Affidabilità Ferrari: sulla F1-75 i fantasmi della 312 B3 del 1974

Affidabilità Ferrari: sulla F1-75 i fantasmi della 312  B3 del 1974

Dieci pole ed appena tre vittorie per la 312 B3, sei pole e sole due vittorie per adesso per la F1-75: ci sono delle analogie tra questa stagione e quella del 1974, anno nel quale una macchina del Cavallino molto veloce non riuscì a portare a casa alcun titolo con Regazzoni e Lauda

16.06.2022 ( Aggiornata il 16.06.2022 16:00 )

Li chiamano i fantasmi del passato, espressioni invisibili ed immateriali di una paura interiore. Li chiamano anche ricorsi storici, per la famosa ciclicità della storia che ogni tanto torna, quasi girasse in circolo anziché andare avanti. E lo spettro che oggi aleggia sulla Ferrari F1-75, si chiama Ferrari 312 B3.

Per capire che c'entri una macchina di quasi cinquant'anni fa con una del 2022, basta andare a rileggere la cronaca di allora. La storia di un 1974 che a lunghi tratti sembrò un sogno prima di trasformarsi in un incubo, nelle forme di Emerson Fittipaldi e di Watkins Glen, il luogo del delitto dei sogni iridati di Maranello, e soprattutto del treno della vita di Clay Regazzoni. Uno che ci credette fino in fondo, a quel titolo, prima di capire, forse, che un titolo non lo avrebbe vinto mai più.

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F1-75 e 312 B3: veloci e fragili

Il primo terzo di mondiale 2022 ha raccontato che la Ferrari F1-75 è una gran macchina, dalla cui carrozzeria però sta uscendo fuori un male sempre più pericoloso: l'affidabilità. Sei pole ed appena due vittorie, numeri che ricordano lo score dell'antenata di quel 1974 in cui la Ferrari chiuse con addirittura dieci pole position in 15 gare ma con sole tre vittorie all'attivo. La 312 B3 proprio come la F1-75: bella, veloce ma maledettamente fragile.

I punti persi per rotture di motore o altre parti sono ferite che fanno male, che non si rimarginano e che possono tornare a bruciare quando, alla fine dell'anno, ti rendi conto di aver dilapidato un bottino di punti decisivo. Della 312 B3, questo si dice: fu un'occasione persa. Con tanti rimpianti per tutti, a Maranello, a cominciare dal già menzionato Clay Regazzoni: Niki Lauda era un giovanotto in rampa di lancio ed il ticinese, uomo di fiuto fino (era stato proprio lui, infatti, a suggerirlo al Cavallino dopo averlo avuto come compagno di squadra alla BRM), aveva già intuito che tenerlo a bada per l'anno successivo sarebbe stato complicato, complice anche l'atmosfera che si era creata intorno all'austriaco.

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Ma ci sono delle differenze

Se la velocità e l'affidabilità sono il comune denominatore tra queste due macchine, ci sono anche tante differenze, tra le 312 B3 e la F1-75. La prima, ad esempio, era un progetto ormai a fine ciclo: Mauro Forghieri, dati gli screzi con Sandro Colombo, uomo mandato dalla FIAT in un Reparto Corse momentaneamente orfano del degente Enzo Ferrari, nel 1972 si era provvisoriamente staccato dalla squadra per "isolarsi" nell'Ufficio Studi Avanzati di Fiorano, dove stava preparando la riscossa tecnica del Cavallino. Erano i mesi in cui "Furia" progettava e poi provava a lungo la mitologica "Spazzaneve", macchina-laboratorio che non correrà mai ma che sarà una base di conoscenze e di studi fondamentale per il futuro ciclo, quello delle 312 T a cambio trasversale. Tornato finalmente in sella a pieno regime, Ferrari chiese a Forghieri di riprendere totalmente il timone tecnico e di mettere mano alla "B3" che stava correndo con scarsi risultati nel 1973. Forghieri raccolse volentieri la sfida, tuffandosi a capofitto su una macchina comunque destinata a non durare: eppure, pur essendo concettualmente la stessa vettura, la B3 in azione nel 1974 niente avrà a che vedere con quella del 1973 (Mauro cambiò la disposizione dei pesi, la presa d'aria per il motore con il debutto dello snorkel verticale, il posizionamento posteriore dei radiatori e ritoccò entrambi gli alettoni), con l'anticipazione di alcuni elementi che saranno la base della fantastica 312 T del 1975.

La 312 B3, ormai al suo ultimo ballo, nonostante fosse un progetto datato ritrovò dignità agonistica e divenne un'arma molto buona per battagliare per il titolo. Come detto, la velocità c'era: mancò l'affidabilità (si contarono addirittura dieci guasti meccanici in 15 GP, tre per Regazzoni e sette per Lauda) ed un pizzico di fortuna nel finale di Watkins Glen, quando un Regazzoni attardato da problemi di assetto (Forghieri arrivò all'ultimo causa aereo perso e meteo rognoso nel suo tragitto verso il Glen, con il risultato di perdere praticamente tutte le libere) chiuse 11° dicendo addio al mondiale.

Questa F1-75, invece, è figlia di un regolamento tutto nuovo, ed è la prima di una stirpe che durerà per qualche anno ancora. Se la 312 B3 era la fine di un ciclo, la Ferrari 2022 è l'inizio di un altro: ed in quanto a prestazioni, si può dire che abbia cominciato benone. Certo, c'è il buco nero dell'affidabilità: ma di solito è più facile rendere affidabile una vettura già veloce piuttosto che il contrario.

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Niente è perduto

Quello che non ha avuto la 312 B3, ovvero un lieto fine, può sempre averlo la F1-75. A patto di risolvere i guai che fin qui le hanno tarpato le ali, che hanno tolto il sorriso a Leclerc e pure a Sainz. Il mondiale è lungo, la Red Bull è forte, eppure c'è sempre il tempo per rimediare, con 14 GP su 22 ancora da correre, sia nella classifica Piloti che in quella Costruttori. Ci sono da combattere quei fantasmi di un tempo, quelli che ricordano come non basti avere una macchina regina in qualifica per vincere i campionati. Questione di spiriti, insomma: nell'augurio, a Maranello, che quello della 312 B3 non aleggi ancora per molto sulla F1-75.


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