GP Spagna, le 4 cose che abbiamo capito nelle qualifiche

GP Spagna, le 4 cose che abbiamo capito nelle qualifiche© Scuderia Ferrari

Le qualifiche sul circuito spagnolo di Montmelò hanno rivelato molto sulle monoposto e sui loro aggiormnamenti, ma anche sui piloti: ecco le 4 cose più importanti che abbiamo capito oggi

Giorgio Ferro

21.05.2022 21:14

Sono appena terminate le qualifiche al Montmelò. Un circuito che storicamente fa da spartiacque per il prosieguo della stagione mondiale, in cui solitamente i tecnici portano le prime evoluzioni sostanziose per correggere le anomalie di comportamento delle vetture emerse agli esordi. Un circuito, questo di Barcellona, noto e stranoto a tutti i team che apre le porte alla parte centrale del Mondiale e soprattutto fa da cartina tornasole di quelle che, ragionevolmente, sono e saranno le performance definitive delle varie vetture. Perché se vai forte a Barcellona, puoi pensare di essere competitivo nella stragrande dei tracciati in cui andrai a correre.

Bene, abbiamo voluto riassumere le quattro cose più importanti che abbiamo capito da quest’ora adrenalinica a cui abbiamo appena assistito.

GP Spagna, qualifiche: pole strepitosa per Leclerc, battuto Verstappen

1. La Ferrari c’è e ci sarà. E pure Leclerc

Quarta pole stagionale per Leclerc. Tante quante conquistate finora da Verstappen. Quindi perlomeno nella prestazione in qualifica – la Rossa c’è. Una pole che arriva dopo che Charles è stato davanti in tutte e tre le sessioni di prove libere, a ennesima dimostrazione che lui cammina ma anche che questa F1-75 è facilmente comprensibile dai tecnici di Maranello che la fanno scendere in pista con un set-up performante fin dai primi giri. Come abbiamo scritto nel nostro debriefing di inizio stagione, è una gran bella qualità per una macchina da corsa. Ed avere in squadra un pilota che ti finalizza sempre al massimo il lavoro preparato a casa ed in pista dal team è quella ciliegina sulla torta rossa che non guasta di certo. Oddio, proprio tanto sereni magari non si riesce ancora a stare, visto che Leclerc stava per fare un’altra frittata proprio all’inizio della Q3… E non abbiamo nemmeno scordato l’errore, diciamo pure madornale, di Imola. Ma siamo confidenti che Charles sia capace di limare rapidamente questi eccessi di aggressività che rischierebbero di sporcare irrimediabilmente il suo talento, facendolo retrocedere nella Girone degli Incompiuti. No, non ci crediamo, confidando che la F1-75 sia consistente anche alla domenica, cosa tutta da dimostrare domani pomeriggio. Ma tu, Charles, non deluderci…

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2. Sainz e il killer instinct

Ormai, dopo ben sei qualifiche, non ce la possiamo più raccontare. Quando la pressione sale e conta fare un giro perfetto, quando il finalizzatore del lavoro del team (che è quello col casco) deve dare il suo 100% per mettere a frutto tutto il potenziale del mezzo a disposizione, Charles Leclerc risponde presente. Carlos Sainz no. Finora il cronometro aveva sanzionato un distacco di un decimo e mezzo. Poca roba, in fondo. E, si diceva, non è fortunato. Ora però, a casa sua, i decimi sono più di quattro. Un po’ tantini… Ora, che sia un tremolio psicologico che gli salta fuori nei momenti topici e lo porta a perdere lucidità e concretezza. O piuttosto che lui, per fermare il cronometro allo stesso istante di Leclerc, debba andare al 120% ed è molto facile fare un errore quando cavalchi troppo vicino al crinale. Ma sta di fatto che non possiamo più considerarlo un caso. E nemmeno sfortuna. No, ragazzi. E’ un dato di fatto purtroppo ormai conclamato che al pilota spagnolo questo istinto da killer manca. Ed in prospettiva futura – ragionando in termini di squadra – non è che sia un “dettaglio” irrilevante. Ok – alla pole ci pensa il monegasco e c’è da sperare che prenda il largo – ma le spalle sarebbe meglio averle coperte da un pilota che va quasi come lui. Con consistenza e affidabilità. Anzi, con lo scenario di equilibrio che si sta ormai delineando chiaramente, nei duelli testa a testa che ci saranno – oh, se ci saranno e fino alla fine – sarà fondamentale avere l’aiuto del compagno di squadra. E contro questi avversari alla Ferrari non serve replicare la coppia Schumacher-Barrichello…

3. Le Mercedes stanno uscendo dalla giungla

L’avevamo scritto nell’ultimo debriefing. Occhio perché a Brackley sono tosti. Hanno competenze e anche l’umiltà di ribaltare il progetto della vettura se si rendono conto che la strada intrapresa – sarà anche la migliore sulla carta – ma è impervia e gli sta creando una serie di grattacapi micidiali. Pensavamo che avrebbero atteso dopo Barcellona. Invece – proprio per il ragionamento che facevamo all’inizio, relativo all’importanza strategica di questo tracciato – hanno anticipato i tempi. Risultato? La W13 è più veloce, sembra più omogenea nella percorrenza delle curve e non pompa quasi più sul dritto. La conferma ci arriva dalla Mappatura delle Efficienze da cui emerge che la Mercedes, rispetto ai primi Gp, ha guadagnato molta efficienza in rettilineo senza poi di fatto perdere molta efficienza in curva. Tra l’altro i due piloti hanno fatto scelte di set-up abbastanza diverse, con Lewis a privilegiare la velocità sul dritto (l’aveva detto dopo Miami che la riteneva la criticità maggiore…). Vedremo domani se pagherà su un tracciato dove comunque non è banale sorpassare. Certo, Russell e Hamilton sono ancora lontani dalla lotta per la pole ma, tanto per cominciare, hanno agganciato Perez sulla seconda Red Bull. Un percorso ancora lungo, ma a Brackley stanno uscendo dalla giungla.

4. Copiare non basta

Ultima considerazione a commento del can-can sollevato sulle evoluzioni portate a Barcellona dall’Aston Martin. Tutti a scandalizzarsi perché “hanno copiato la Red Bull”. Tutti a rivendicare la protezione del copyright ecc. Risultato di questo nuovo concetto di vettura? Nessuno dei due piloti ha passato lo sbarramento della Q1. Domani Vettel partirà sedicesimo e Stroll terzultimo. Ora, premesso che – da che mondo è mondo e il Motorsport non fa eccezione – si copia sempre da chi è più bravo e, nello specifico, si prende sempre spunto da qualche soluzione adottata da chi vince. O la si copia proprio. Poi però bisogna sempre tenere ben presente che l’efficacia di una soluzione tecnica non è mai matematicamente trasferibile su qualsiasi vettura. Nel Motorsport non funziona quasi mai il copia-incolla. Questo perché la performance di una vettura da corsa è una questione di Sistema. Il Sistema Vettura. E l’efficacia di ogni singolo dettaglio è tale perché lavora in “quel” Sistema. Quasi mai è un contributo di valore assoluto. Quindi – tanto per farla semplice – in Aston Martin hanno semplicemente deciso di ribaltare il progetto iniziale che era deficitario, andando nella stessa direzione intrapresa dalla Red Bull. Tuttavia – oggi, prima uscita in pista – la comprensione della vettura non è ancora tale da far uscire Vettel e Stroll dalla melma delle ultime file. Se ci riusciranno nei prossimi Gp, sarà merito dei tecnici di Aston Martin. Non perché “è come la Red Bull".


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