), Kimi Raikkonen (+1"413) e Valtteri Bottas (+1"420), quindi racchiusi in 4 centesimi. Tuttavia i margini di miglioramento sono sensibili per tutti loro, come del resto dimostra il continuo altalenare delle prestazioni culminato con un inaspettato giro molto più veloce da Vettel nei long run, quasi sfuggito per sbaglio. Insomma, tra motori tenuti in margini cautelativi, alcune scelte di set-up ancora da affinare e qualche sbavatura di guida, siamo ancora lontani dai veri limiti che esprimerà questo appuntamento. Sempre che sabato non piova, però.

A chiudere la top ten è l'idolo locale Sergio Perez, non distante (+1"447 dal vertice) a precedere il compagno di squadra Esteban Ocon di 0"318. Più staccati gli altri (oltre 2 secondi dal vertice) a partire da Romain Grosjean. Quando tuttavia Kevin Magnussen è in fondo alla lista, ma solo per non aver sfruttato bene la simulazione di qualifica. Del resto i problemi di traffico, di sfruttamento gomme e anche di sistemazione delle vetture in quanto a set-up complessivo e "resistenza al calore" sono stati ancora decisivi e hanno contribuito a mescolare un po' i valori, come del resto dimostra Fernando Alonso penultimo nonostante la buona giornata delle power unit Renault: ma nel suo caso lo hanno quasi abbandonato i freni per surriscaldamento.

Insomma, c'è ancora molto da lavorare e da parecchi punti di vista, e questo vale praticamente per tutti, dopo una giornata che è stata un po' sperimentale da questo punto di vista e che non ha visto "spremere" davvero le power unit. Se non da parte di chi, come Honda, vede comunque queste gare con Toro Rosso come "collaudi" in vista della prossima stagione. Per cui attendiamoci ancora dei cambiamenti nelle forze in campo nel corso del weekend.


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