Sayonara Honda: dal disastro al trionfo, sette stagioni per prendere il titolo

Sayonara Honda: dal disastro al trionfo, sette stagioni per prendere il titolo© Getty Images

La Honda, per l'ennesima volta nella storia, è pronta a salutare di nuovo una F1 in cui era arrivata nel 2015, scontrandosi con una realtà ben peggiore delle aspettative: nonostante questo, i nipponici sono stati gli unici a portare a casa un titolo nell'era ibrida a parte la Mercedes

28.12.2021 ( Aggiornata il 28.12.2021 17:19 )

2015: che disastro!

“Veni, vidi, vici” è una citazione che a questa storia non si addice per niente. Perché nulla va bene quell'anno, niente di positivo rimane di quella orribile stagione 2015, un'annata horror per l'accoppiata McLaren-Honda, di nuovo insieme dopo una vita. E' un disastro epocale, uno di quei fallimenti storici nello sport: Ron Dennis fa una promessa, “Torneremo a vincere, e quando lo faremo, domineremo”, purtroppo per lui non mantenuta. Di quella stagione più che i risultati ci si ricorda delle battute di scherno e gli occhi pieni di imbarazzo da parte di quella squadra che si ritrova a cambiare un motore dietro l'altro per via di una power unit senza potenza, senza affidabilità e senza alcun punto di forza. McLaren e Honda avevano pensato di fare le cose in grande, e pensavano pure di averle fatte per bene: si erano assicurate le prestazioni di Fernando Alonso, sempre più imbronciato a Maranello, ed i nipponici avevano scelto di arrivare con un anno di ritardo (le Pu in F1 debuttarono nel 2014, un anno prima del rientro della Honda) per prendersi tutto il tempo di studiare un qualcosa di originale. Solo che oggi, il RA615H, non lo vogliono neanche nei musei: i 12 mesi di ritardo Honda li paga tutti, scontando lo scotto che la concorrenza aveva pagato a sua volta con l'avvento dei super tecnologici, e super complicati, V6 ibridi. Sbagliato pure il concetto del “size zero”, vale a dire un propulsore molto compatto per favorire un retrotreno stretto a tutto vantaggio dell'aerodinamica posteriore: quel motore in pratica non “respira”, da qui una serie di rotture incalcolabile per un motore che fa acqua da tutte le parti, ma soprattutto sul fronte del recupero di energia: non è un mistero che per la Honda il grosso dei problemi siano arrivati dall'MGU-H, una tecnologia sofisticata ma piena di insidie all'alba di un nuovo progetto. E quando è così, inutile parlare dei piloti: Jenson Button e Fernando Alonso possono farci poco, con la miseria di 27 punti raccolti in tutto l'anno. Per Nando le cose vanno male da subito, con quell'incidente nei test di Barcellona mai del tutto chiarito, con le persone che a mezza bocca tutt'oggi ricordano che l'ipotesi della scarica elettrica non sia affatto da scartare. Ma più che quell'incidente, l'audio simbolo di quell'annata resta quel “GP2 engine” urlato in mondovisione da Fernando proprio al GP del Giappone, uno smacco che la Honda non dimenticherà.


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