Il linguaggio razzista usato in un podcast da Nelson Piquet, a fine 2021, all'indirizzo del campione inglese è la punta di una mentalità arcaica
Commenti passati sotto traccia, a fine 2021, quando Nelson Piquet regalò al web la propria opinione sull'incidente di Silverstone tra Hamilton e Verstappen.
Il personaggio è noto da sempre per modi diretti, volgari non di rado e filtri del tutto assenti; nell'avere sempre un'opinione pronta a far scalpore. Finisce che non sia il contenuto ma i termini, uno, usati per parlare di Hamilton. Bollato come neguinho, offensivo tanto quanto, perché uguale nella sua traduzione, al neg*o usato da Juri Vips nel corso di una sessione di gioco online.
Non conta dire della visione su un incidente lontano 12 mesi, commentato a fine 2021 e in un paragone partito da altro, da Senna-Prost e gli incidenti a Suzuka, 1989 e 1990. Online, su YouTube, Canal Enerto posta l'audio una settimana fa e alla vigilia di Silverstone scatena prese di posizione, giustamente a difesa di concetti come inclusione, diversità, rispetto.
"È qualcosa in più del linguaggio. Questi modi di pensare arcaici devono cambiare e non hanno spazio nel nostro sport. Sono stato circondato da questi comportamenti e preso di mira per tutta la mia vita. C'è stato moltissimo tempo per imparare. È giunto il momento di agire". Così Lewis Hamilton, a dire la propria a distanza di poche ore dalle note stringate della FIA, Formula 1 e di Mercedes.
"Condanniamo fermamente qualsiasi utilizzo di un linguaggio razzista o discriminatorio. Lewis ha guidato gli sforzi del nostro sport per combattere il razzismo, è un vero campione della diversità in pista e fuori.
Insieme condividiamo una visione per un motorsport inclusivo ed eterogeneo, questo episodio sottolinea l'importanza fondamentale del continuare a lottare per un futuro più luminoso", era stata la posizione poche ore prima di Mercedes.
Un coro unanime che ha visto la F1 twittare l'inaccettabilità di un linguaggio discriminatorio: "Lewis è un ambasciatore incredibile del nostro sport e merita rispetto. I suoi sforzi costanti per aumentare l'inclusione e l'eterogeneità sono una lezione per molti e qualcosa verso la quale siamo impegnati in Formula 1".
Posizioni di condanna che, forse, meriterebbero d'essere seguite da azioni concrete da parte della Formula 1 - e nelle possibilità di chi gestisce il mondiale - verso chiunque perseveri nell'utilizzo di parole razziste.
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